1656 mission to Warri
1-6-1655 Giovanni Francesco da Roma to Propaganda Fide: Proposal of a mission — APF-SRCG, vol. 249, fls. 392-392v (MMA, XI, 484-5)
Em.mi e Reu.mi Sig.ri
Il Rè di Oueiro, di Religione christiano, che stà per la costa dell'Africa contiguo al Regno del Benin, otto gradi incirca di qua della Lenea Equinottiale, scrisse l'anno passato alla felice memoria di Papa Innocentio X.o, supplicandolo con ogni istanza à mandargli Ministri Euangelici per beneficio suo spirituale, e di tutto il suo Regno, essendo che non ui haueua ne pure un Sacerdote. E se bene soleua andarui un Clerico dell'Isola di S. Tomaso ogn'anno à battezzar i figliuoli nuouamente nati, subito però si partiua, lasciando inculta quella tenera uigna del Signore, et erano passati più dé sette anni che ne anco questo aiuto spirituale haueua riceuuto.
I Religiosi Capuccini, che andarono al Regno del Benin nell'anno del 1651, non hauendoui possuto far frutto, trattarono d'andar al detto Regno, ma per esser castigliani, i portoghesi non ue li lasciarono andare. Li naturali dé questi due Regni sono di conditione molto docile. Quei di Oueiro già sono Christiani, ma non hanno chi gl'aiuti; quei del Benin sono gentili, ma procurando la soro salute con i debiti modi, con dolcezza e non con asprezza, sono facilissimi à ridurre alla nostra santa fede. E tanto più si piò facilitar la loro conuersione, quanto che tra il Rè di Oueiro e quello del Benin passa corrispondenza particolare; onde andando i Religiosi ad Oueiro potranno con molta facilità, per mezzo di quel Rè hauer ingresso nel Regno del Benin, et insiemi ridurlo alla santa Fede Cattholica.
Quando l'Eminenze Loro giudichino bene mandarui Missionarij Apostolici, si esibiscono tredeci Religiosi Capuccini, parte predicatori, parte sacerdoti, e parte laici, sogetti tutti qualificati ad abbracciar tal'impresa con prontezza d'animo, e feruor di spirito, humilmente prostrandosi à loro piedi. Fra di essi non ui è ueruno ne castigliano, ne suddito di Spagna, si come ricerca tal Missione; poiche non si può andare ne ad Ouerio ne al Benin senza passar per Portugallo, et hauer'il passsaporto da quella Corona; essendo che conuiene andar'à Lisbona ad imbarcarsi per l'Isola di S. Tomaso, che è dé Portoghesi; e di là poi se trouano imbarcationi per quelle parti, oue stanno parimente Portoghesi.
Il clima dé quei Regni è assai buono. Il uiuere uiene ad esser come quello del Congo, Non ui è ne pane, ne uino; però hanno una sorte di radice che si chiama in quella lingua ngame, che serue in luogo di pane, et un liquor di palma che serue per uino. Vi sono delle galline, pecore, capre, et altre animali domestici e seluatici. Il loro habitare è alcuna cosa più ciuile che quello del Congo. In due mesi da Lisbona ue si uà commodamente. Sono i popoli tutti di color negro, però non deformi di faccette; e tutti finalmente raccommandati alla molta pietà e santo zelo dell'Eminenze Loro. Quas Deus.
26-6-1655 Cardinal Capponi to King of Benin — PF, Lettere, vol. 30, f. 83
Al re di Benin. 26 Giugno 1655. Serenissimo Signore.
Questa Sac. Congregazione di Prop. Fide tuta intensa all'aumento della Cattolica Religione, non lascia diligenza alcuna per conseguire il suo fine, hauendo anche per proprio istituto il promouerla maggiormente nei Regni e provincie ne quali della Pietà de medesimi Principi è stata una volta accettata. Essendogli dunque hauuto notizia del pio desiderio della Maestà Vostra de hauere in codesto suo Regno alcuni buoni operarij per il seruitio spirituale dei suoi sudditi, se è resoluta a corrispondere al generoso pensiero, e pietosissimo zelo della Maestà Vostra d'inviarle un numero di religiosi Capucini, sotto la direzione, e Prefettura di f. Gio. Francesco da Roma, persona di rara qualità, e di bontà singolare, prattica nel Ministero Apostolico, e molto bene inclinata alla salute dell'anime, alla quale altre volte se è utilmente applicata. Prego da Maestà V. in nome della medesima Sac. Congregazione della quale hora sostengo la prefettura Se voglia per atto della sua generosità, e grandezza, gradire questa dimostrazione, e comparire le sue grazie ai supradetti Religiosi, affinche sperimentino con i fauori, et aiuti della Maestà Vostra gli effetti della sua gran bontà, sperando che in resguardo dei generosi, e pyissimi pensieri della Maestà Vostra verso il bene spirituale, e Salute de suoi Popoli, sia S. Diuina Maestà per accrescere notabilmente le sue prosperità, e grandezze, e qui humilmente la riverisco. Di Roma. S.
22-6-1656 Giovanni Francesco da Roma to Propaganda Fide: on being prevented from going — APF-SORCG, vol. 249, ff. 406-408 (Salvadorini, 270-3)
Ill.mo e R.mo Sign.r e Prone. mio Oss.mo.
Hauendomi V.S. Ill.ma fatto istanza, che debba porre in scritto quanto è occorso in Lisbona in ordine alla Missione del Benin; essendo obligo mio non solo obedire a suoi comandamenti, ma ad ogni suo minimo cenno, deuo dire à V.S. Ill.ma, come, essendo disbarcato in Lisbona con tutti i Padri Missionarij, fui condotto con esso loro ad un Ministro principale di quel Regno per nome Pietro Fernando Montero. Questi uedendo tanti Religionsi dimandò con maniera piu che aspra d'onde ueniuamo, chi ce mandaua, et a che fine erauamo disbarcati in quella Citta. sodifeci à queste interrogationi, dicendo, che ueniuamo da Italia, mandati dalla Santita di Papa Alessandro Settimo, e dalla Sacra Congregazione di Propaganda Fide per passar al Regno del Benino à procurar la salute di quelle pouere anime. Rispose egli, che non haueuano necessità de' Religiosi forastieri per questo effetto, hauendone in abondanza nel loro Regno. Porta Vostra Paternità, sogiunse egli, Breue di S. Santita per il nostro Re, o lettera della Sacra Congregazione di Propaganda Fide? Dissi che portauo lettera dell'Eminentissimo Signor Cardinal Orzino, e del Serenissimo S. Duca di Bracciano per S. Maesta. Diede questo tale, sentendo ira in una grand'escandescenza. Dunque, disse, il Sommo Pontefice, e li Signori Cardinale mandano qui tanti Religiosi per passare alle nostre conquiste, e non si degnano de scriuere due righe al nostro Re? A questo risposi, he hauendo l'anno auanti scritto S. Maesta all'Eminentissimo S. Cardinal Orsino, che ogni uolta, che la Sacra Congregazione di Propaganda Fide mandasse Religionsi, che non tenessero ueruna dependenza di Spagna per passare alle sue conquiste, che daria loro il passo, essendo esso S. Cardinal Orsino dalla medesima Congregazione, e Protettor di quella Corona, parue bene agli Eminentissimi Signori Cardinali di essa commetter'à S. Eminenza tal negotio; e percio egli medesimo scriueua a S. Maesta. Restò il sopradetto Ministro poco sodisfatto di qusta ragione, et ordinò, che tutti noi ci ritirassimo nell'hospitio de'Padri Capuccini franzesi, e che ueruno di noi ardisse uscir fuori senza che prima ne desse di cio parte a S. Maesta, e concedesse licenza di uscire.
Passati due giorni mi mandò a chiamare, ordinandomi à portargli le lettere per S. Maesta. Obedij à quanto mi fu ordinato; e dicendo che desiderauo io presentarle in propria mano, disse, che non era possible, ma che a egli si apparteneua il farlo. Chiamatomi poi in disparte incominciò à discuoprir il sentimento grande, che egli, e tutto quel Regno haueua in uedersi cosi abbandonati (per usar il suo medesimo termine) dalla Sede Apostolica. Non siamo noi, diceua egli, figli di Santa Chiesa come gli altri Cattolici Christiani? che uol dire che i Sommi Pontefici non ci uogliono riconoscere per tali e dimostrarsi nostri Padri, et Pastori? Procurano la salute de' negri, e de gentili, mandando le Paternità uostre per tal'effetto, e si scordano della salute nostra? Che zelo è questo inordinato? Prima deuono attendere à prouedere de aiuti spirutali l'anime nostre, e poi quelle de' Gentili. Noi uediamo che sono già passati 16 anni, che fu acclamato il Re D. Giouanni per Re di Portogallo; in tutto il Regno non ui sono se non due Vescoui, e questi già molto uecchi; le Chiese, et i Fideli patiscono notabilmente per esser priui da tanto temp in qua de' loro Pastori, introducendosi mille uitij, e peccati, non solo ne' secolari, ma anco negl'Ecclesiastici; si sono fatte tante istanze di esser soccorsi dalla Sede Apostolica de' Vescoui, e mai è stato possibile ottenerli; à chi dunque habbiamo da ricorrere per esser aiutati? Stauamo risoluti di far fare una statua di S. Pietro, e che il nostro Re prestasse obedienza ad essa, e seruendosi del Jus naturale elegesse i Vescoui, e li facesse consacrare da quei che sono rimasti uiui. Et a questa resolutione si uerra infatti, liberamente ogni uolta, che il Sommo Pontefice non riceua hora il nostro Ambasciatore, e non conceda i Vescoui conforme dimandiamo. É possibile, che non sia riconosciuta la nostra patienza, sogettione, e riuerenza alla Sede Apostolica del nostro Re? Di chi mai si legge, che sia stato cosi perseuerante nell'obedienza di S. Chiesa, come egli, nonostante tante repulse, e negatiue, che ha riceuuto? Quanti per ogni minimo disgusto hanno apostato dalla Fede Cattolica? Mal il nostro Re sempre saldo, e fermo mai ha dimostrato un segno di risentimento di quanto gli se niega? Dicono, che questo Pontefice sia un huomo santo, e per tal lo teniamo; e se in alcun Ponteficato habbiamo hauuto speranza di essere spiritualmente consolati è in questo; poi che stante la molta santita dalla parte sua e la molta giustizia dalla parte nostra, crediamo, che ci rimirara con occhi pietosi, e si dimostrara Padre uniuersale, riconoscendo anco noi per suoi figli. Quanto alle ragioni temporali del Re di Spagna ne lasci il pensiero a noi, che gente, et armi habbiamo per defenderci; ci aiuti egli spiritualmente, che altro non pretendiamo.
A tutto questo discorso replicai, che la medesima speranza haueuo io, e ogn'altro, che conosceua la gran santità del Sommo Pontefice, et i molti meriti del Re D. Giouanni; e tanto più, che in partendome io da Roma nel prender la sua Sasnta Beneditione, rapresentandogli la necessita grande del Regno di Portugallo con le sui conquiste d'esser spiritualmente soccorso, lo ritrouai si desideroso, e bramoso di porgergli ogni possibile aiuto, che confidauo non douer passar molto tempo, che il Re, et ogn'altro douesse pienamente restar consolato.
Questo medesimo sentimento di questo Ministro mi fu mostrato da molt'altri nel trattar il negotio della nostra Missione, e conobbi in tutti si grande alteratione d'animo, che mi parue fossero nell'ultima dispositione per precipitarsi nel baratro della disperatione. E quello che è piu e si generale ne grandi, e ne piccioli, nei nobili, e negli ignobili una certa auersione uerso questa Santa Sede Apostolica, e di tuta la Corte Romana, che si uede manifestamente, che in pericolo molto grande sta tutto quel Regno di alienarsi dalla uera Fede, e totalmente peruertirsi.
Ma tornando al trattato della nostra Missione. Il Re di Portugallo benchè sia Decreto antico di mandar Missionarij forastieri sotto il gouerno de'Religiosi Portoghesi, con tutto cio, sapendo, che noi erauamo stati mandati da S. Santita, e dalla Sacra Congregazione de Propaganda Fide, e che era di suo gusto, che si passasse al Benin, desideroso di compiacere à Sua Santita, et ad essa Sacra Congregazione determinò, che si andasse nella forma che fummo spediti di qua, contribuendo imbarcatione, e tutto il necessario con Regia liberalita.
Fatta tal concessione mi fu detto da un Ministro Regio di molta autorita, che si era stabilito, che se l'Ambasciatore in Roma non era riceuuto da S. Santita, non trattasse la Sacra Congregazione de Propaganda Fide di mandar uerun Missionario per passar alle loro conquiste, perche non solamente non gli daranno il passo, ma neanco lo lasciaranno disbarcar in terra. E perche sono mancati alcuni de'Missionarij assegnati, stante la minaccia fatta, ho giudicato bene uenir qui à Roma per riceuer l'ordine dalla Sacra Congregazione di quello habbia à farsi per il mantenimento di essa Missione. E questo è quanto posso per hora significare a V.S. Ill.ma alla quale per fine faccio humilissima riuerenza, augurandole dal Cieolo ogni uero bene. A. V.S. Ill.ma e R.ma.
Dal nostro Conuento 22 di Giugno 1656.
Humilissimo e Deuotissimo Seruo nel Signore
Fra Gio. Francesco da Roma Capuccino.Bonaventura da Firenze: How the faith first entered Warri
Biblioteca Cittadina di Arezzo, cod. 183, n13 (Salvadorini, 121-189)Trà i molti regni, chè si ritrouano nell'Affrica, otto gradi distante la Linea equinoziale per il camino del Norte; ue ne sono due in particolare, uno del Benino, l'altro d'Ouere, ambi infedeli, doue i Portughesi sono soliti andare ogni due, ò tre anni con i loro nauilij à trafficare negotij di neri, ed' altre merci, chè danno quei Regni. Una uolta trà l'altre fù spedito un nauilio ad'Ouere per il solito traffico (il Rè, chè per il tempo addietro hauêua ansiosamente aspettato occasione di mandare il suo figlio a Lisbona, affine di auanzare di gran lunga il gouerno del'Rè del'Benino suo nemico confinante, del quale dicesi non hauere un pari in tutta l'Affrica più simigliante nelle Leggi politiche à i nostri d'Europa) si seruì di questa occosione, con raccomandarlo, e consegnarlo alla protezione di quel Capitano, il quale speditosi dai suoi negotij, riceuè à sommo fauore tale impresa, e leuatolo d'Ouere il condusse à Lisbona, che in quel' tempo era annessa alla Corona di Spagna; Giunto, consegnò questo Principe alla Gouernatrice di detta Città e Regno, dalla quale fù riceuuto con honori, e dimostrazioni equali al suo grado, con' allegrezza indicibile di tutto quel' Popolo, e consegnatolo alla cura di persone riguardeuoli, li comandò, che l'instruissero nella Religione Christiana, quando però ne scorgessero in lui qualche inclinazione come in' effetto accadde, poichè appena sentite le prime erudizioni ui si applicò di tal' sorte che in breue tempo chiese d'esser' battezzato. Udita tal' domanda fù ordinato si catechizzasse per battezzarlo à suo tempo. Fatto adunque Christiano, e riceuuto il nome di Antonio o David, sè non erro; La Gouernatrice diede minuto ragguaglio a S. Maestà di quanto in ciò era accaduto, utito il tutto, ordinò fosse condotto in Madrid, la di cui Corona il receuè con dimostrazioni proprie di pietà, e religione Chistiana, e dopo hauerlo spedito, et arricchito di preziosi doni, lo rimandò à Lisbona con ordine, che à sue spese non solo fosse prouueduto di Palazzo, e di seruitù, ma molto più di periti maestri, che lo stabilissero nella nouella fede e gl'insegnassero le scienze nelle quali in tutte diuenne con l'età perfetta, perfettamente addottrinato. Di sorte che riuscì tale, che fu stimato soggetto degno della Carica, che gli fù offerta di Uescouo, qual' ricusando egli, giudicò migliore ritornare ammogliato al' suo Regno, affine di propagarui la fede Cattolica; e manifestati i suoi fini e pensiere; deliberarono quei, che stauano alla cura della sua persona, procacciarli, una Signora Bianca per moglie, la quale fosse dotata di uirtù, e di uolontà feruente sopra appareggiante, à quella di tal marito: negozio ueramente difficile perchè difficultosamente si trouerà donna nobile, e bianca, che non recusi l'accasamento d'huomo nero, e di più con Dama Portughese (che per instinto naturale, stima non esser nel' Mondo Città in ogni genere simile a Lisbona) e chè spontaneamente uoglia obbligarsi à lasciare un delizioso Regno per imprigionarsi tutta la uita, in uno, che è prototip d'orrori, e miserie; E pure (ò efficacia del' braccio diuino), che dopo rese frustatroie tutte le diligenze humane di quegli, che glie procurauano; inaspettamente s'offerse à questo Sacramento una Figlia Naturale del' Conte di Feria, la quale tocca dà impulso diuino, e non da persuasioni humane, si prostrò ai piedi del' Conte suo Padre, dicendoli, che Dio la chiamaua à tale stato per ultimare con' tal mezzo i reconditi pensieri, che fin da' picciola haueua nodriti nel quore, d'impiegarsi, e morire per la nostra fede. Sentitasi questa deliberazione dal Padre, restò quasi semi morto per i contrasti, che faceua l'amor paterno all'inspirazioni diuine della figlia; ma ritornato in se conobbe chiaramente esser' cosa disdiceuole ostare à i diuini decreti, non solo benignamente acconsentì; ma auuicinatasi la partenza dei nouelli sposi, gli prouuedde à suo costo di nauilio ben guarnito di ricchezze, e necessarie prouisioni, con buona seruitù, per si longo uiaggio, il tutto con' universale gusto cella Corte, e di tutta la Città. Quello, che sopra modo premeua à i predetti Principi era esser' prouisti d'un' Sacerdote Prete, che li seruisse di Pastore, che con' l'autorità sacerdotale, e con l'esempio della uita uenisse à incontrare, i loro desiderij nell'improntare la fede in quel' Regno; e prouistisi del' Sacerdote, il menarono in loro compagnia. E tutto questo racconto hò letto nei manoscritti, di Lisbona, di persona particolare, etc. Terminata adumque prosperamente la loro nauigazione, sbarcarono ad' Ouere, doue ciascuno può immaginarsi l'indicibil contento con il quale il uecchio Rè li receuè e la merauiglia in uederlo accompagnato da una Dama bianca così riguardeuole, e da molt'altra gente non più uista in quel Regno. Per la qual' uenuta congregatasi gran' moltitudine di Popolo, honoraronola Regina con' le loro solite feste le quale sono tante strauagante, e disorbitanti, chè chi non le uede, non le puol' credere, et io che l'ho uiste più uolte, non mi basta l'animo à descriuerle. Tra queste allegrezze il figliuolo non restaua mai di persuadere al' uecchio Rè la salute dell'anima, la quale non era possibile il conseguirla, senza riceuere il santo Battesimo; poichè per tale effetto anch'egli si era fatto Christiano, e non andarono in uano i suoi attentati, ch'indi à poco tempo si conuertì e si battezzò, il quale appena catechizzato si compiacque la Maestà Diuina, che ab eterno l'haueua eletto, trasferirlo al suo Regno. Per la qual morte fù assunto al'gouerno questo suo Primogenito, e dopo preso il possesso con' la Regina sua moglie, ad'altro non attendeuano, in altro non' si impiegauano, ch'à moltiplicare il numero de fedeli, con farli battezzare, e insegnare l'osseruanza della nostra legge. Ma ò che fusse per i peccati di quei popoli, ò per altri inscrutabili giudizzi di Dio, non era compito l'anno che la Regina si morì sopra parto, insieme con la creatura. Per la qual' perdita diuennero così addolorate le quattro Donne, che haueua leuato seco per suo seruizio, ch'in poco tempo la seguitarono. Cosa in uero di gran' dolor' è, il uedere adesso, il Rè, che poco auanti era tutto uolto all'osseruanza della Legge di Dio (chi manchi la Regina) incominciò à preuaricare l'honestà, che continuamente l'inseriua il buon' Sacerdote, e con tutto, che si affaticasse à dissuaderlo; si prouuedde della pluralità delle Donne nere, all'usanza primiera, dalle quali n'ebbe quattro masti, et quattro femmine, e tutti fuorono battezzati dal' sopra detto Sacerdote; ma non perfettamente catechizzati, et addottrinati nella nostra Fede; Perchè essendo 'l sommo Dio, che questo Rè, como ingrato à tanti benefizij, abusaua le sue chiamate, con' i Santi Sacramenti, lo priuo del' Medico Spirituale, con troncare la uita anco al' Sacerdote. Si arrese à quest'ultima percossa del' Cielo l'ostinato Rè; poiche ritornò tanto in se stesso, che conobbe à occi suelati, quanta era brutta, e sporca la sua pouera anima, che per questo sbandì le donne dal Serraglio, e con' un' pianto continuo resarcì quei malori per le quali si era scandalizzato tutto il Regno; e mentre continuava d'offerire odorosi incênsi di penitenza auanti la Maestà Increata; lo prouuedde miracolosamente d'un Canonico di S. Tommè, di doue uolendosi partire un' Capitano per quella uolta per i soliti traffichi, lo prese per Cappellano, qunantumque non si costumasse pigliarlo per quei Regni; che fù stimata di poi tal' prouisione opera della Diuina prouidenza; perchè chi haueva per l'addietro procurata la salute per tant'altri, non restasse priuo de i necessarij aiuti, e della facoltà sacerdotale, massime nel'estremo della sua uita, qual'fù dopo pochi giorni dall'arriuo del sopra detto nauilio.
É costume in quei regni dopo la morte de i Rè, che i Fidalghi dell'una, e l'altra camera, elegghino al' Gouerno il Primogenito de i suoi figlioli, quando però non se ne rendesse indegno per qualche graue misfatto, in mancanza de i quali danno il regno al' più propinquo del Sangue.
Hor questo, che ne haueua quattro, elesser il Primogenito, nomato Matthias, oggi uiuente; l'età del quale era in quel' tempo di sette in otto anni, che per esser così piccolo, restò à lui il titolo, agl'Elettori il gouerno, qual' durò per lo spazio di noue anni. Quel' Canonico di S. Tommé (che per l'innanzi haueua mandato Dio per cooperare alla salute, non tanto del Rè defonto, quanto di quelle pouere Anime, à lui suddite, ch'in poco tempo anche esse haueuano trasgrediti i precetti della continenza, e trascorso in ogni mancanza Legale), questi dico in cambio di rauuiuarli, si diede à tale ingordigia d'interessi, che comandò à tutti che chi uoleua battezzarsi, ò seruirsi di lui in qual si sia altra funzione sacerdotale, gli desse tanti schiaui, ò Denti d'Elefanti, o altre cose &, quanto pubblicamente all'altare si era dichiarato, altrimenti non hauerebbe esercitato il suo offizio di Sacerdote. Sentitasi dal' Popolo questa pretensione, e parsali tanto dura, si conturbarono tutti; molto più, perchè per l'innanzi si erano di lui scandalizzati per altre contingenze etc. E ciò auueniua in loro perchè, benchè siano à chi non gli conosce norma di grosso ingegno, nell'interessi proprij potrebbono seruire di Maestri a noi d'Europa; e mentre restauano uiè più di lui cotanto stomacati, desisterono di battezzarsi per la qual' causa si ultimò, e si pose fine per il corso di tant' anni all'uso degl'altri Sacramenti; si che non ui rimase quasi uestigio di Christianità. Auuicinatasi la partenza de quel' Capitano Portughese, che condusse il sacerdote; fù fatto chiamare dalla camera grande in quel' luogo del' consiglio, oue gl' ordinarono ogni uolta, e quando uolesse egli, ò altri ritornare, non conducessero mai più in quel' Regno simili sorte di Sacerdoti, altrimenti si protestauano di negarli il commercio. Intesosi dal' Capitano il tutto, li promesse hauerebbe osseruato gl'honoreuoli suoi comandi, e ringraziatigli con' ogni maggior' reuerenza si partì, mal' satisfatto del' Prete; essendo che, per quanto mi fù significato, dà i medesimi Neri, chè ancora uiueuano, imbarcò maggior guadagno il Chierico ch'l' secolare. Comparendo adumque il nauilio à . Tommè, i Canonici di quel capitolo, che uidero il gran' guadagno, chè rimportato haueua, in si poco têmpo, il lor Collega si accesero si fattamente i loro desiderij di trasportarsi anch'essi ad' Ouere, con pretesto di mantenerui la fede, chè fattane petizione al' Gouernatore, tentarono la partita; Questi, chè già era informato del' tutto per il capitano, gli fece una seuera riprensione, minacciandoli di darne parte a Sua Maestà; e così restò affatto priuo quel Regno di Ministri Euangelici.
I Fidalghi, chè fin'hora haueuano gouernato, uedendo, chè Matthias era già peruenuto all'età di diciotto anni in circa, gli diedero l'assoluto gouerno; e datoli ragguagli ancora di quanto (in ordine alla mancanza della nostra fede) era accaduto, e come suo Padre era morto Christiano, come sopra etc., rispose questi, come quello, chè era di solleuato ingegno, niente inferiore al' Padre; non uolere esserli anco disuguale nel' zelo della nostra Cattolica fede. Peruenne una uolta alle sue orecchie i gran progressi, che faceuano alcuni religiosi nel' Gongo, et in altre regni confinanti, Presane sopra di ciò informazione dà un Capitano Portughese, chi fossero, de di chè instituto di religione; rispose l' Capitano, chè per la cognizione, chè ne haueua, de visu, sì in Lisbona, come in Agnola, esser' questi religiosi di S. Francesco, chiamati uolgarmente Capuccini, la regola de i quali li teneua lontani da ogn'interesse mondano, occupandoli nella salute uniuersale dell'anime, e come erano stati mandati dà Sua Santità Vicario di Christo in terra à petizione del' medesimo Rè del' Gongo. Per la qual' narrazione si accese tanto il dilui desiderio, che pregò il Capitano ad' insegnarle il modo per ottenerli, gli rispose, chè per tale affare era necessario farne la petizione al' Papa, et alla Sacra Congregazione, e mandar le lettere al' Gouernatore di S. Tommé, per il sicuro recapito, aggiungendole, ch'l' Rè del' Gongo si era diportato nel' medesimo modo, nelle petizioni di si fatti Religiosi. Non' restò il zeloso Rè d'effettuare quanto sentito haueua con' scriuere a Roma, consegnando le lettere al' detto Capitano, chè se ne ritornaua à S. Tommè.
Peruenuta tal' petizione alla Sacra Congregazione fù dat'ordine al' M.R.P. Commissario Generale de i capuccini, di prouedere una missione di tredici religiosi, per mandargli ne i regni d'Ouere, e Benino, quali con' facilità elesse per la moltitudine dei Frati, che tiene arrolati, che uolontariamente si esibiscano à simiglianti imprese, essendoui io uno di quelli. In poco tempo furono spedite à tutti le solite obbedienze, con ordine ci congregassimo à Liuorno, doue già ci aspettaua il M.R.P. Giovanni Francesco Romano, assegnatoci per nostro Prefetto, Padre sperimentato nelle missioni del' Gongo altre uolte.
Peruenuti tutti al' detto Porto c'imarcammo in un' nauilio inglese di 40 pezzi d'artiglieria, e postoci in camino con il uento in poppa, tra poch' hore demmo l'ultimo commiato alla bella Italia, nauigando prosperamente; approdassimo nella Spiaggia di Malega, doue ancorammo, sperando l' buon tempo, per imboccare lo stretto di Gibiltar, per lo chè appena entratiui, incontrammo trè nauili nemici Doncherchesi, la potenza di ciascheduno non era inferiore al' nostro. Non per questo à così diauuantaggioso incontro si perse d'animo il nostro ualoroso Capitano, e dati le espedienti ordini al combattere, si dichiarò esser meglio, e piu honoreuole il morir combattendo, chè con' dar' fuoco al vascello, disperatamente abbruciarsi. Sentita da noi altri tal deliberazione, prostrati ci posamo in orazione, implorando la diuina Clemenza per lo scampo di così imminente pericolo di morte, e già auuicinatisi à tiro i naualij, altro non restaua, chè dar' principio ad una funesta tracedia; ma il benignissimo Iddio, che ci guidaua, in un' subio mutò à noi il uento di contrario in fauorevole, e guadagnatoli il posto di sopra uento, miracolosamente li scapolammo, con' hauere hauuto tempo di ritiarci in saluo sotto il cannone della Fortezza di Tanger'; L'istesso Capitano, quantumque Erêtico, confessò tal' miracolo non era proceduto, che per mezzo dell'orazione di noi altri religiosi.
Questa Fortezza era in quel' tempo del Rè di Portugallo, doue sbarcati, quel Gouernatore ci raccolse con' ogni humanità, per trè giorni continui, chè iui dimorammo. Questo posto è di grandissima considerazione si per essere, per sè, quasi inespugnabile, come per il sito doue è fabricata, che è nell'Oceano, uicino alla bocca del' sopraninato stretto dalla parte della Barberia, onde non può passar' nauilio dall'òceano al' Mediterraneo, nè da questi all'altro, chè non uenga dà quella disquoperto. In oggi è possseduta, permettendolo Iddio per i nostri peccati, dall'Inglesi, quali tengano in mano la chiaue della Porta di questi due Mari. Postoci di nuouo in acqua il nostro piloto drizzò la prua per il capo di S. Vincenti, chè passato felicemente, in pochi giorni entrammo nella barra di Lisbona. Di doue andammo al' nostro ospizio, per potere à suo tempo, come è solito rappresentarsi à quella Corona, mostrandole i Decreti, con le nostre obedienze, affine di chiederle 'l passagio; andatui finalmente, ci diede un' si fatto saluto, con queste precise parole.
Valhame deus, o Papa tem mais cuidado das Almas pletas, que das aluas, como nos Portugheses; abasta!
Commandò ci ritirassero all'Ospizio, e chè dilì non uscissimo senza nuouo suo ordine; dope due mesi de questa Prigionìa li spedimmo un' memoriale con' dimandarle; ò che ci desse 'l passagio, ò ci lasciasse ritornare in Italia: Onde ritornato, il rescritto diceua, che la Corte di Portugallo non accostumaua terminare, i suoi negozij così subitaneamente, e come religiosi eramo obligati ad' hauer pazienza; Con' tutto ciò diede à parte licenza, acciò potessimo uscire per la Città, Per la qual' cuasa ci uennero aperte le strade, di più facilmente negoziare, come in effetto accadde; poichè parlato, che hebbe il nostro P. Prefetto à i principali ministri della Corte (consultando con Sua Maestà) determinarono per interessi pulitici, e statisti di rimandarlo addietro, offerendoci in suo luogo un Religioso Portughese d'altra Religione: A tal disorbitanza otto de i Missionarij si risolsero far' ritorno all'Italia con il lor Padre Prefetto, di maniera, che rimasamo quattro soli, chè dopo hauere con la pazienza superati le strapazzi, e le difficoltà, in termine d'altri quattro mesi, ci concessero il passo.
Indi à poco tempo peruenne occasione di certo nauilio, chè si doueua trasportare à S. Tommè, per i due regni, doue eramo destinati; ci parue bene non perdere così buona congiuntura, mandataci non senza prouidenza del Cielo, sendo, chè di rado, i nauilij s'incaminnano addirittura a quei luoghi; Venuta la partenza tutti a quattro non men' contenti, chè allegri, principiamo la nauigazione, pigliando il camino per le Canarie, e passatele constreggiammo Serra Liona, e riconosciuta tal costa ci allargammo, doue nauigando molti giorni, giudicò bene 'l Piloto andare à riconoscer terra. É da sapere, come in questa Costa ordinariamente corrono, or' da l'una, all'altra parte uelocissimamente l'acque, trà le quali, quamtunque i nauilij uadino a pien uele, col uento in poppa, in ogni modo, il più delle uolte senza accorgersene si trouano esser ritornati addietro per molte Leghe; et allargandosi i nauilij in alto mare, si pongono à pericolo di no poter pigliar l'Isola di S. Tommè; e per questo il nostro Piloto, che era perito, dopo essersi allargato alquanto, ritornaua à riconoscer terra. Á tal', que allargandoci di nuovo fù squoperto da noi la Costa di Malaghette, doue accostatici quanto era possibile, mandammo à terra la Lancia per far' acqua à quel Rio. Quando quella gente uedde, che 'l Battello si uoleua approdare! usciti fuori circa à 30 Canoe armate si diedero a prenderla, per mangiar quella Gente, come era loro costume, mà noi tiratili à uoto tre pezzi d'artiglieria, spauentati si ritirorno alla bocca del' fiume, doue nascosti, attendeuano la nostra determinazione, che fù di proseguire il uiaggio uerso Capo delle Palme, e passatolo riconoscemmo Capo Corso. Quindi li suetesi tengono una fortezza di poco rilieuo. Dopo la quale costeggiammo S. Giorgio dà Mina. Quest'ancora tiene una fortezza mà di non poca considerazione. La quale molti anni sono fù tolta à gli Spagnoli dagl'Olandesi in oggi è mal' prouisionata, non per altro, chè per uolere attendere più à i traffichi, coi Regni circonuicini, che à ben guernirla. Questo posto è stimato assai dagl'Olandesi, si per i cambi, chè fanno delle lor' cose in oro, benchè siano di poco ualore, come anco per il fiume stesso, chè à bastanza glie nè somministra. La Gente è tutta nera, et infedele; à tempo del Dominio della Corona di Spangna erano deuotissimi Christiani, et hora piangano la lunga schiauitudine, chè in uoluntarianmente patiscano, per uedersi abbandonati dà i Cattolici. Ripreso adumque il uiaggio, il Piloto, non potendo pigliar di lancio l'Isola di S. Tommè (per la corrente dell'acque, chè è assai contraria) si risolse uoltar' la prua per Capo Lupo. La doue si arriuò in diciotto giorni di nauigazione. Questo luogo è signoreggiato dà un tal' Nero gentile, chè si fà chiamar il Papa; Quest'è un grandissimo uigliacco, i costumi del' quale sono tanto orrendi, chè la modestia religiosa non mi permette descriuergli. Quindi ordinariamente approdano molti nauilij, si Olandesi, Inglesi, e Portuguesi per i rinfreschi d'acqua, frutti, et altre cose, che dâ 'l Paese; ma molto più per la quantità de i denti d'Elefanti, chè in abbondanza ui nascono, doue ancor noi dopo presi i medesimi rinfreschi, con' altre robe, facemmo uela per l'Isola di San Tommè; hauendo solo di camino 60 leghe; arriuati quiui, Quella Gente, che non haueua più uisto l'habito Capuccino, ci riceuè con' straordinaria allegrezza, et anco i Portuguesi, chè iui si ritrouano, ci raccolsero con' le loro solite Portughesate. Quest'Isola dicesi essere di circonferenza 60 leghe, di pessimo, e maligno clima, perchè parte di essa stà in basso la Linea equinoziale, e quasi tutta montuosa; ui si rilieua tragl'altri un' monte, simile à quello della Gran' Canaria, chè pare arriui alla prima regione dall'aria, è uestita di varie sorti d'alberi, trà i quali se ne uedono alcuni di sì smisurata grossezza, chè ne fanno d'un solo pezzo canoe così grandi, che porteranno ducento, in trecento Persone ciascheduna di esse. Dalla parte dell'Occidente, e Tramontana, è molto più Amena, per le molte Colline, chè danno quantità di Canne di Zucchero, non però di qualla perfezzione del Brasìl, et à questo effetto ui sono quindici ingegni per lauorarlo. É abbondante ancora d'ogni sorte di carne, come Vacche, pecore, porci domestici; le pecore, e capre partoriscano trè, e quattro in cinque agnelli alla uolta, ui sono quantità di galline, e d'uccellami, trà i quali ho uisto colombacci saluatici, e tordi, il che non ho uisto in altri luoghi, sè non alcuni pochi nel' Brasìl. Di più ui si ritroua molte galline del' Matto, cioè del' bosco, grandi, belle, e buone, simili a i nostri fagiani, con' altra sorte d'uccelli nomati Rolas, buone e grasse come le nostre Tortore. Vi è quantità di limoni, aranci, cedri, con alcuni pochi frutti d'Europa, uua, e fichi etc. Non ui nascono però Leoni, Tigri Elefanti, mà alcuni pochi gatti d'Algaglia, dà i quali si trae il Zibetto, con diuerse bertuccie. Quest'Isola hoggi è soggetta alla Corona di Portugallo, la quale ogni trè anni ui spedisce di Lisbona un Fidalgo per gouernarla. La Città è situata alla riua del' mare sotto le soprannominate Colline, essendo di mediocre grandezza, in faccia tiene una gran' largura di mare, le sue case sono tutte di legno, ma ben' fabricate, essendouene molte, chè nell'altezza, e fattura pareggiano le case d'Europa. Vi è la Cattedrale fatta di pietre, con' 'l capitolo di 12 canonici, et altre Chiese; non ui sono però religiosi regolari. Detto clero uiue (come generalmente uiuano tutti i Preti delle Conquiste di detta Corona) senza Pastori, doue la libertà del senso è grande, con le conscienze grosse, donde si può conietturare come uadia il seruizio di Dio. Il Gouernatore fà la sua residenza in fortezza, fatta di pietra con' quattro baluardi, posta sopra una punta del' mare, lontana dalla Città un' tiro d'artiglieria; e non è molto forte, come l'esperienza il dimostrò, all'hora, che gl'Olandesi con facilità la presero, quando era sotto la Corona di Spagna. Quest'Isola serue (come per lo più tutte le Conquiste di Portugallo) per spurgare dà quel' Regno i Discoli, e malfattori, si d'huomini, come di Donne, che condennati alla morte Sua Maestà li grazia con' confinarli à uita, come fà in tutte le sue Conquiste. Tutti gl'habitatori bianchi, ch'iui si trouano sono, con i suoi descendenti di si fatta gente; in numero circa à 40 famiglie, il restante dei natij trà neri, e nere sarà in tutto da duemila.
Dopo hauer dimorato quindici, ò uenti giorni in questo luogo, e sbarcato quella Charica a lui destinata: il nostro Capitano si prouêdde di 25 huomini neri soliti à fare i uiaggi per il Benino, et Ouere, e particolarmente di due chiamati Pratici, à ciascheduno dei quali i Portughesi danno sette schiaui per uno, per condurre i nauilij à i detti Regni. Hor mentre ce preparauamo per il prossimo imbarco, permesse Iddio si ammalassero due di noi, non per questo, mi sgomentai con' il compagno, e quantumque conoscessimo, chè à così gran messe, eramo pochi, e deboli operarij; con tutto ciò accalorò tanto Nostro Signore 'l nostro interno, che non uedeuamo l'hora d'effettuare la già incominciata Impresa, la quale era di morire per Giesù Christo, e dopo hauer proueduto di quanto era necessario alla graue infermità de i due compagni, che non poco lacrmauano 'l nono poter' seguirci, noi dolenti di lasciargli; c'imbarcammo, facendo uela all'hora di Vespro, alla medesima del' giorno seguente sbarcammo all'Isola del' Principe. Quest'Isola è soggetta ad' un' Signore Portughese, la grandezza della quale, è circa à 20 Leghe. Sendo però rimesso il gouerno al' Gouernatore di S. Tommè, al' quale si aspetta leuare, e porre il Capitan' Mor, che così chiamano quel' soggetto destinato à gouernare quelle poche genti, ch'iui habitano. É tutta montuosa, amena, uestita di uerdure assai belle per la copia d'acque perfettissime, ha frutti d'ogni sorte, che generalmente dà la Guinea, con' abbondanza di carni, eccetto vacche, riso, non però di quella perfezzione d'Italia, è abbondantissima di gatti d'Algaglia, di sorte, che ui sono alcuni Portughesi, chè à suo dominio n'haueranno 40 in 50, che tirandone 'l zibetto, con' tal' mezzo son diuenuti ricchi. Quello è di grandissimo trauaglio alla gente di quest'Isola è, la quantità di uarie sorti di Bertuccie, chè non solo danno il guasto alla Campagna, ma entrano di notte per le case, doue rompano, mangiano, e rubono, tutto quello ui trouano, come è 'l costume di detti animali, la numerosità dei quali, nessuno protrebbe crederlo, nè men'io, se non gl'hauesse uisti. Si tiene 'l tutto, auuenga per gastigo d'Iddio non ordinario, perchè questi genti sono più dedite, e deuote delle Sinagoghe, che delle nostre Chiese, come per lo più sono tutti i Portughesi, chè habitano nelle medesime Conquiste. Sbrigati de i nostri negozij, entrando di nuouo in mare si face uela per Norte, doue in 15 giorni peruenimmo alla Plaia dell'arene bianche, e riconosciuto 'l paese ci trouammo sotto uento al' gran' fiume del' Benino, le di cui acque sono di color' di Sangue, perchè giaciono sopra 'l seno loro, chè è tutto rosso, e correndo tanto rapidamente obligò il Piloto à riallargassi al' mare, perchè in fatti uedeua non esser possibile poternelo attrauersare, ancor' che si fosse lontano dalla bocca trè Leghe; Di poi tornatosi à terra, quanto comportaua 'l fondo dell'acqua, si nauigò, misurando sempre l'altezza di quella, finalmente si gionse alla bara, per doue si doueua imboccare, e entrare nella Laguna; ma perchè l'hora era tarda, e la crescente del Mare si ritiraua, fummo forzati à dar' fondo fino al' giorno seguente; uenuta poi la crescente in nostro fauore, all'hora 'l Piloto consignò 'l gouerno del' nauilio nelle mani dei due Pratici, i quali subito ordinarono si disancorasse, con porre due marinari, uno alla Prua, l'altro à mezzo 'l conuesso con' il piombo alla mano, e così misurando saliuamo la bara, qual' souente si rende molto pericolosa à passarsi per spazio di mezzo miglio, per la quantità delle arene, che iui porta 'l reflusso, formando da esse uari panconi; onde se non hanno i nauilij persona grandemente pratica si perdono. Finalmente con il fauore di Dio, e della beatissima Vergine, il di cui patrocinio stauamo implorando genuflessi, passassimo felicemente, et entrati in detta Laguna, li rendemmo le douute grazie. Questa Laguna credo sia grande, sì nella lunghezza, come nella larghezza circa à 40 miglia è diletteuole alla uista, perchè tiene due Isolette, uestite di uarie sorti d'alberi, e all'intorno è cornonata d'altri grossi, et altissimi, da ogni parte uedonsi dà essa sgorgare larghi, e profondi fiumi tutti d'aqua dolce, e senza pietre, lontani l'uno dall'altro, doue tre, quattro, cinque miglia, più, e meno, che tutti conducano à diuersi uiaggi di quei Regni, ò Prouincie conforme il camino de i nauilij: Il Nostro Pratico si appigliò à quel' Rio, chè conduce ad' Ouere, alla cui boccha principia il suo Regno; Quiui è un'Isoletta più rileuata dell'altre, habitata dà alcune famiglie, di Neri, le quali, quando entra un'nauilio, spediscano una Canoa, e nè danno parte al' Rè. É da sapere, come 'l regno del' Benino è distante dalla linea per il Norte otto Gradi, e quello di Loango otto per il Sul, e tutta questa distanza, è come un mare d'acqua dolce, ripieno d'Isole, alcune delle quali sono tante basse, chè restano allagate dalla crescente del mare, che perciò si rendono inabitabili; sono tutte piene d'alberi, i quali hanno una proprietà, che arriuati ad una mediocre altezza, buttano fuori dà i loro rami alcune uerghe, senza frondi appuntate, chè naturalmente uanno bucando l'acqua, oue profondatesi le loro punte nella mota, si radicano, formandosi nuoui alberi, e di queste punte, i neri se nè seruano per fare il sale. Vi sono altre Isole più rileuate, chè non ui arriuando la crescente sono abitate doue più, e meno; tutte queste sono diuerse sì nella grandezza, come nella forma, in quanto alla grandezza, chi è di 4, 6 e 20 miglia, e simili. Alla forma poi, chi rotonde, chi quadre, altre lunghe, altre strette, et altre in uarij modi, e quasi tutte queste sono circondate, come da una spagliera sottile, alta 4, ò cinque braccia, di certe sorte di uerzura, simile al' lauro regio, con le foglie tanto eguali, e così bene aggiustate, che à prima uista si giudica esser' fattura più dell'arte, che della natura, e trà le dette Isole corrono, i sopraccennati fiumi, che sono di larghezza quanto sono l'Isole l'una dall'altra. Dimaniera, chè la uastità di questo Paese forma un' laberinto in acqua, e però si rende difficilissimo l'assicurare 'l camino di quei Paesi. Si uedano uolare dall'uno Isola all'altra uarie sorti d'uccelli in gran' moltitudine, tanto differenti, e belli per la diuersità delle piume, chè rendono marauigliati i spettatori, non hanno però il canto, che diletti l'udito, anzi all'incontro il loro crocitare rende noia, e melanconia; di più ui si uedono quantità di pappagalli diuersi dà quelli del' Brasìl; chè per lo più sono uerdi, e questi di colore cinerizio, con' la coda scarlatta. In questi fiumi ui si uede gran' quantità di coccodrilli ferocissimi, e grandi, ch'io medesimo trà gl'altri molti, n'ho uisto uno morto, che era 16 palmi. Di più ui si uedono molti caualli marini. Vi è trà uarie specie di pesci, una, chè si chiama Mulher, in nostra lingua uuol dir Donna, e si chiama così perchè ha il petto, e l'altre parte naturali simili alle Donne, et e soggetto alla medesima pensione del' Sangue; Di questi pesci nè ho uisti di due, e trè braccia di lunghezza, e tal'hora si uedono andare à pasturare l'erbette, come fanno i caualli marini alla riua di detti fiumi.
Questo pesce cucinato in qualsiuoglia modo, è megliore, in ordine al' sapore, di qualsiuoglia carne porcina. I Portughesi stimano molto le di lui costole, delle quali ne fanno fare assai corone, e grani, che posti legati al' braccio, ò altra parte, dicono habbino uirtù di stagnar il sangue, e sono buoni per le sciatiche, granchio, e simili. Proseguendo adumque il uiaggio in questo intrigato laberinto per il Regno d'Ouere, dopo la nauigazione di sei giorni continui, arriuammo finalmente là doue 'l nauilio per i suoi affari era destinato. Il' Capitano ordinato, chè hebbe lo sbarco, come buon' Portughese, non uolse perder' si fatta occasione di farsi conoscer' per tale; poichè hauendo noi stabilito d'andare in processione dallo sbarco al' Palazzo del' Re; ci pregò li concedessimo licenza di portare un' Crocifisso grande, portato per seruizio delle missioni, et hauendoli dato 'l placet prontamente il prese, et à piè nudi da esso s'incominciò la processione, onde noi proseguendolo con' le Cotte, cantando il Te Deum Laudamus, peruenimmo à palazzo accompagnati da un'infinità di Gente, doue il Rè sotto il suo seggio, nel' primo cortile, ci staua attendendo; peruenuti, ci abbracciò con' incredibile allegrezza, e reuerenza, e noi dopo hauerli corrisposto, ci fece accompagnare alla casa doue già haueua ordinato fosse il nostro Domicilio.
Riposatici alcuni giorni, tornammo all'udienza Sacreta, nella quale fu da noi pienamente informato, come 'l Papa hauea hauuto gusto di compiacerlo, e per tale effetto c'haueua spediti per seruirlo, con tutto il suo regno, in quello riguardaua la salute dell'anime. Rispose con ogni sommissione, chè ringraziaua 'l Pontefice di si gran' fauore, e noi, chè haueuamo passati tanti pericoli di morte, e patiti tanti trauagli in così lungo uiaggio; che però ci daua piena autorità si in ordine alla sua persona, come à tutto 'l Regno, di esercitare la Carica di Missionario apostolico, con ridurre la fede al' pristino stato; dopo questo comandamento si resarcisse la Chiesa di Dio, quasi affatto rouinata, situata in un Cortile del Palazzo. Il che fatto, si diede principio à battezzare, e catechizzare, et offiziare coi Sacrificij la Chiesa, et altre fonzioni, per l'insegnamento della dottrina Christiana, operando con' facilità, perchè i Popoli hanno per istinto naturale di fare quello uedono nel loro Capo, l'intenzione del quale era, si riceuesse la fede, come sopra detto. Non pero senza gran' fatica seguiua l'erudirli, per la rozzezza e grossezza loro nell'apprender' la detta fede; e doue ci fu facile il mutargiela, altre tanto ci rese difficile il persuadergli, lasciassero la pluralità delle Donne, con le loro superstizione. Con tutto ciò in progresso di tempo si ridusse diuersi, con alcuni Fidalghi al' matrimonio della Chiesa etc. In questo mentre, che attendeuamo à coltiuar la uigna del' Signore: dopo noue mesi il nostro Capitano sbrigatosi, se ne ritornò a S. Tommè. Sicchè disoccupatisi i Popoli del' negozio temporale del partito nauilio; ci s'aperse maggiore il Campo di potere, non solo nella Città, come in tutto 'l Regno seminare la parola Euangelica. In progresso di 4 anni fù da noi ridotta à buon' termine, se non in tutto, la maggior parte di queste genti, con abbraciare un' grandissimo numero de i suoi Idoli, nella combustione dei quali si sentiuano orribili scoppi. La premura poi, che chi martorizzaua l'interno, era di suellere affatto le pestifere radici della pluralità e chè perciò tutto il giorno andauamo predicando, con esortagli uni, e gl'altri al' uero accasamento, ci era risposto da molti, perchè non fate accasare il Rè! Sentendo noi questo, presamo resoluzione di persuadere ancora lui, à ciò fare. Ci rispose ò per suggestione diabolica, ò per altro non uolere accasarsi chè con sola bianca, e chè altrimenti si sarebbe reso per l'auuenire uano ogni attentamento, adducendo chè così hauêua fatto suo Padre. A' tal' risposta, feciamo ogni sforzo di farli conoscere, che tal' negozio si rendeua non poco difficile il contrattarnelo. Ricorsi à Dio con' feruentissima orazione, li raccomandammo così graue, e rileuante negozio. Come uolse il Cielo peruenne un' nauilio Portughese dà S. Tommè, per i soliti negozi, et abboccatoci con' quel' Capitano, gli conferimmo i sentimenti del' Rè; e dandoci animo, ci disse che il negozio sarebbe assai fattibile, e chè in S. Tommè ui sarebbe stato da prouederlo, soggiungendoci, chè stessimo di buon'animo, e che per questo continuassimo col Rè, con darli speranza, chè sarebbe compiacuto anco in questo. Venuta la partenza del' nauilio, e fatto con' il Rè quello s'apparteneua, fui dallo stesso spedito in S. Tommè, ma per tale effetto (lasciando quiui 'l Compagno) con lettera à quel Gouernatore, et al'dilui Capitolo conuenenti tal' petizione; Là doue in termine di 10 mesi, la Beatissima Vergine mi graziò di trouarne una, d'età di 20 anni, ben nata, e leuatasi ogni difficoltà, che haueua, diede con il Capitano suo Zio, il placet, con acconsentirui anco, i suoi parenti, per lo chè tutta l'Isola giubbilaua. Venuta il tempo di partire c'imbarcammo sendo ella arredata di quantità di Vestimenti, e doni; fu accompagnata dal suo zio con quella pompa solita a farsi in simili occasioni, et in particolare in questa; chè di persona ordinaria ascendeua al'grado di Regina. Nel' partire il Gouernatore, con tutti gli altri Portughesi, mi si confessarono obbligatissimi dell'honore, ed' utile, chè per ciò gli haueuo contribuito. Entrati in Mare, la fortezza con molti tiri d'artiglieria diede una salua alla sposa, come Regina, si chè nauigando prosperamente peruennamo uicino ad Ouere una giornata, doue spedendo il Battello con mie lettere à quel Rè, gli diedi ragguaglio del' tutto, acciò si preparassi à riceuerla; riceute le lettere, spedì subito i Fidalghi della Camera grande per far' le loro ambascierie nell'incontrarsi; là doue appena giunti, fù riceuta non con' minor sollenità, di quello fecero all'arriuo della già Defonta Contessa di Feria. à questo accasamento del Rè uennero conuinti tutti quegli, chè si scusauano per non uedere ammogliato il loro Principe si andaua ogni giorno senza difficoltà auanzando nel profitto questa misera gente, incaminandosi nell'osseruanza della nostra Legge. La onde ci parue bene di trasferirci al' Benino per obbedire à gl'ordini Pontificij, e sastisfare alle nostre coscienze; e perchè sapeuamo chè 'l Rè non ci hauerebbe concesso tal' licenza, dissàmo uoler peruenire a Colûma, affine di farui le missioni. Questa è una Terra mezza dell'uno, a l'altro Rè, et ottenuta con qualche difficoltà la licenza, partimmo per quella uolta, doue hauendo battezzata, e catechizzata molta Gente, confidati nel braccio d'Iddio, senza uerun timore, con lettere commendatizie di quel' Gouernatore ad' un Fidalgo del' Benino, suo parente; entrammo nella gran Città e riceuti dà esso cortesissimamente, ci facilitò l'intento per hauerne l'udienza, e mentre uie più si rendeuano uane le nostre speranze, andaua crescendo l'impossibilità di poterli parlare. Onde per non perderne affatto 'l tempo ritornammo ad Ouere. Dopo non só chè giorni, comparue un' nauilio Olandese; noi (per essere Eretico) ci protestammo col' Rè, chè non li desse l'ingresso, nè permettesse, à loro il trafficare, ch'altrimenti saremmo andati uia per la prima occasione di nauilio Portughese; sentite le sue ragioni gli demmo per questa uolta il placet; il quale spedito si partî. Passati due anni uenne altro nauilio Portughese da S. Tommè, come auuiene ogni due anni, per fare il' riscatto; il Capitano del' quale, era uno scellerato, che appena sceso a terra, chiese due more giouane al Rè, per suo servizio, non adandando mai à sentir messa. Sentitosi dà noi questo, gli facemmo una buona correzzione, perchè con' tali peccati buttaua à terra tutte le nostre fatiche, dimostrandoli la grauità dello scandolo, chè publicamente daua, in luogo di emendarsi, ci dispregiaua, e la gente, chè ciò uedeua, ci rimproueraua chè noi permettessimo à i bianchi così grand'eccesso, con minacciar poi loro 'l gastigo à simili trasgressioni, dal' Cielo. E uedendo non hauer luogo in lui l'emendazione fummo sforzati à scomunicarlo, egli peggio di prima, stracciò in publico la scomunica, e con tutto ci fosse grandemente contrario, â suo tempo Dio l'arriuò s'unì questo ribaldo con' altri simili a lui, subornati, con doni, secretamente ci formò un processo pieno di falsità, con' dire, chè haueuamo scritto al' Gouernatore della Mina, acciò per mandassi il sopra detto nauilio, e doue haueuamo fatto le nostre proteste, egli al' contrario c'imputò. Per il chè ci dichiarò diffidenti, e contrarij alla Corona di Portugallo. Di questo mezzo si seruano per lo più in uarij Paesi, i Tristi, per rouinare in punto così geloso, i poueri religiosi forestieri.
Sopraggiuntami in questo trauaglio una buona infermità, chè per curarla fui astretto non lasciare questa presente occasione di ritornare à S. Tommè; il Compagno mi uolse seguire, per uedere, sè si poteua sapere per qual causa, Roma, à tante nostre lettere non contribuiua risposta, si anco perchè non ci spediua Religiosi in aiuto, secondo le promesse. Onde richiesti 'l Capitano sè ci uoleua imbarcare, prontissimo ci fece la carità, ancorchè 'l Rè con il Popolo non uolesse restar priuo di noi à tal repugnanza, per dimostrargli, chè uoleuamo ritornare, gli lasciammo una cassetta di paramenti sacerdotali. Imbarcati, et arriuati à S. Tommè, subito 'l Capitano andò à terra ad informare, e dare il processo al Gouernatore, senza che noi lo sapessimo, il quale inteso quanto passaua mandò a chiamare il Vicario Generale del Capitolo, con hauerli conferito il tutto, come Religiosi ci diede nelle sue mani, questi con tutto il suo Clero, non non ambiuano ad altro, che di uederci fuori di quei Regni per li interessi detti di sopra, e con tutto, che fossimo innocenti, ci uituperarono in faccia, con dirci, ch'il matrimonio della Regina era nullo, e che le nostre obedienze erano surrettizie; si chè con tali improperij ci propagarono colpeuoli di lesa Maestà, et in luogo di condennare il Capitano, come presi, ci separarono l'uno dall'altro ponendoci le guardie alle porte, sotto pena di scomunica, chè nessuno ci potesse parlare; di maniera che, per lo spazio di quattro mesi, poco ne mancò, non morissimo di fame, è d'altri simili patimenti, al termine dei quali ci mandarono à Lisbona, consegnadoci presi à quel Capitano, con ordinarci in faccia, chè se ci fussimo lamentati, ci hauerebbe posto i ferri ai piedi, doue arriuati ci consegnò col processo al Signor Fernando Montero Ministro Principale della diffidenza di Sua Maestà. E fattoci una solenne brauata; ordinò ci ritirassimo all'ospizio con proibirci l'uscirne senza suo ordine; là doue obbedendo, spedimmo un memoriale alla Regina, che gouernaua in quel tempo; significandole la necessità, che haueuamo di parlargli. Ella benignamente come Castigliana ci graziò, con ordine, chè à nostro beneplacito fussimo all'udienza; doue peruenutigli conferimmo al uiuo con ogni humiltà, e reuerenza, la presente persecuzione; soggiongendoli, chè quello non ci haueuano fatto l'infedeli e gl'Idolatri; l'haueuamo riceuuto da i suoi Portughesi; che però s'informasse bene, e sè ci retrouaua colpeuoli in quello c'imputauano, eramo pronti à deporui la testa, quanto chè nò, li dimandauamo 'l passaporto, per ritornarcene à Roma à i piedi di Sua Santità, per dirli, come sono trattati da tal nazione i Missionarij Apostolici; a tali parole commossa quasi à lacrime la Regina, impose ci ritirassimo, che di poi ben'informata, c'hauerebbe mandati à chiamare; si come fu: poichè trà pochi giorni, ordinò ritornassimo all'udienza, doue conosciuta dal ristretto dell'istesso processo la calunnia assai manifesta; si diede à piangere, con dirci, che assolutamente deponessimo 'l pensiero al ritorno in Italia, perchè non si compiaceua; mà ci preparassimo à ritornare alle dette missioni, che perciò c'hauerebbe accompagnati con li spacci tanto honoreuoli, che per l'auuenire, non solo non ci sarebbero più molesti, all'incontro ci honorerebbero come la sua propria persona; e chè i calunniatori non uiuerebbero impuniti d'un'eccesso di tanta iniquità. A' tanta clemenza, e zelo di religione cattolica, si commossero tanto i nostri interni, chè per incontrar meglio i gloriosi fini della Maestà di Dio ab eterno ordinati, fù dà noi stabilito espor di nuouo le nostre uite alla morte. Venuta l'occasione di nauilio per l'Angola; la Regina ci Diede i nostri dispacci con 148 cruçiados per il uiaggio, e di più ci consegnò lettere per quel Gouernatore, e Vicario, doue li chiamaua a Lisbona; e già haueua proueduto à quella carica di nuouo Gouernatore; Doue imbarcati per l'Angola, pigliammo 'l camino per Capo Verde doue dimoratui 10 giorni, rifacemmo uela e senza ueder mai terra peruenimmo all'altura del Rio della Plata, con pericolo euidente di uenti contrarij, e di non poche tempeste, per le quali ne mancò poco non passassimo Capo buona Speranza, et approdassimo à Gôa o Massambich. E perchè si era nauigato 4 mesi, e più stauamo sbigottiti per la mancanza de i nostri uiueri; e compiacendosi Dio di consolarci; ci mandò un'uento così buono chè in poco tempo ci fè squoprir terra, che fù Capo S. Caterina, la quale resta trè gradi per la parte Norte sotto capo buona Speranza. Di quiui c'allargammo per buscar Capo Nero; di doue poi continuamente andammo correndo la costa sino ad Angola, lontani da terra un tiro di moschetto. Arriuatiui ui trouammo nauilio, chè era per partirsi per S. Tommè, al' di cui Capitano furono dà noi consegnate le lettere della Regina per quel' Gouernatore, e Vicario; Di più li comunicammo i nostri honoreuoli spacci. Arriuate le lettere ai sopraddetti soggetti, e saputasi tal nuoua dal Popolo, si commosse, in un subito, tutto in allegrezza, si per sapere la nostra giustificazione, com'anco 'l nostro ritorno, il chè non fecero il Gouernatore, el Vicario con tutti i complici, per essersi squoperta la loro falsità, e per uedersi chiamti à Lisbona. Mà Dio, chè volse gastigar tutti in quel medesimo luogo, doue l'haueuano offeso, incominciò da chi ne fù l'origine, poi chè trà pochi gironi infermandosi 'l Capitano disperatissimamente senza i SS. Sacramenti; terminò infelicemente la uita; di l'à due mesi lo seguitò il Vicario, il quale resosi insensato, e stolido quasi subitaneamente, senz'aiuti spiriuali se nè morî. Et gl'atri complici in termine d'un'anno furono dal'braccio diuino per la morte colpiti, fuor d'uno, ché per i suoi graui delitti, l'inquisizione di Lisbona 'l fece prigione. Per ultimo arriuato 'l nauilio, col nuouo Gouernatore, reso, che hebbe 'l gouerno, il Signore Carlo de Napoles, s'imbarcò col ualsente di più di cento mila cruçiados, ch'in cinque anni haueua guadangnato, credendosi d'esser libero del gastigo, chè meritaua; s'ingannò di gran'lunga, perch'appena datosi al'mare nel termine di trè giorni fù in esso con un Canonico, e tutto 'l nauilio, miseramente sommerso. In questo modo Iddio arriuò quei miseri. Permanendo in Angola, dopo hauere aspettato più d'un'anno le risposte di quelle lettere, chè haueuamo scritto in Lisbona, per Roma, chiedendo à quell'Eminenze aiuto di altri nostri frati, e uedendo, che non compariua niente, giudicai bene di ripigliar l'imbarco per Europa sopra certa naue, che ueniua dall'Indie per il Brasêl, doue imbarcato, et arriuato al detto luogo, fui à dar fondo al Rio di Ginnêro, di poi alla Ba a; donde mutai l'imbarco, e peruenni in Pernambûch, e cosî aspettando sei mesi la flotta, la quale arriuata: mi diportò a Lisbona, doue trattenutoui alquanto tempo, me né ritornai a Liuorno.
DESCRIZIONE DEL REGNO D'OURE
Della grandezza e sitoQuesto regno è situato in acqua, et è formato di molte isole, tenendo ancora qualche dominio in terra ferma; nella più grande e principal' Isola, che ui si troui, ui fà la residenza 'l Rè. Questa sarà di circonferenza uenticinque, o trenta leghe in circa, non è montuosa ne piana, mà tutta colline, però ripiene d'alberi, e folte boscaglie, non ui sono più, che quattro, ò cinque Popolazioni, mà la città principale è mediocremente grande, chè farà da dodici in quattordici mila anime in circa, situata alla riua d'un'gran'fiume, et è di clima et aria pessima. Le case sono tutte fabricate di rami di palma, e tutte in piano senza palchi, separate l'una dall'altra; affine che attaccandosi in alcuna di esse 'l fuoco, come spesso accade, si renda più facile lo spegnerlo. Sono poste a filo, acciò le strade uenghino diritte, non fanno finestre, chè rieschino in pubblico, ma ciasceduna tiene all'entrata un' Cortile grande, e piccolo conforme allo stato delle persone, che ui habitano, intorno al' quale ui sono le loro stanze, che per essere piccole, uengono illuminate dalle loro medesime porte; lo pigliano ancora da tetti, chè li dispongano di maniera, che restano separati per spazio di due palmi dal' muro di terra, ò di paglia, chè si sia.
Descrizione del Palazzo del RèIl Palazzo del Rè è situato à capo di una gran Piazza, chè termina al' medesimo Rio, et è composto di otto Cortili, in cinque de quali Cortili è permesso l'ingresso, e l'uscita liberamente à ciascheduno; gl'altri ui hanno le guardie, perchè seruono all'uso della persona reale; dreto questi u'è 'l suo appartamento, con un'altro Cortile grande, che all'intorno ui sono le case delle sue dame, chè saranno circa à trenta, o più, doue è pena la uita à chi tentasse d'entrarui, il che non è permesso, se non alle madri, e parenti loro, et à quelle donne, che sono destinate al' suo seruizio. Il Rè non sale mai fuori di Palazzo, et io chè ui sono stato sett'anni, non l'ho mai uisto fuori, sè non trè uolte, con'occasione di processione, che haueuamo instituito, et in quest'occasione, como anco quando comparisce in pubblico per uedere rassegne generali, ò far Fidalghi, ò riceuere Ambasciatori de i Regni circonuicini; in tal' tempo si fà uedere riccamente uestito alla Portughese, e quando stà in consiglio, e dà udienza publica, si ueste solo, sopra la nuda carne, d'un abito di panno lino bianco con' le maniche larghe, simile a quei de monaci. Portando in capo un' picciolo Cappelletto bianco, e le pianelle senza calze; tiene nelle mani una bellissima guaina con' due cultelli lunghi, le maniche de i quali sono guarnite di smeraldi, e rubini. Nell'hore, chè stà disoccupato, e familiarmente in casa, si ueste con' un' panno di bambagia, ò lino dal' bellico, sino à mezza gamba.
Delle ricchezzeLa ricchezza di questo Rè, non consiste in altro, che in schiaui, denti d'Elefanti, panni di palma, e di bambagia, chè lauorano le sue Dame, come anco generalmente tutte le donne della Città; ma quei de Palazzo sono più stimati per la finezza, e per esser' meglio lauorati.
Della potenzaIn quanto alle forze, e potenza, metterà in arme 60 mila persone, ma però la maggior parte è in acqua con le Canôe. Questo per esser in acqua, è più forte dei Regni circonuicini, suoi nemici, non però in terra, che lo superano di gran' lunga: tiene il suo Generale, con gl'altri offiziali soliti à formar un'Esercito, non con'altre armi, che con frecce, e zacaglie auuenlenate, con'alcuni pochi Moschetti Olandesi; del' resto uanno tutti nudi, dipingendosi la faccia e la uita in più parte, con penne di pappagalli, e di galline, poste tra i capelli, con la targa in mano, cinti di collane di denti di Leoni, e di Pantere, con sonaglieri alle braccia, et à le gambe, con' campanacci, e corni, con' grida, et urli, che pare un' taccolo, più di Demoni chi d'huomini.
Del gouernoIl Gouerno di questo regno depende dall'assoluto comando del' Rè (l'elezione del' quale s'è detto nell'altro racconto) ma però con l'assistenza di dui reggimenti, chè loro chiamano uno di Camera grande, l'altro della piccola: Il Primo è formato di dieci, ò dodici piû Anziani, et honoreuoli Fidalghi della Città, ch'assieme cl' Rè diffiniscano le cause più graui, come di morti, di guerra, e simili rileuanti affari. La piccola è formata d'un' numero grande d'altri Fidalghi, che assistano ancora loro alli consigli publici, e cause ciuili; e quando ne muore di quei della Camera Grande, il Rè n'elegge uno di questi à suo beneplacito. Non ui sono curie, nè tribunali, ma solamente il Rè con i sopraddetti, che decidano e determino tutte le cause in questo modo. Il' Rè se nè stà à sedere nel suo seggio che è posto nel' Cortile del' Consiglio, tenendo un paggio auanti di se nudo con'uno scudo nel' braccio sinistro, e nel' destro un stocco sfoderato, due altri paggi nudi, gl'assistono dall'uno, all'altro lato del'seggio, tenendo in mano ogni un' di loro una coda di cauallo, con la quale à uicenda li cacciano le mosche, e fanno uento: il che usa sempre quando comparisce in publico. I Fidalghi poi di Camera grande si compartiscano da una, e l'altra parte sedendo appresso di lui, mà in terra sopra una stoia, et all'intorno della Tettoia sedono ancora tutti gl'altri Fidalghi di camera piccola. Hor stando disposto 'l Rè, et il consiglio in questa maniera, comparisce quello, che è querelato, o chiamato per altro; arriuato d'auanti al' Rè, subito prostratosi inginocchioni distese le braccia, con la faccia in terra sta alquanto così senza parlare, e leuatosi sopra le ginocchia, con' tutte due le mani piglia della poluere, con essa s'impoluera molto bene il capo, e la faccia, fatti i soliti saluti con le mani, espone ad alta uoce quello, che pretende, e se ottiene quanto desidera, ò se è reo uien discolpato dall'accusa, che gli è stata dato; di nuouo si china come sopra, e tornandosi ad impoluerare allegro, e contento se nè uà à casa, la doue con tutte le sue Donne, e Parenti si tinge il uiso, il petto, e le braccia di bianco, et in questa maniera, per otto giorni continui uanno per le strade saltando, e cantando in lodi del' Rè, e giustificazione della loro innocenza, ò della grazia, che hanno riciuuta.
I delitti principali, che condannano alla Morte i Delinquenti sono trè, il primo, se alcuno huomo, o Donna, che sia, che fugga ne i Regni nemici, però se ritornano spontaneamente, e non habbino squoperta alcuna cosa in pregiudizio del' Regno, à questi gl'usano qualche equità; ma se dimorano molto tempo, e si sappia, habbiano sparlato contro la Persona Reale, ò del' Gouerno, hauendogli nelle mani, gli fanno affocare nel mezzo della Piazza del' Rè, doue è ritto il Patibolo, legano una corda fatta di palme alla trauersa, e facendo salire il condemnnato con le mani legate sopra un' banchetto alto un' braccio, postogli la detta corda al' collo, la prima persona di Palazzo (chi noi chaiameremo Maiordomo) li leua di sotto il Banchetto, che rimanendo in aria muore miseramente, sgambettando. Se poi oltre alla fuga, e lo sparlamento del Rè fosse conuinto, non solo d'hauer preso l'armi contro il Regno, mà insegnato il camino, e andato con le Canôe à i danni di quello, à questi tali potendogli hauere, non li giustiziano, ma spietatamente gli martorizano, e questo hò uisto non senza gran' compassione, e lacrime, senza poterui rimediare. Occorse ad uno di questi, che arriuato, e sbarcato dal' fiume nella medesima piazza con le mani, e piedi legati, con'un pezzo di legno rotondo nella bocca, accio non potessi parlare, pigliandolo per i piedi lo strascinarono nel' mezzo di piazzia, doue già congregata infinità di popolo, ciascuno reputaua far' gran fauore al' Rè, chi più maggiori sporcizie gli faceua, con orinarli in bocca, si huomini, come Donne &; e dopo essere stato due ore in preda al' popolo, uscirono di Palazzo sei neri spediti dal Rè, e dal' consiglio; arriuati al' pazziente, gli conficcarono gl'occhi con due chiodi lungi un' palmo, facendogli passare le punte alla collottola, di poi gli posero nel' sesso un' palo, che arriuato quasi alla gola girandolo, più e più uolte, lo ricauarono con' parte dell'interiori, e non contenti di ciò con'una mazza di ferro, ch'è à guisa d'un battaglio di campana, li roppero tutte le congiunture, tanto delle braccia, quanto mani, gambe, e piedi, et in ultimo troncatoli il capo, lo posero sopra d'un'asta, piantata à capo di detta piazza, e legatogli un' grosso legno à i piedi buttarono il corpo nel' fiume. Giustizia ueramente barbara.
Chi ammazza huomo, ò donna, con ferro, ò altro, muore di forca nel' modo sopradetto.
Se si sapesse ch'alcuno si fosse congiunto carnalmente con'una delle Dame del' Rè, fanno morire l'uno, e l'altra conducendoli alla riua del' fiume, ma prima son' condotti alla presenza del Rè, che dopo hauer con mille uillanie rimprouerato alla Dama la sua sfrenata libidine, e l'abuso de i suoi fauori; et all'huomo il poco rispetto portato alla sua real persona, di poi scacciatili con ira dà sè, li riconducono al' detto fiume, e legateli insieme uolte le spalle l'uno, all'altro, con' mani, e piedi, con' un randelletto in bocca, acciò non la possino serrare, li buttano nel fiume con il solito peso. E se si troua colpeuole alcuno, che mandi, ò imbasciate, ò presenti a dette Dame, senza consenso, ò colpa di quella, questi solo è gastigato nel sopraddetto modo, e la Dama resta premiata, et il simile si fà all'huomo per il contrario. Più è premiato ò l'huomo, ò la donna, quando è sollecitato, ch'accusa al Rè, prima chè lo sappi per altri, e questo li fà stare sopra di se, per rendersi difficile il fidarsi l'un' l'altro. Altri delitti come percosse di legno, e ferro, furto, trasgressioni di Leggi, disobbedienza à gl'ordini reali, e simili tutti questi si gastigano con pene di pagare tanti schiaui al Rè, ò denari, ò li confinano fuori del Luogo, doue sono nati, più e meno secondo la grauità dei delitti.
Della ReligioneIn questo Regno come negl'altri dell'Africa non hanno ueruna Religione determinata nè Religiosi, nè predicanti come nell'Indie Orientali, mà sono tutti Idolatri, e chiascheduno tiene una stanzetta in sua Casa, come noi gli oratorij, ò cappelle, doue hanno diuersi Idoli di legno, fatti con le loro mani, quasi tutti con le corna, occhi, e bocca storta, di maniera, chè quanto più sono deformi, tanto più sono adorati; Tengano anco in gran uenerazione le teste de i Coccodrilli, di Capre, di Lucertoloni secchi, ossi d'Elefanti, gusci di testuggine, e simili altre uigliaccherie, alcuni adorano 'l sole, altri la luna, e particularmente le Donne, ch'al' far' di quella, fino che dà splendore la notte uanno cantandoli canzonette, accompagnati dà i balli, mescolate con huomini fin' chè tramonta. Sono tutti superstiziosi, poichè non fanno alcuna cosa, che non faccino azione superstiziosa, come sè hanno dà mangiare, il primo boccone lo buttano in terra, se à dormire, rizano un' bastone uicino al' capo, sè hanno da uiaggiare, o ritornare buttano sempre alcuna cosa nel' fiume, e simili. Di più ui sono molti incantatori, maliardi, chè tengano familiarità con i Demonij e sopra tutti sono stimati quegli, chè per tal'arte indouinano, e li pagano, acciò li dichino sè hanno dà restar uincitori alla guerra, e se i negozi, che intraprendano riusciranno bene e simili. Ricorrono ancora à questi nelle loro infermità, e benchè si seruino d'erbe, e radiche d'alberi, tutto ciò mescolano con parole, e segni d'incantesimo. Et io due uolte ho uisto un' strauagante remedio à due, chè caderono dalla cima à basso delle palme, che tirano 'l uino, che essendo da tal' caduta tutti fracassati, e rotti, pigliarono alcune uerghe con le foglie d'un'albero particolare, e quattro, ò cinque persone incominciorno à staffilarlo con esse, e percuoterlo in fin chè da per se si rizzò in piedi, e si messe à fuggire.
Del modo di uestireTutti la gente dell'Affrica, si huomini, come Donne uanno nudi, e scalzi col' capo squoperto, e ben'uero, ch'in alcun' Regni, e Paesi, si quoprono le parti uerende con'un' pannetto fatto di palma, ò bambagia, legato sotto 'l bellico, fino al' ginocchio, ò al' più fino à mezza gamba; Mà in questo Regno d'Ouere tirato 'l Rè et i Fidalghi, et alcune Donne più mature, chè si quoprono come sopra, tutte l'altre Donne, e giouani uanno nudissime, anzi di più, doue le nostre s'accomodano il capo, queste s'adornano le parti & cingendosi i lombi con' una collana tessuta di margheritine di uetro, che fanno à Venezia, facendola passare per dinanzi, quiui pongono un' specchietto con coralli, ò pure due sonagli, ò altre cose tenute dà loro in maggiore stima.
Diabolica inuenzioneGli uomini di questo Regno, e per lo più tutti gl'Affricani sono oziosissimi, nê si occupano in altro, ch'in bere, conuersare, pigliar tabacco in fumo, non essendoui arte alcuna, eccetto quattro, o sei, che lauorano il ferro, facendo freccie, daghe, e zagaglie. Le donne poi trauagliano panni finissimi di palma, e di bambagia, stuoie, e uasallame di terra per uso quotidiano delle case. Queste negoziano, uendano, e barattano non solo nella Città, mà uanno anco fuori con le Canôe à i mercati, che fanno in quelle parti, e di tutto 'l guadagno, chè fanno; sono obligate dar la metà al suo huomo, e dall'altro gouernar sè, e i suoi figlioli sè ne tiene, di sorte, che i loro huomini non si pigliano un minimo pensiero, di sostentare le madri, e i figlioli; e perciò usano la pluralità delle Donne, perchè intanto uno è più riccho dell'altro, in quanto ne tiene maggior numero, le quali restano sempre, come schiaue di quello, à cui i padri loro glie l'hanno date come moglie, e sè si fuggano, ò si partano da esso, sono seueramente gastigate; et acciò, chè nessuna si possa dolere; hanno per legge di stare un' di, e una notte, con'una, e così uanno in ruota dalla prima all'ultima, nî può l'huomo preuaricare quest'ordine, senza porre gran confusione, e grida trà di loro, donde se nasce, che stanno in continua guerra, e molte di loro disaffezzionandosi, dall'huomo, et anco per non potere digiunare tanto quanto richiede il giro, si prouedano abbondantemente del rimêdio: mà sapendosi ciò dall'huomo uà subito ad accusarla al' Rè, e quel' tale chè si giace con la sua donna uien' condannato à pagare al' Rè uno schiauo chè, perciò manda à porre d'auanti la Casa del' colpeuole un' palo di ferro' con la sua impronta, che uol' dire irrefragabilmente essere debitore di pagarli in termine di 24 ore uno schiauo, e se spira il preciso tempo senza hauer satisfatto tante quante uolte passano 24 hore, tanti schiaui moltiplica da pagarseli. Accostumano queste tali donne, quando hanno da partorire, o hanno i loro tempi di separarsi subito da i loro huomini, uscendosene di casa propria, se ne passano ad un'altra, chè chiamano la casa del' Sangue, chè generalmente sono in ogni uicinato, e quiui se ne stanno quei giorni di purga, se gl'occorre uscir fuora, fuggano per ogni modo di uedere la faccia del suo huomo, e di non passare per quel' sentiero, che conduce alla casa di quello, nè tampoco non entrano in chiesa, nè in ueruna casa in tal' tempo, tenendo per certo, se facessero il contrario, chè morrebbe di mala morte quel' tale, di cui è la casa doue entrassero. Subito, chè hanno partorito se ne uanno con la creatura à lauarsi al' fiume, il che continuano fare per molti giorni, di poi così purificati sêne tornano alle proprie case; e tutto il tempo, chè danno il latte, fino, chè la creatura butta i denti usano dipingersi il uiso, le braccia, et il petto di color' rosso, portando in mano un' panno, come un' fazzoletto tinto del' medesimo colore; quando poi la creatura incomincia à mettere i denti, mutano nel medesimo modo di color rosso in bianco, e così seguitano finchè habbia finito di metter tutti i denti. Per ordinario usano di dare il latte à i loro figlioli fino al quarto anno, non li fasciano, nè adoperano culle, come noi altri, ma così nudi sciolti li pongano in terra sopra d'una stuoia, e per lo più li pongano sotto un pannetto di paglia, ò di bambagia, con il quale (quando uanno fuora, ò a negozziare, ò à uogare nelle Canôe) sempre si legano il figliolo sotto le reni, come rannicchiato tenendo le gambe sopra i fianchi della madre, e le mani sotto le sue braccia; si chè resta tutto quoperto eccetto la testa, e perchè molte di loro hanno le poppe grandi, senza sciogliere il figlio, gli buttano la poppa sopra la spalla, e quantumque caminimo, ò lauorino, il bambino può poppare ogni uolta, chè uogliono. Ogni mattina nel' tempo, chè danno il latte a i loro figlioli fin' all'età di trè, ò quattro anni, accostumano lauargli al fiume, ò nelle proprie case, in una Catina grande di legno, e dopo, chè gl'hanno lauati, gli pigliano per i piedi, e con' il capo all'inggiu per tre uolte gli tuffano nell'acqua, in quel' mentre gli percuotono con le mani in pugno tutte le congiunture, per il che quei poueri bambolini, piangano, e gridano, chè muouono à compassione, chiunque li sente, e questo fanno, dicolono loro, chè quando sono grandi rieschino, più forti, e ualenti nella guerra.
Di quel che seminano per uiuere, e di quel che mangianoPer ordinario questa Gente è di poco nutrimento, e quando mangiano non usano tauole, nè touaglie, nè cucchiai, nè forchette, nè simiglianti lindure, mà li loro sgabelli è la terra sopra d'una stuoia, il lor pane è una radica, chè fà sotto terra, chè chiamano igname, et altra l'addimandano mandioca, e d'una frutta, chè la dicano banana, non accostumano più d'una uiuanda, che è un poco di pescie il più delle uolte affumato, e uerminoso, e questo è anco regalo generalmente, poi mangiano carne di coccodrilli, d'Elefanti, di cani, e simili sporcizie, perchè il Paese non dà altra carne domestica, sé non d'alcune poche galine, chè sono piccole e dure, e gl'oui, chè fanno non gli mangiano, se non tengano dentro il pulcino, hanno ancora alcune poche capre, chè tanto queste come le galline, le guardano per uenderle, à i Portughesi, ò altre nazzioni coi nauilij. Il Rè poi mangia il medesimo pane, e pescie, e qualche uolta nê ha del fresco. In quanto alla carne, mangia delle galline domestiche, alcuni uccellami del'paese, carne di porci Cignali ed'Impecazas, chè gl'ammazzano i suoi cacciatori. In quanto al' bere, il Rè e tutta la gente beue il uino di palma.
Del dormireTutti generalmente dormano in terra sopra d'una stoia, e benchè di tutti tempi ui si muoia di Caldo, sempre la notte tengano il fuoco à i piedi, né stanno senza lume, il Rè dorme nel'letto con'un solo materazzo, sopra del'quale è disteso, un'tappeto sottile, non usa però lenzuola, ma un'sol'piumaccio per il capo, pieno di certa materia che fà la palma, che uiene ad esser fina come lana con il cortinaggio di serafina rossa. I Fidalghi uecci, e più anziani fanno un'muricciolo di terra, grande, e largo, per doue ci possa dormire comodamente una persona, e questo sarà alto dà terra un'braccio, con'una stoia, o due, o piu secondo la uecciezza loro.
Dell'infermitàQueste genti ordinariamente hanno lunga uita, et io ho conosciuto molti, che passauano cento anni, e trà questi il Generale del Rè, che l'ho lasciato uiuo, che passaua cento uenti, et ha hauuto sei cento tanti figlioli trà masti, e femmine, trecento cinquanta sei ne ho conosciuti. L'infermità loro per lo più sono di bobas, chè uuol dire in lingua nostra mal'franzese per la quale restano huomini, e Donne stroppiati, et impiagati, molti muoiano ancora e piccoli, e grandi, di uaiolo, chè chiamano loro Becicas. Vi è un'altra sorte d'infermità, che chiamano ter Biccios, che uuol dire flusso di corpo, chè per medicamento usano lauarsi con acqua calda il sesso, e porui dentro pezzette d'agro di limone, e con tutto questo molti ne muoiano. Vi è di più un'altra infermità, chè pur la chiamano Biccios, et è, chè entra per la uita un'animaletto senza che un'sen'accorga, trà una pelle, e l'altra, il quale, doue si troua, ò nelle braccia, gambe, e petto, causa gran'pizzicore, et infiagione, chè uenendo à capo, come una bolla, comincia a cauar fuori la testa, et all'hora dà gran' dolore, perchè d'animaletto piccolo quanto una pulce, e meno, si uiene a formare, in spazio di 15 giorni un uerme lungo più d'un'braccio, e sottile, come, una più sottil corda, chè sia di chitarra, et all'hora, chiamano, ò un huomo, ò una donna pratichi à tirarli fuora, i quali pigliano, un'fuscelletto, e dalla testa incominciano ad auuoltarlo, che à poco, à poco esce fuori, e se si rompe, ritorna in dentro, e fà noua testa, sè nò, si conuerte in postema, e si muore, e ui si trouerà alcuni che ne hauerà uenti, più, e meno, nel'medesimo tempo. Hanno le febbre come le nostre, e queste le curano con le stregonerie.
Delle recreazioniLi strumenti di questo regno, come degl'altri, sono alcuni tamburini fatti d'albero uoto, come uno staio, lungi più, o meno, i quali son'coperti con pelle da una sol'parte, dall'altra son' coperti di legno. Quando li suonano i sonatori stando à sedere, sèli pongano trà le gambe, seruendosi delle mani in luogo di bacchetta. Questo essendo il principale strumento, serue à tutte le recreazioni di ballo, e canto. Vi sono altre simili à questi, che stanno nel'cortile del'Rè, i quali sono assai lunghi, e grandi in numero di cinque, ò sei, chè seruono per campane, essendo la medesima disugualità nella grandezza, come sono ne i nostri campanili, ma questi stanno in terra, e quello, chè le suona si serue di bacchette, come noi à i tamburi, e nessuno altro lè può sonare sè non questo, chè hà la carica, il quale anche egli non le può sonare senza l'ordine del'Rè, e dalle sonate, chè fanno tutto 'l popolo conosce se suona à festa, ò allegrezza, à guerra, à fuoco, à consiglio, e simili. E questo suono si sentirà per tutta la Città. Vi è ancora una sonata di questi tamburi particolari, chè ogni festa intincta al ballo chi uuole andare, e questo lo fà fare il Rè in un Cortile del' suo palazzo.
Del CantoIl canto è in questa maniera. Si pongano à sedere quattro, ò cinque sonatori con'il lor' tamburino, come sopra, e quano suonano, cantano alla loro usanza, ariette, ò canzone in suono tanto suaue, che rappresentano agl'uditori un concerto di cani, quando abbaiano, et urlano.
Del BalloLa disposizione del ballare è, chè tutte le donne si pongano addirimpetto ai sonatori, e gl'huomini dalle bande sei donne per uolta si pongano in questa positura. Si chinano curue con'le braccia distese al' petto, con le mani messe in un' sol' pugno, nel' mezzo di esso cauano il dito grosso della man' destra, mouendolo à tempo di suono, con i piedi congiunti nell'estremità dei diti maggiori, disgiungendo, e congiungendo alternatiuamente i calcagni, danno il moto alla uita il tempo al ballo e uanno così, fino, chè arriuano al'luogo de Sonatori, e cantatori, e rizzatesi li fanno un bell'inchino, e doue erano le prime, tornato l'ultime, e così fanno tutte l'altre; à tal' foggia di ballo sudano, e perciò un'huomo da un' lato, e un' dall'altro uanno seguendole con' fargli sopra le reni uento, con una coda secca di uacca, che tengano in mano, ò pure con una rosta della medesima pelle, fatta in forma rotonda, e larga per ogni uerso un' palmo, e mezzo, e questi accompagnano il medesimo canto de i sonatori, dal'luogo doue si partano fino à i sonatori, chè sarà lo spazio poco più di uenti braccia, ui pongono di tempo un grosso quarto d'hora.
Questi, e simiglianti balli usano fare ancora nelle strade publiche in diuersi luoghi della Città si di giorno, come di notte, e dureranno fino à giorno. Questi balli si fanno d'auanti le case di quelli, chè conducano à casa nuoua donna, e quando il Rè fà un' Fidalgo, ò quando qualche d'uno ha riceuuto qualche singolar fauore, all'hora si radunano tutte le donne del' parentado, chè cantando, e ballando, e saltando uanno per la Città sin'chè arriuino alla casa di quel' tale, per cui si fà la festa, e questo dura otto giorni, continui di, e notte, in quel' mentre beuendo s'imbriacano &.
Accostumano ogni girono della Settimana, chè un' fidalgo di Camera grande tenga, diremo noi, corte bandita; poichè radunati nel' suo cortile chiunque ui uuole andare, si pongono tutti à sedere sopra le stoie conforme a i gradi di ciascheduno, e parlando, e conuersando ad alta uoce il fidalgo dà ordine, chè uengano alcune frutta secche, chiamate da loro Monomus, simili alle nostre nocciole, e fattele distribuire à ciascheduno la sua porzione, fà uenire il uino di palma, e gli fà dare da bere in bicchieri grandi di legno, e d'auorio, e beuano tanto, che quasi tutti escono fuori briachi, e così fanno uicendeuolmente tutti gl'altri Fidalghi, e quello, chè hà piû numerosità di popolo nella recreazione, è piû stimato, e mostra hauer più aderenza nel' popolo degl'altri. Nella nascita del Rè, ò nel' giorno del' suo nome, ò in memoria di Vittorie ottenute, e simili.
Un de più bizzarri Fidalghi forma uno squadrone di 60 persone tinte nella faccia, nelle braccia, e in uarij luoghi con' diuersi colori, (come si è detto sopra nella guerra) le quali con la daga nuda in mano, se la battano l'un'l'altro, ad uso di moresca, e tutti in truppa col' Fidalgo innanzi uan correndo, e cantando canzioni in lode del' Rè, il quale se nè stà à sedere nell'cortile dell'udienza aspettandoli, e giratolo trè uolte si fermano, con gridi di giubbilo, et allegrezza, all'hora il Rè fà un' cenno, chè tenghino silenzio, con dirli qualche parola di ringraziamento, in lode della loro brauura, gli fà dare da bere: beuuto, chè hanno tornato à correre per la Città, saltando, e gridando, et à ogn'hora ritornato nel palazzo, chè ancor, che il Rè non assista come la prima uolta, fanno la medesima ceremonia, con la medesima beuuta, e durano dalle 24 hore alla mattina. Questa mattaccinata la tengano, come à noi la giostra. Usano ancora giocare, e ballare sopra i trampoli, alti otto braccia in circa, chè rende stupore 'l uedere con'chè agilità si uoltano, e caminano, e quello e di marauiglia giocano con la daga alla mano, quantumque tenghino i trampli sotto le braccia, e questi sono tutti coperti di palma semplice, con'il uiso mascherato con le corna, e uanno ululando con sforzo di uoce, chè paiano ueramente Demoni.
In quest'occasione di ricreazione usano anco altri strumenti, chè sono alcune basie, che sono catinelle d'ottone sottili, chè li portano i portughesi, chè tenendone una in mano, con' l'altra la battano, cioè con' una bacchetta. Usano ancora campanacci da Vacche, corni d'auorio, e simili, mà questi si suonano solamente quando il Rè esce per andare in publico, e quando ritorna nel' Cortile.
Che cosa sia quel pane, che si mangia in quei paesiPer pane si seruano d'una radica, chè la chiamano Igname, chè fa sottoterra, come sarebbe à noi le barbe di bietole bianche. Questa barba di fuori apparisce nera, e si cucina, ò lessa, ò sul fuoco, e nel mangiarla, ha il sapore di castagne cotte. Vi se ne troua un'altra chiamata mandioca, lunga, e grossa, simile à i nostri ramolacci, e si cuoce nel' medesimo modo, et è più dolce della prima, chè pare zuccherata, e l'una, e l'atra è di gran nutrimento, ma però non fanno semi, e quando uiene 'l tempo di seminarle; dall'una, e l'altra, ne fanno molti pezzitti, ponendoli sotto terra, distanti à proporzione, uno, dall'altro, che in poco tempo mandano fuori le sue foglie, e generano le sopraddette radiche. Vi è ancora un albero, che chiamano banana, il quale fà un' fusto agguisa d'un' grappolo d'uua, grande un braccio, e mezzo, e doue quello butta i grani, questo manda fuori certi baccellini, i quali crescono più d'un citriolo, in numero di dugento, o trecento, che tiratali la scorza, la quale è come quella de baccelli, s'arrostisce sopra la brace, e si mangia in luogo di pane, e questo è di gran' nutrimento; questo grappolo tagliato dal' fusto è uerde, e si mangia come sopra; Di lí à otto gironi diuenta tutto giallo, e maturo, et all'hora si mangia crudo, ò pure lesso, dando il sapore di cotognato. Ci nasce del grano turco, così chiamato quà, lo pongano sul fuoco, il quale quando ê arrostito, se lo mangiano.
Del vino, e olioVi sono palme in grandissima quantità, la più alta grandezza di Loro, sarà quanto, il più alto cipresso, che sia in Italia, e dà queste cauano il uino, che loro chiamano di palma uergine, è di colore bianco, e dolce, simile all'orzata. Salgono sopra queste palme in quel modo appunto come si caua i paperi in alcune feste di questi Paesi: et arriuati alla cima tagliano rasente all'albero di quei rami più teneri, che subito cominciano, à buttare fuori il uino, come fanno le uiti dopo potate, che buttano l'acqua, e à quanti rami tagliano, à tutti ui legano sotto una zucca, capace di tenere due, ò tre fiaschi l'una, e ponendouele la sera, uanno la mattina per il fresco à pigliarle, e le trouano piene. Questo uino di poi cauato, di un giorno, e una notte, diuenta acetoso, e non si puo più bere. Questa medesima palma fà una gran' quantità di frutti, che sono grossi, come poponi; questi sono pieni d'acqua dolce, che pare inzuccherata, et all'intorno del' guscio, tiene una midolla bianca, e grossa poco più d'una piastra, che nel' colore, e sapore è più della nostra mandola: la sopraddetta acqua si beue per rinfrescare, perchè è molto saluteuole.
Vi è altra sorte di palma più grossa, et assai più bassa della prima, che pure dà il uino, che chiamano bordone, questo non è così dolce, nè tanto bianco, come quel' di sopra, anzi nel' principio si rende dispiaceuole al gusto, à chi non è usato à beuerlo. Mà in quanto alla sanità, è migliore del' primo. Hor di questo uino sene troua in abbondanza in questi due regni, e negl'altri circonvicini, e quella gente nè è golosissima e ne beuano senza misura;
Di più ui è una palma grossa più dell'altre di sopra, alta cinque, ò sei braccia da terra, dal cui ceppo, escono i rami diritti, che dà una parte, l'altra, sono spinosi, e pungano malamente, e trà i medesimi rami, nasce un fusto lungo due palmi in circa, pieno di grani grossi come ceci, e ciaschedun'grano, uiene grosso poi quanto una castagna, quando sono uerdi tengono il colore di pagonazo, et all'hora sono maturi, e stagionati, quando si mutano, mezzi gialli, e mezzi rossi, facendo una figura di pina, grande quanto un' grosso cocomero. Questi così maturi gl'aprano, e dentro sono pieni d'una materia, come stoppa gialla, ma crassa con un' nocciolo come d'oliua, chè tiratolo fuori pongono il resto di detti frutti in alcuni tinelli di legno, li pigiano con' i piedi, come noi facciamo il uino, di doue n'esce un' certo liquore giallo, chè serue, come à noi l'Olio, e per questo si chiamo Olio di palma. I noccioli li stiacciano, e mangiano come noi le mandole. É uero, chè il benignissimo Iddio non gl'ha dato, nè uiti, nè uliui, nè grano, nè lane, nè pietre per far' case; ma la sua magnificenza l'ha prouisti d'un'albero, che senza alcuno, ò poco trauaglio, gli somministra tutte le sopraddette cose.
De fruttiOltre i frutti di palma, uene sono ancora alcuni prodotti dà alberi, altri dà piante: quelli d'alberi sono diuersi, come l'Inguaida, chè sono simili ài nostri limoni ordinari, e dentro sono rossi, e granellosi, come i fichi brugiotti, e questa frutta è buona al' gusto, e rinfrescatiua, chè però mangiata uerde stagna, ascameras.
Vi è altro frutto poco più grosso della nocciola, in forma rotonda, et il guscio assai duro, mà il sapore è migliore di quella, chè perciò i neri se ne seruano per far' bere.
Vi sono molti altri diuersi frutti d'alberi, mà i più principali sono i sopraddetti, ui si trouano limoni piccoli, melaranci di più sorte, si dolci come agri, belli, e saporosi più, chè i nostri, e tutti fanno nei boschi, senza alcuna diligenza humana.
I frutti di pianta sono tra gl'altri i megliori l'Ananâs, il Chricca; la prima sè fussi in Europa, sarebbe stimata la regina di tutti i frutti, per esser bellissima, alla uista, odorosa, e saporosa, tanto diuersa, e perfetta da ogni frutto dei nostri, che è impossibile descriuerla; la pianta, e la foglia di essa, è come quella pianta, chè noi chiamiamo Spada fetida, questa butta fuora un' fusto con' un' fiore uaghissimo, il quale uà crescendo in grossezza come una pina, et arriuato alla sua perfezzione, n'esce dalla cima della frutta una corona delle medesime foglie, chè è la pianta, sotto la frutta poi ui nascono all'intorno, i figlioli della medesima, con l'istessa corona in cima. Dicono sia di qualità assai calida, e pero costumano quei, che attendano alla sanità mondarla, e tagliarla in pezzi, ponendola nell'acqua fresca, con un poco di sale, doue stata mezzora la mangiano.
La seconda poi dà un frutto come i piselli, ò uero oruiglia, la quale mentre è fresca si mangia la scorza insieme con i grani, chè tiene dentro, è molto aromatica, mà stando cotta due, ò tre giorni, di uerde, chè è, diuenta rossa, et all'hora la scorza diuien' dolce, e tempera alquanto, quell'aromatico, ch'haueua; I suoi grani li seccano, e seruano come à noi i garofani.
I Portughesi ne portono in Lisbona, doue sono molto stimati. Vi è cardamo assai più grosso di quello, chè fà nell'Indie: del pepe ancora, mà minuto, come granelli di miglio: di più una sorte di radiche simili à i fiori, chè noi chiamiamo anemoli, le quali hanno l'aromatico in sommo grado, chè ponendone (in una pentola di carne, ò di altra uiuanda) ogni poca, gli dà un condimento più che il pepe, ò il garofano. Vi sono molte erbe medicinali, come quantità di salsapariglia, alberi che fanno la cassia, Legno Santo, et altre infinite piante, come accenna il Mattiolo.
Dei colori e tinteVi è molti alberi, le radiche, e la scorza dei quali, tingano in tutte le sorti di colori. Siche quelle genti, quando uolgiono tingere (come per esempio di rosso) uanno à quell'albero, ò radica, chè naturalmente li dà il rosso, e simili. Questi le fanno bollire nella semplice acqua, doue poi danno il colore perfettissimo, à quella roba, chè uolgiono tingere; come si uede nei panni, di palma, ò bambagia.
Vi è un'albero trà gl'altri, chiamato Faccûlla, il fusto, e i rami del' quale tinge in colore scarlatto: gl'Olandesi, et Inglesi lo stimano molto. I Portughesi poi lo tengano in tanta stima, chè non lo possono estrarre, e portarlo à Lisbona senza licenza espressa dei Gouernatori, ò di S. Tommè, ò d'Angola, con' ordine di rassegnarlo al' magistrato della Casa d'India di Lisbona; ui è tanta quantità di legno uerzino, chè se ne seruono per abbruciare.
Degl'odoriVi è un' albero, chè fà alcune coccolette simili alla galla di Leuante, chè le pestano in poluere, la quale buttandosela sul' capo, e le donne sopra la uita, dando così fatto odore di fragranza, chè si sentirà lontano trenta braccia. Vi è di più un erba, chè ha le foglie simili ai mughetti, tenute in mano da quei mori, ò legatesele alla uita, gettano un'odore tanto suaue, e trato, che supera di gran' lunga il mustico, e Zibetto.
Vi hanno lo zibetto, e di questo non se ne seruano, perchè i sopraddetti odori lo superano, e per l'interesse ch'hanno di uenderlo ai Portughesi.
Sopra tutti gl'odori, chè questa gente seluaggia apprezza, è il nostro Aglio portatoli d'Europa: di sorte, chè per uno spicchio di quello, lasciano, e danno ogni altra cosa odorifera, e quanto più puzza, è più da loro stimato portandolo in mano, ò legato al' collo.
Degl'uccelliDissi già nella descrizione dell'Isole, la quantità, e uarietà d'uccelli, chè si ritrouano in quei Paesi, oltre à i quali, quiui se ne troua una sorte grande come Grûe, il quale hà il corpo bianco, l'ale, e la coda nere, col' becco grosso, e lungo un palmo; I Portughesi dicono esser' questi, Pellicani, non uolano molto, e per lo più stanno in terra, e si addomesticano facilmente: noi, chè ne haueuamo due, il giorno andauano per la Città buscandosi 'l uiuire, e la sera tornauano à casa, e questi ce l'haueua dati il Rè. Vi sono molti struzzi, e molti altri diuersi da i nostri, chè non uolano in aria. Come sono quà l'anatre, e l'oche.
Di più ui sono delle Garze, chè i Portuguesi stimano molto le penne di tal'uccello.
Degl'animaliIn quest'Isole, non ui fanno Elefanti, nè Leoni; mà sì bene in terra ferma. In uece dei quali, ui è gran' numero di Tigre, Pantere, Gatti pardi, Coccodrilli, si d'acqua, come di Terra. Quei d'acqua sono quêgli, chè sono quà per le spezzierie, e questi i neri non gli mangiano; quei di terra poi sono molto differenti in ogni cosa, tal chè gli chiamerei piû serpenti, che coccodrilli. Questi gli mangiano, come noi quà la carne di castrato. Vi sono Vacche saluatiche feroci, chè hanno le corna, come le Bufole, e queste si mangiano, e sono buone. Vi è quantità di animali, che chiamano Garzelle, simili a i Caprioli piccoli, e queste sono buonissime à mangiare. Vi sono Gatti d'Algaglia. Quantità di serpi piccoli quanto i nostri, et' altri tanto grosi, e lunghi, chè chi non le uede, è difficile à credersi, e questi pure se le mangiano. Vi sono moltissimi lucertonoli, lunghi un' mezzo braccio, et altri come nostri ramarri, ma di diuersi colori, chè pongano à stomaco chiunque li uede, e questi stanno in gran' numero per le case, e non mordano nessuno. Vi è un diluuio di formiche, e un'infinità d'animaletti diuersi, molesti, e pestiferi.
Finalmente ui si troua gran uarietà di Bertuccie, tra le quali, ui è una tale chè chiamano huomo Saluatico, il quale per ordinario camina ritto, et è grande si il mastio, come la femmina quant'un' huomo; Habita ne i boschi. Tiene il pelo rado, senza coda, e quando fugge pone le mani in terra, il mastio tien' la barba, e la faccia rotonda, come la femina, hanno gran' forza nella pianta della mano, chè se possono cogliere un'huomo lo tirano in terra, e qualsiuoglia cosa, chè possono hauere con le mani le slanciano lontano contro quegli, che tentano il prendergli, si rende pero difficile hauergli uiui, eccetto quando sono piccoli per essere uelocissimi nel' corso, et agili nel salire sopra gl'alberi, all'hora, chè si uedono in saluo, battano una mano con l'altra, ridendosi dei loro persecutori, come se fossero capaci di ragione. E chi se ne dubita per questa altra riproua. Questi conducano i loro figlioli à quei luoghi doue fà l'Igname, che è quella radica, che serue per pane, e cauatane di sotto quella quantità, che par à loro sufficiente, la partiscano in tante dozzine numerando, in lingua d'Ouere, uno, due, tre, infino in dodici; fatta la dozzina la separano, e poi tornano alla massa, à ricontare nel' medesimo modo, sichè uengono a compire il numero di più dozzine tutte separate dall'una, e l'altra. Le dozzine dei più grossi, e belli, li pongano da una parte, i piu piccoli dall'altra; fatto questo accennano ai loro figlioli, chè uadino à pigliare la loro porzione, se questi danno di mano à i piu grossi, subito gli pigliano, e ponendogli sopra le loro coscie, con le mani le sculacciano molto bene, come fanno quà le madri a i loro banbini; talmente chè gridano, e piangano, come sè fossero creature humane; d'onde apprendano, chè rimandandoli di nuouo come sopra, non tornato à pigliare i grossi, ma quei piccoli: Di poi si caricano tutti per nasconderli sotto terra nel' bosco, e gli guardano per quando non trouassero altro dà sostentare. Quest'animale non l'ho uisto, mà il Rè, con uarij de suoi Fidalghi, m'hanno significato il tutto, e fatto parlare, con molta gente che gl'hanno uisti. Il medesimo Rè m'haueua promesso di farmelo uedere, ò uiuo, ò morto, preso: il chè non successe, benchè il ui habbia dimorato sett'anni, per le grandi occupazioni, e uiaggi, chè mi conuenne fare per l'obligo delle Missioni.
Il modo di pigliar et ammazare i sopraddetti animaliOrdinariamente s'uniscano dieci, ò quindici persone, le quali per tale effetto, uanno alla caccia, non con altri strumenti, chè con frecce, e zagaglie auuelenate, la punta delle quali basta, che entri un poco nella pelle, e facci sangue, che subito cadano morti, quantumque sieno Elefanti, Leoni, Tigre, e simili. Usano ancora fare una buca grande, e fonda, cuoprendola di rami d'albero, postoui dentro un' caprettino, ch'al' suo belare, uiene la Tigre, o la Pantera, e qual' si sia altro animale, corrono affamati alla uoce di quello, pensando di caminare sul' sodo, cadano nel' fondo, doue con le medesime zagaglie, e freece l'ammazzano; Dopoch'hanno morto alcuno di questi animali, ritornano alla città, cantando, e gridando al' lor' costume, se ne uanno addirittura à Palazzo per presentarlo al' Rè, e dopo hauerli lodati, e ringraziati li fà dare da bere del' solito uino di palma, ordinandoli di menarlo à mostra per la Città nel' sopraddetto modo, e se il Rè ha gusto di pigliarlo, lo piglia; se nò rimane à quello che l'ha morto, e dopo hauerlo scorticato si piglia per se la pelle dando agl'altri la carne per mangiarsela.
Dei veleniVi sono molte Erbe, e radiche uelenose, le quali prese per bocca, ò dato il sugo in beuande, ò beuanda, muoiano. Ma però ui è qualche rimedio, et io con l'oruietano ne ha guariti dimolti. Vi si troua un'albero, le di cui radiche uolte à Leuante sono uelenosissime, l'altre che tiene à ponente, seruano contro al'ueleno delle prime, e contro ogn'altro ueleno, è tanto pestifero il ueleno di quelle uolte à Leuante, chè non si troua medicamento nessuno, eccetto le controradiche proprie. Pigiano queste radiche, doue n'esce un' sugo nero, come inchiostro, nel' quale intingano la punta della freccia, ò zagaglia, tenendo sempre addosso su la carne la contra radica, senza la quale caderebbero morti. E di questo se ne seruono per andare alla guerra, ed' à pigliare tutte le sorti d'animali. Hò fatto grandissima diligenza, ancora con' il Rè, di conoscere quest'alberi, e d'hauere l'una, e l'altra radica, non è mai stato possibile poternela, né conoscere né hauere; ne tampoco negl'altri Regni, perchè a i Bianchi non la uolgiono insegnare.
Della stagioneIn tutta l'Affrica, non ui è mai freddo, per il contrario un caldo eccessiuo: e particolarmente dà Nouembre sino à Marzo, nel' qual' tempo mai ui pioue, dà Marzo fino à tutto ottobre la stagione è più comportabile per le piogge continue. E per questo gl'alberi sono sempre uerdi, e l'erbe fresche. Quando cascano le foglie, appena uno sen'auuede, come quà à noi gl'uliui, e i Lecci. Nei mesi di pioggia cadano moltissimi folgori, accompagnati da orribili tuoni: de i quali temono grandemente i neri, fuggendosi nelle grotte, dicono essere guerra per aria.
Delle mercanzieIn questi due Regni, et in altri luoghi circonuicini, uengono i Portughesi, et Olandesi, di rado gl'Inglesi per far negozio di schiaui, denti d'Elefanti come sopra nell'altro discorso. Per contraccambio poi danno ferro, maniglias, panni lini, tele d'Olanda, e anichini, panno scarlatto, cataluffe, e simili. Sopra tutto stimano il nostro corallo, lungo e non rotondo; et una pietra chiamata Lauhecca, di più tabacco sodo, margheritine, et altre cose di Christallo, che si lauorano a Venezia, sonagli, campanelli, scacciapensieri, e zufoli, e contutto, che a noi siano bagattelle, loro le stimano sopra modo. E i marinai che portano queste robe, ui fanno buonissimi guadagni.
Del denaro, che usano spendereI denaro di questi Paesi sono alcuni chioccioletti rotondi, e piccoli, che si chiamano Bûgios; questi uengono dall'Indie Orientali in bariglioni. I Portughesi, et Olandesi li comprano à peso: con dodici mila di questi si compra uno schiauo, il quale numero empirà circa uno staio de nostri. Con questa moneta si compra, e si uende ogni cosa, ancora in minuto, come facciamo noi dei quattrini neri. In Angola, e nel Congo, e in tutti quei regni circonuicini usano altra sorte di moneta simile a questa, che chiamano Zimbos. Questi sono certi chiocciolini più minuti e lungi de i sopraddetti. Si pescano nella costa d'Angola. La spesa d'uno schiauo con barattare dette robe ascenderà in nostra moneta cinque scudi. Donde li uenderanno ottanta in circa. E quando era aperto il passo per Bono Aere quiui li uendeuano cinquecento pezze da otto, che ai Portughesi sarebbero costati lâ, poco più di uenti scudi, cioè quegli che uengono da Ouere; e leuandli d'Angola quindici.
BREVE TRATTATO DEL REGNO DEL' BENINO
Il regno del Benino dicono essere di grandezza più di cento leghe, è poco popolato per esser la maggior parte di esso deserta: per lo chè né ài Portughesi, né àgl'Olandesi è permesso comprare, né estrare dal' Regno huomini schiaui, uolendosene seruire 'l Rè per la guerra, mà solamente le Donne. La Città doue habita il Rè è grande una uolta più di Fiorenza, e le strade sono larghissime, è numerosissima di popolo. Le case sono fatte di terra rossa in piano, e senza finestre, chè rispondino per di fuori, anchorchè la terra dà per se sia rossa, gl'aggiungano una tinta di rosso di nuouo, egli danno un lustro, che li dà bellissima uista. Il Palazzo del' Rè, è poco dissimile alla forma di quello d'Ouere, mà molto più grande, e copioso di Stanze, è fabricato di terra in piano, come l'altre case, e tanto questo, come quelle coperto di rami di Palma, come ordinariamente si usa in tutti quei Regni. Tiene alla guardia della sua persona molta gente, e stà con molta grandezza, et ostentazione; poichè non si lascia uedere ad alcuno, eccetto, ch'alle sue Donne, et à otto, ò dieci più familiari, i quali danno ad intendere al popolo chè non mangia, e non beue, e però è venerato come Dio, e questi hanno persa la uita, se dicessero chè mangiasse, ò beuesse. Mentre dà udienza, stà in' luogo, chè parla, uede, e non è uisto, come stanno le monache quà da noi, e quando esce per la Città uà chiuso, o serrato in una bussola, ò seggetta grande, riccamente guarnita di drappi e gioie con le sue grate, per le quali uede, e non è uisto: portandolo sopra le spalle 4 persone, accompagnato con numeroso seguito di Fidalghi, à cauallo, e gente à piee, armati di frecce, e zagagli.
Eleggono questo Rè nel' sopraddetto modo d'Ouere. Ma il Gouerno è molto differente dà quello, e dà tutti gl'altri, essendo stimato 'l più pulitico, e ben gouernato regno, chè sia in tutta l'Affrica; e ueramente è così, perchè non ho uisto, nè inteso, chè nessuno di quei regni, ò potenti, siano simili nel' reggimento à i nostri d'Europa.
In questo Regno ui è d'ogni sorte di frutte, e d'uccellami, come nell'altro d'Ouere; mà in questo ui è di piû, uacche, Capre, e Caualli, mà piccoli e bizzarri, senza ferrargli, nè usano sella quando caualcano, mà in suo luogo, un panno, ò drappo, conforme al grado della persona.
Vanno tutti nudi, eccetto nella città, chè la gente più graue, si cuoprono con un' panno di lino, o taffettà dal' bellico fino à mezza gamba; i Fidalghi poi dopo posto un' panno bianco dal' bellico fino al ginocchio, ui pongano sopra un taffettà di quel' color, chè uolgiono, chè dalla man sinistra arriua fino a i piedi e dalla destra legandolo fanno alcuni nodi dell'istesso drappo, chè uiene à formare, come un gocciolone, e quello, chè ui fà più nodi, e lo strascica per terra, è tenuta maggior pompa. Ordinariamente non uanno mai fuori di casa, se non a cauallo, mà singolarmente poi, quando uanno à palazzo, non possono andare à piedi. Il' freno de i sopraddetti caualli, è una corda di palma, come una cauezza.
Sono tutti Idolatri, e tengono per certo, che morendo, l'anima goda l'Immortalità, mà pero bisogneuole di quelle necessità, come se il medesimo corpo uiuesse, et à questo fine ammazzano alcuni serui, e shiaui, acciò si come in questa uita gli seruirono, così uadino nell'altra à riseruirgli: e sotterrando 'l morto, con fare una fossa, ui lo dipositano, mettendoui molta roba mangiatiua, uino di palma da bere, e panni di seta, di lana, ò lino, conforme al grado del' defonto, e dopo facendo i Parenti, con il concorso d'altra Gente intorno alla detta fossa, allegrezza, e festa, beuendo, e ballando, alcuni neri con una mazza di ferro rompano gli stinchi à quel' numero destinato di gente, chè giudicano douerli seruire in quell'altra uita, e semiuiui gli buttano nella medesima fossa sopra il Defunto, e infine gli quoprano, e quelli, chè restano, piangano la loro disgrazia per non essere stati eletti d'andare à seruire anco nell'altro mondo il loro Padrone.
Tutti hanno le ceremonia della Circumcisione, si come per lo più, tutta l'Affrica. I loro Idoli, sono come quelli d'Ouere, e doue quelli fanno festa, e inclinano ad adorare la luna, questi al' contrario fanno il simile con il sole.
Il Re in particolare il suo idolo è un coruo naturale, il quale dicono publicamente che li parli, dandoli consigli, secondo l'esigenza dei tempi: E quando questo muore, ne piglia un altro in suo luogo, e quello seccato, lo pone nel suo Oratorio dei Diauoli. Accostumano ogn'anno, nel giorno, ch'il Rè pigliò il possesso del regno sacrificarli una fanciulla nobile di sedici anni in circa; E quelli che l'hanno con tal' condizione, ciascheduno dei Fidalghi, non tralascia ogni possibil negoziato, con supplicarne anco il Rè, di dare ed offrire la sua. Reputandosi perciò fauoriti, et honorati sopra gl'altri dal Rè, e tenuti in molta stima dal' Popolo, dandosi credere da così singolare grazzia riceuuta, habbia sempre uiè più a crescere la sua casa in grandezze, Prosperità, &.
In quanto all'armi, ueleni, odori, frutti, et animali, sono come in Ouere: Eccetto, ch'ha di più questo, Leoni et Elefanti.
Fin qui ho scritto più succintamente ch'hò potuto; chè per non tediare chi Legge, tralascio il trattare di Calabara, Arda, il rio de Los Clauos, di Cameròn, dell'Isola di Fernado Poo, del Rio di Grabòm e di molti altri Luoghi doue sono stato, essendo chè tutti in ogni cosa si conformano al' prescritto uiuere.
E tutto questo e dalla Linea per il Norte otto gradi, doue non è stato mai nessuno altro missionario, che si sappia.
Della Linea poi per il Sûl doue è il Regno d'Angola, e del' Congo, et altri Regni non dico niente, supponendomi: ch'altri habbino detto 'l tutto; come anco della Merica, delle Terziere, di Capo Verde, e simili.
13-5-1657 Governor of São Tomé to King of Portugal: arrests J.B. Borel — A.H.U., Saõ Tomé, caixa 2
Señor. Parti desta Corte pa esta jlha de Sam Thome de que S. Mg.de me fes gu.or em 25 de Outubro, e com tres mezes de jornada cheguei ao porto della em 24 de jan.ro. A o dia seguinte desembarquei em terra e tomei posse da Fortaleza São Sebastião e de todo o mais tocante a este gouerno. En o lemitado tempo que hà que aqui estou tratei de prouer en tudo pa cõ isso fazer auizo a V. Mg.de. E achei nesta fortaleza ser estilo cõforme as ordens de V. Mg.de auer nella sincoenta pração, porque sò na forma della consiste toda a defensa desta ilha. E achei faltaré alguãs, tenho provuido parte e non prouendo as outras athe encher a contia. Achei tambem ter esta fortaleza falta de poluora em posto. Eu trouxe algũa em minha companhia a respeito da nesessidade em que acho uem a ser quaze nada, tambem tem m.ta nesseçidade de peruleiras, asim porque nellas se conserua a poluora, que cõ o clima desta ilha padesse gr.de detrimento, e por escuzar o grande gasto que se fas cada anno em conserto de barris, que mal chegaõ à cabalo, e se fica esperdiçando m.ta.
Tambem mandei fazer alardo geral p.a uer a gente que tinha, achei auer homens que possaõ tomar armas boos, pouco mais ou menos e alguns cõ armas mto ruin , e tiue por enformação que as mandaõ p.a o resgate ao Reino de Oere, onde achaõ ter ê bom valor, e delle as pedem.
Tambem tenho por enformação que os pataxos que desse Reino vem p.a o ditto resgate suposto que saõ poucos trazem m.tas armas por ueniaga p.a o mesmo resgate. Entrando eu em consideração se podia ser isto em algũ tempo em prejuiso de V. Mg.de e de seus vasallos que vaõ à quelle resgate me naõ resolui e so en fazer auiso a V. Mgde que deue ordenar me o como me hej de auer neste particular, e ordenar se me mande poluora e as peruleiras que digo...
Dispois de tomado posse do gouerno desta ilha de que V. Mg.de me fes m., a dous meses pouco mais ou menos chegou a este porto hũ pataxo do resgate de Oere (que he sò o porto que temos aberto para trato dos poucos pataxos que hà nesta ilha, porque todos os mais resgates que auia en toda esta costa estaõ infestados por enemigos olandezes e toda a nação estrageira). Ueio em o dito pataxo hũ homê por nome João Bautista Borel estrangeiro, que nelle tinha ido e uindo dellà cõ quatro Capuchinhos Barbados, estrangeiros, a quem V. Mg.de consedeu que por esse Reino uiessem à missão de Benj e Oere. E isto cõ tençõ de tomar o abito capuchinho, elargou p.a isso o trato que tinha nessa corte, de considerasão (segundo se dis). E como uiesse de Oere e largasse os frades que p.a o referido os tinha acompanhado, sem dar a execusão seu intento, se comessou a marmurar en todo este pouo que o que elle tinha, e o leuaua era sò o de querer hir descubrir aquelle porto, e se conuence pellos acsoin que tem obrado, o que me moueo ao prendelo e tirar deuaça delle, e a buscarlhe seus papeis, donde lhe achei algũas curiosidades mercanti daquelle Reino de Oere, de que uim a enfirir que mais o leuou o zello de querer descubrir aquelle porto à sua nassão, ou Castela, que serà gr.de danno p.a esta jlha e total ruina della, do que o zello de ser frade, e todo cõ elle preso remetj ao Doutor P[ed]ro F[e]r[nande]z Monteiro p.a nesse Reino obrar en sua pessoa e no mais, o que uir he mais em utilidade do seruiço de V. Mg.de e bem comũ de todos cuja Catolica pessoa obeo. De Ilha de Sam Thomé 13 de Maio de 1658.
B. Carlos de Napolej
2-2-1659 Angelo Maria di Ajaccio to Propaganda Fide: Discouraged, wonders why Capuchins left São Tomé — APF-SORCG, vol. 250, f. 311 (Salvadorini, 274-5)
Eminentissimi Signori e Padroni Colendissimi.
Sú la porta della morte (Eminentissimi Signori) si scriue la presente alle Vostre Eminenze, sottoscritta dal giro, d'un infinita quasi de trauagli di quattro anni e siggillata ultimamente dalla desperatione d'altro soccorso, conforme alla promessa fattaci dal nostro Padre Prefetto nel suo ritorno per Roma. Supra modum grauati sumus. Duoi poueri religiosi soli, continuamente infermi, in parte, doue per lo sostento ordinario è necessario, sino adesso non habbiamo conosciuto segno di Misericordia conforme al stato dell'habito Cappuccino: Il Regno tutto è peruerso peruersamente infangato nel gentilesimo sotto coperta di finta Christianità; il Re non gouerna ne puole rimediare agl'abusi per li quali siamo stati dispacciati da cotesto sagro tribunale perchè teme la morte e noi mille volte moriamo il giorno senza frutto di vita; e quel che più c'ha rauagliati supra modum in un mar di turbolenze in logo si pericoloso, in tempo si calamitoso viderci abandonati dalli duoi altri compagni.
Il Padre Raffaelle da Fiorenza, Il Padre Francesco da Castignano ambi Predicatori, quali hauendo lasciati nell'Isola di S. Thome nel modo che auisai l'eminenze uostre, si ne ritornòrono dopo poco tempo per Italia, senza obedienza ne altro auiso; Dio sa perche e come; a suo tempo lo saperanno I superiori; a quella uolta mando il mio Compagno Il P. Bonauentura di Fiorenza con la robba tutta della missione dubitando, dopo tanti trauagli, di qualche grande sinistro accidente; ed io mi fermo per aspettare le noue d'un altro ordinario, quale essendo l'istesso di prima faro quella resolutione mi parera espediente, conforme alla raggione e salute dell'alma. Fra tanto le Eminenze loro disponghino, di noi e delle nostre uite una volta offerte in sacrificio a maggior honore e gloria di Dio, che baciandogli le sacrate veste, li preghiamo dal cielo forze per poter resistere, lume per poter conoscere, e uita per bene universale di Santa Chiesa. Ouero. li 2 febbraio 1659.
Delle VV. Eminenze
Obedientissimo figlio
frat'Angelo Maria Corso Cappuccino.19-1-1662 Angelo Maria di Ajaccio to Propaganda Fide — APF-SORCG, vol. 255, ff. 105-106 (Salvadorini, 276-8)
Eminentissimi et Reuerendissimi.
Eminentissimi Signori. La contingenza che tempi calamitosi e le calamità miserabbile nelle quale si ritroua questo pouero Regno di Portugallo per mancamento de pastori spirituali solamente potranno rapresentare in cotesto sacro Tribunale alle vostre Eminenze la miseria enorme, le simonie publiche, il disprezzo della chiesa, la poca stima dell'autorità Apostolica, l'inosseruanza del Concilio di Trento, il scherno delle bolle Pontificie, l'ignoranza de sacerdoti, la uita scandalosa di cotesti ignoranti, con li quali oggi ne nostri tempi la chiesa di Dio si gouerna. E noi che siamo duoi poueri schalzi, ne potiamo far testimonianza con l'esperienza di tanti trauagli e persecutioni ingiuste sofferte per la giustitia poiche dopo le fatiche di sei anni nel Regno d'Ouero, dispiacciati in quella parte con decreto Pontificio sotto nome de missionarij Apostolici dalle vostre Eminenze, dopo d'hauer buttati i primi fondamenti della fede, sradicate l'antiche costumanze, mutata la faccia del negro Gentilesimo, introdotto il Christianesimo che col spatioi per lo meno di quindici anni s'era perdito, piantati gl'alberi dei sacramenti con restituir alla Chiesa quel sangue di Christo che da nostri antecessori era stato indebitamente venduto e finalmente doper d'hauer stabiliti quei populi nell'osseruanza catholica, col Sacramento del matrimonio, difficilissimo in quelle parti ad introdursi, doue il senso sregolatamente camina con sposar quel medesimo Re con una Portughese, che a noi costò non poco trauaglio, et a quei negri fu di grandissimo Profitto, dependendo la conuersione di quelli, dall'esempio di questo, per ricompensa di tutto, nell'ultimo ne habbiamo acquistato, quel nome di traditori, e diffidenti alla corona di Portugallo, che con altro denaro non si compra ne tempi presenti, se non con la perdita di tante migliare d'alme abbandonate in quei deserti e redente col sangue pretioso di Christo e finalmente dal Vicario Generale di S. Thome per difesa dell'autorità Apostolica, ed esercitare fidelmente l'officio di Missionarij esagerando l'enormita delli loro peruersi costumi fossimo in modo tale trattati con disprezzo dell'abito, e poca decenza della chiesa, conforme scriuo al nostro P. Procuratore che non fra Pagani s'inuentarono tante strattagemme di Martirio per tirar la vita a martiri, quante Inuentioni furono da lui trouate, per tolgierci la vita e l'honore. Questo, Eminentissimi Signori, viuendo à sedia vacante in quell'Isola con gl'altri canonici, non potendo sopportarci in quei luoghi per i loro interessi, sotto pretesto di raggioni di stato, com mille falzita apparente, ci trattenne nel nostro ospitio, Il spatio di tre mesi carcerati a nome di Sua Maesta; e per maggiormente sfogar le passioni, dichiarò il nostro decreto nullo, per non esser sottoscritto dal Pontefice; le facolta sorrettizie, non potendo il Papa, ne la Sacra Congregatione mandarci in quelle missione da loro discuoperte; e esercitate, senza licenza di quel vicario in scriptis, non in verbis. Erauamo caduti in tutto quel tempo di sei anni nelle censure ecclesiastiche, cosi sacramenta ministrata nulla, et reiteranda. Suspendendoci anche da gl'ordini per la qual sospensione ci ritrouassimo in grandissima necessità; e perche ci lasciassimo intendere, che non poteuamo cadere in simil censura per non conoscere altro superiore che Sua Santità, e la Sacrata Congregatione che con il Vicario bastantamente haueuamo satisfatto, alla nostra obligatione, conforme ci obligauano i nostri priuileggij, el Concilio di Trento nell'Ingresso della nostra missione ci scomunicò, come disobedienti e pertinaci, in giorno festiuo auanti tutto il populo. E non ostante le bolle Pontificie, scomuniche e decreto Apostlico per esser stati mandati dalle vostre Eminenze, violentemente mostrando non stimar ne Pontefice ne Cardinali ne decreti, ne bolle ne censure, ne Iddio per cosi dire, con soldati e Preti armata manu c'imbarco per l'Isbona; con lettere a Vicarij per doue passauamo, eretiche e false dichiarandoci sospesi anche per il uiaggio, per discreditar noi e lui abonire i suoi spropositi; sebene non furono effettuati i suoi disegni, perche con quella medesima arma, con la quale pensaua ferirci nel nostro credito, Ammazzò se medesimo nella fama e reputatione appresso tutti; Compatendoci in si grande e manifesta persecutione, e arriuati in Portogallo, con tutto che questi signori applicassero la causa di simil inconueniente al mancamento de Vescoui in quelle parte, esaminato molto bene il successo, e viste le nostre raggioni ci dichiarorno innocentemente perseguitati, promettendoci di castigar seueramente i causatori della nostra partita e di quanto haueuano operato contro di noi indebite o falsamente e adesso di presente c'obligano ritornare alle nostre missione, per far constare a quei popoli la nostra Innocenza. Eminentissimi Signori, stante che il nostro ritorno è necessariissimo per non perdere il frutto fra negri particolarmente che in quelle parte s'è fatto in tanto tempo ch'è grandissimo; poi per honor della Chiesa e Abito religioso sotto nome di missionarij Apostolici disprezzato. Preghiamo l'eminenze uostre in visceribus Christi mandarci soccorso de Religiosi che non staranno in otio in quei luoghi, tanto piu che habbiamo gia discoperta l'intentione del Re di Benin di lasciarci passare in quel Regno; e la missione doue stiamo già fondata, è delle migliore e piu fruttuose che habbiamo nell'Africa, e remediare similmente con la loro autorita a casi que per l'auenire potessero succedere, con quel Vicario e Preti, di S. Thomè e questo anche seruirà per tutte le missioni che per tutte le parte se mostrano alla scuoperta nemici Capitalissimi de Religiosi mandati dalla Sacrata Congregatione con scandalo de Secolari e discapito dell'autorita Pontificia la qual mostrano di stimar niente, pretendendo che tutte le cose dependano immediatamente da loro, a noi non gle seruiamo per altro che per seruitori, quando uogliono, a chi uolgiono, e in che tempo uolgiono.
Confidiamo nella sua protettione, e autorità, e staremo aspettando, a S. Thomè, quelle resolutioni e prouisioni che gle pareranno essere conforme alla Diuina voluntà, e con questo baciandogli humilmente le sacrate uesta gle preghiamo dal Cielo, assistenza e forza ad un tanto Tribunale necessaria per difesa della Chiesa Santa ed esaltazione della Catholica Religione.
L'Isbona li 19 gennaio 1662. Di VV.EE. humilissimo Figlio
Frà Angelo Maria Corsi Cappuccino indegno.
[In the margin is the note: Il 24 agosto 1664: si risponda al Padre Corsi che si manderanno.]1682 Girolamo Merolla da Sorrento — Breve e succinta relazione del viaggio nel regno di Congo..., ed. Angelo Piccarda da Napoli (Napoli, 1726), 274-5 on marriage of Olu.
(do not yet have Italian text)