1684-1696 mission to Warri & Benin


5-2-1675 State Council to King of Portugal — AHU, Saõ Tomé, caixa 2 (1)

El Rey de Oere escreue a V. A[lteza] em carta sua de 20 de outbr.o de 673, que o cabb.o da Ilha de São Thome se tem hauido com descuido em lhe mandar sacerdotes para naquelle Reyno pregarem e ensinarem a fe cátholica e que hauia mais de dez anos que naõ tem mandado a curar das almas daquelles fieis, por cuja falta em muitos se tinha apagado la fee, tornando outra ues aos ritos passados e a adoração aos falsos Deuzes, por cujo respecto o P[adr]e frey Sebastião dos Reis Deleg[ad]o di São Francisco tomara o trabalho de hir aly administrar os sacramentos, e ensinar a doutrina christã aquelles moradores, como elle deuia imformar a V. A. mais em particular por asy lho emcomendar

que os senhores Reis antecessores de V. A. para hauerem de ajudar aquelle pobre Reyno contra os infieis seus uizinhos, ordinaraõ que da Ilha de São Thome se fosse fazer resgate ao dito Reyno o que hauia muitos anos que se naõ daua a execução, pois saindo muitos nauios daquella Ilha todos os anos para o resgate daquella costa, naõ hiaõ aquelle Reyno, saluo de passagem de tres em tres anos, leuando ja seu resgate feito de outros portos, com que se tinha atrazado muito aquelle Reyno, de que por muita ueses tinha feito auizo a V. A., que ao padre frey Sebastião dos Reis emcomendaua imformasse de tudo a V. A. e do estado em que fica aquella christandade e Reyno, e pois o amparo de V. A. chegaua as mais remotas partes do mundo seria justo que V. A. se lembrasse daquelles seus vassallos e de hũ Rey tambem seu uassallo, para que cada ues mais se augmente a fee catolica.

Ao Cons[ult]o parece quanto ao que pensa da carta referida que V. A. deue ser seruido emcarregar ao Bispo da Ilha de São Thome que enuie a [a]q[uel]le Reyno sacerdotes para ensinarem a doutrina christã a seus moradores, pois he tanto em beneficio daquella cristandade, e no 2.o ponto do comercio, posto que se naõ pode obrigar a que vaõ comerciar os uassallos de V. A. a parte donde naõ terão lucro, que he a causa porque se naõ possem comercia em Oere, em tudo deue V. A. ordenar ao g[ouernad]or de São Thome, ainda aquelle comercio, e que V. A. mande escreuir a esse Rey, que a causa de naõ hirem asistir sacerdotes naquelle Reyno, he pello mao trato que seus uassallos lhe daõ e que os ditos sacerdotes deuem ser tratados com todo o respeito e que o comercio o naõ fasem os Portugueses, por naõ acharem aly conta em seus generos, e compra das roupas que deue moderar este neg[oci]o de modo que posSão hir os nauios aquelles portos comerciar, e que quando asy o disponha continuara o negocio como de antes, e que V. A. fica cõ lembrança para asistir ao que for em beneficio daquelle Reyno e sua conseruaçaõ, quando da parte daquelle Rey haja a boa comrespondencia que delle se espera. Em L[is]boa a 5 de feu[rei]ro 675.

Saluador Correião                                    Franc. Matheus
jscraui de                                                            
Ruy Pallez de Menezes                              Feliciano Dourado


2-6-1684 Francesco da Monteleone to P.F., from Angola — ASC, Scritture riferite, v. 1, f. 554

Ai piedi di V.E. uengo humilmente prostrato, facendoli humilmente riuerenza, et augurandoli dal cielo ogni maggior grandezza e felicità uera: pregando anco la bontà benignissima di V.E. uogli degnarsi di essermi propitia come il Padre al Figlio prodigo in questa torrida zona, fauorendomi della gratia che con altra mia ne supplicai humilmente la Sacra Cong.ne alla quale ho scritto largamente tutto il mio uiaggio fatto da cotesto giardino del mondo sino à quest'altro mondo, uolendo così il R.P. Prefetto che tutti li missionarij scriuessero una relatione dell'operato et suceduto, alla cui relatione mi rimetai, e ne sarà abbonatore in parte il R.P. Paolo Francesco de Porto Mauritio ex-Prefetto et il suo compagno di questo operato qui. Em.simo mio Sig.re, stauo disposto per partire per Ginga (2) col mede.mo R.P. Prefetto nuouo col quale sono uenuto d'Italia, et adesso uuole che parta per la Isola di San Thomé, per fondare iui e ne Regni d'Heri et Benin la missione nella costa di Guinea, per doue partirò mercoledì, 7 di questo mese di giugno, e partirò solo senza compagno. Ue soli. lascio considerarlo à V.E. mi da speranza di mandarmi compagno come riuengano nuoui missionarii, perche adesso siamo poqui e non uuole perdere l'occasione, che Monsignor Uescouo di S. Thomé scriue, facendo petitione della mia pessona almeno, rapresentando la necessità di quelle parti et il seruitio et honor d'Iddio. Per tanto supplico humilmente U.E. si compiacia concedermi benignamente dui de 4 miei compagni che senza sposa de Sacra Cong.ne feci petizione e mi furono benignamente concessi. Ciò feci e penso fare per il seruitio d'Iddio, e se fossimo cinquanta missionarii doue io uado saràmi ancor pochi, per la moltitudine di gente et dilatatione di regni. E così uno che può fare? Per tanto la supplico questa gratia in uisceribus Christi, e se so facio petitione de miei compagni, è per maggior seruitio d'Iddio e per la quiete spirituale, chè la sperienza ci porta che quando li compagni sono di diuersa conditione, ne sucedono grandi disturbi e poco seruitio d'Iddio, anzi scandali. E pongo per esempio: se sarano dui, e di quelli ui è uno che spica più dell'altro nel predicare, e li seculari fanno più con questo, tale è inuidiato e perseguito e ne sucedono rotture, inquietitudini, la relassatione del seruitio d'Iddio, e questa è la raggione che casi tutti i missionarii uogliono stare soli, perche uene sono alcuni, essendo modigeruti in Italia, qui si fanno importabili, che la clima credo acenda la bile pia d'Italia: è uera uerità senza offender à nessuno. E per esserne stato informato in Italia, feci petitione di sopradetti compagni per luogo tanto remoto...

Angola. 2 di giugno 1684.


20-7-1684 Francesco da Monteleone to P.F., from São Tomé — APF, Scritture riferite, v. 1, f. 565 rv

... Questa [missione] è tanto grande che 50 o 200 missionari ancora sono pochi, doue sono molti regni, e tre o 7 isole senza un missionaria, ne sacerdote, protestando esser scusati loro che non hanno chi li soministeri la parola d'Iddio, ni niun sacramento. Tra questi regni sono li principali il Regno di Huero catolico, e senza alcun sacerdote, et il Regno di Benin gentile, e fà petitione di missionario che quel Rè si vuole ridurre alla nostra santa fede, e batezandosi il Rè, tutto il regno fo il medesimo, che sono tanti imitatori del suo Rè, che dicono che il Rè si cauasse un ochio, tutti fanno il medesimo...


28-4-1687 Francesco da Monteleone to P.F., from São Tomé — ASC, Scritture riferite, v. 2, f. 110

... come anco ringratio dell'honor fattomi, nominandomi seruo di tutti li R.PP. missionarij, che tanto staua lontano di me, come occidente d'oriente, perchè stimandomi come sono inutilissimo, inhabilissimo e indegnissimo ad ogni cosa...


25-10-1687 Francesco da Monteleone to P.F., from São Tomé — APF, Scritture riferite, v. 1, f. 167 rv

... Dirò poi della costa nella quale ci sono tanti regni senza ne pur un sacerdote, principalmente Oueri che sono Christiani et ce aspettano con tanta ansia, tutta la Mina poi nella quale ci sono anche rimasti alcuni costumi di fede da quando ui abbitauano Portughesi; ancor si fanno il segno sacro di croce et sono per conuertirsi da loro errori facilmente; ma ci uol operari, che ponno fare cinque, o sei con più di sedici Regni...


6-7-1688 Francesco da Monteleone to P.F., from Sao Tomé, summarized by P.F. — APF, Acta, v. 59, n. 36, f. 279rv

Il P. Francesco da Monteleone Capuc. Pref.o delle missioni del suo dis[trett]o nell' isola di S. Thome in Africa ci scriue sotto li 6 Lug[li]o 1688...

Raconta che nelle coste di Guinea ui sarebbero assai gran pena essendoui da uenti Regni a quali sarebbero necessario di prouedere, perche non hanno alcun sacerdote che li coltiui.

Passa poi a dire ch' il Rè d'Ouario ch'è cattolico, il cui distretto è nella missione di S. Thome, fa istanza di missionarij, essendo più anni che vi sono mai fatti uidere, e simile istanza fanno li Christiani che sono in Arda, e quelli dell' isola di Anobon, che da dieci anni in più sono dal tuto abbandonati...


15-1-1689 Michelangelo da Rivoli to P.F., from São Tomé — APF, Scritture riferite, v. 2, ff. 228-9

Eminentissimi Signori,

La speranza in che stauo di douer presso giungiere gli nostri commissionarii mi ha tratenuto qualche tempo di scriuer alle loro Emminenze, credendomi d'hauerle á dar parte de buoni principii della missione. Ma adesso che uedo dilatarsi questa mia speranza per auer intesa la causa del non auer passati Lisbona, inuio la presente, qual scriuo con il cuore affogato in un mar di dolore, et lagrime di sangue, per ueder derelite tante pouere anime (non dico più di uenti Regni Gentili compresi nel distretto di questa missione), ma in particolare del Regno d'Oueri, il qual è Catolico, e sono già molti, e molti anni che non han ueduto ne pur un sacerdote, et il suo Rè già più uolte ha supplicato, et scrito al P[ad]re Prefetto, acciò le mandi missioneri, il che non s'e potuto, ne si può fare, se non uiene alcun altro compagno...

Le 29 di 7bre 1689 gionsero qua, tre figlioli, che ci mandò il Rè d'Oueri, acciò le [sic] insegnassimo lettere, et costumi, il che faciamo, et già intendono molto, rispetto al poco tempo che sono qua...


4-5-1689 Francesco da Monteleone to P.F., from São Tomé, summarized by P.F. — APF, Acta, v. 59, n. 36, ff. 281 r - 282v

Dopo fatto il p[rese]nte sommario è capitata altra lettera del med.o Pref.o di S. Thome delli 4 Maggio pronto, replica remurose istanze per il maggior soccorso dei missionarij, e parimente trasmette la copia di due lettere scrittegli dal Rè d'Ouerio, accioche si conosca tanto più palpabile q[ues]ta necessità.

Scriue il Rè, le cui lettere pare che meritino d'essere lette per extensu, dicendo non esserui alcun sacerdote, che battezzi li fanciulli e che qui Christiani moiono senza confessione, essendo circa ott'anni che non si confessano e non conoscono più Dio.

Gli domanda sua gratia un sacerdote, un imagine del [??] di S. Antonio, Sant'Agostino, e di S. Pietro con qualche ornamento per la chiesa.

Et inuia tre suoi figli al sud.o Pre. perche gli insegni a leggere e scriuere e la lingua latina.

Passa poi il Pre. a rappresentare quali siano i costumi del Rè di Ouerio e di tutto il Regno. Osano tenere più concubine, e quello è più stimato, che ne tiene maggior numero.

Se qualuolta si maritano, la moglie leg[ti]ma serue di schiaua alle concubine, e tra figli sono preferiti i bastardi, si come tale è il Rè p[resente]mente acclamato al gouerno, benchè habbia due fr[at]elli le[giti]mi.

Nell' heredità sucede al P[ad]re il figlio magg[ior]e e morrendo q[ues]to l'altro fratello or parente più propinquo, e come le loro richezze consistono in hauer più donne, cosi hereditano q[ues]te, e li figli godono le concubine e le mogli del P[ad]re o del fr[at]ello come attualmente il Rè, ch'è giouane, si tiene tutte le concubine del Padre e d'un fr[at]ello magg[ior]e, che morse. Quindi poi stima può essere, che domandando con tanta istanza un sacerdote uoglia lasciare quest'abuso.

Nel rimanente in quel Regno ui sono superstitioni, fittuchiarie, e tengon la sinagoga del diauolo in segreto essendoui alcuni battezzati che hanno il nome di Cattolici, e li più gentili. Il Rè mostra in cio molto zelo; e scuoprendo un fattuchiere, lo fa morire senza rimissione.

16-1-1690 King Lewis of Warri — BOFM, v. 7, pp. 230-231 (Salvadorini, 282-4)

Nos D. Ludovicus II gratia Dei Rex Overii. Com hocce nostrum Regnum Overii, defectum Ministrorum Ecclesiae semper habuerit, in eoque vixerimus, sicut oves absque Pastore, quin alium nunquam effectivum habuerimus animarum Curatorem, preter quemdam Patrem de annis in annos transeuntem: cumque etiam multi elapsi sint anni, quin afforet, que S.S. Sacramenta Baptismi, Confessionis, et alia administraret, et ideo populus absque armis Dei, et absque alterius beneficii memoria remaneret: Cumque ad nostram notitiam pervenerit, quod in Civitate S. Thomae, Rev. quidem P. Capucinus Italus, Fr. Francescus a Monte Leone vocatus, zelo zelans pro culto Dei, et faciens mirabilia in illa Regione, moraretur, eidem scripsimus, ut pietate motus erga miserum hoc Regnum, nos ejusdem Charitatis, quam aliis communicaret, participes redderet, ablegando ad nos unum suorum Sociorum ad Sacramenta administranda, haud aliter, ac retroactis annis, R.P. Fr. Angelus Maria, et alii Capucini id fecissent, Angola venientes, et optime se gerentes, ita ut adhuc multa acta Seniorum nostrorum, qui illos nobis, ob laudabilem eorum probtatem commendarunt, reperiantur. In hoc rerum statu, in quo quasi per octo annos versamur, absque Sacramentis, ita ut homines sine confessione, et infantes sine Baptismo moriantur, misimus ceu Filius Ecclesiae, et pro regionis beneficio ad Civitatem S. Thomae et patrem praedictum tres Juvenes, quatenus eos in litteris et virtute instrueret. Dum autem ad hoc paternum expectabamus responsum, comparuit ille personaliter in hocce Regno cum infinita nostra consolatione, qui, dum primo adventus sui die pietatis exercitia cum labore indefesso, et vera Coeli doctrina incepit, quin ullum praetermitteret diem, mansimus omnes quasi extra nos, et attoniti, visaque fuit nobis res nova, ad quam alii Patres non pervenissent. Suscepimus eum, ceu donum a Coelo nobis datum, ita quidem, ut omnes timor curandae salutis animarum praeoccuparet.

Cumque a dicto Patre, ut ita nobiscum maneret, requisivissemus, regressum suum ad S. Thomam, ubi secreto discesisset, necessarium esse reposuit, addiditque, quo cum alios Socios, quos Rex Portugalliae et Roma mittere deberent, expectaret, prima occasione, quae se pro hocce Regno presentaret, aliquos illorum ad nos destinare vellet, ad hoc autem Hospitium, in quo hi Patres, juxta aliarum Provinciarum usum habitare possent, necessarium foret. Eapropter Nos cum consensu Nostri Capitanei Majoris, et Nobilium Camarae magnae, ac aliorum Nobilium, et Capitum populi, statuimus construere tale Hospitium pro dictis Patribus Capucinis Italis, gratum redhibentes animum dicto Patri pro favore hucusque nobis concesso. Quem in finem nostro Capitaneo Majori, et Nobilibus praecipimus, ut cum memorato Patre situm pro fabrica Hospitii magis accomodum seligant. Cumque fatus Pater viam S. Antonii ad manum dexteram, ubi de palatio nostro exitur, selegerit, prompta voluntate dictis Patribus Capucinis Italis, in praefacta S. Antonii via ad dexteram, totam planitiem pro Ecclesiae, et Hospitii fabrica, ac horto necessariam pro hodie et semper damus et donamus, ita ut Ecclesia parieti frontispicii nostri Palatii, et Hospitium magis autrorsum Ecclesiae, ac hortus ipsimet Hospitio adhaereant, ducendo opus per eandem viam, si necessarium videbitur, usque ad viam, quae Viae Capitanei Majoris correspondet, et totam planitiem, quae ad partem posteriorem praedictae viae S. Antonii extenditur, Patrum praedictorum satisfactioni relinquendi, quatenus nullum habeant impedimentum, hinc et omnes Aedes ibi existentes solo aequari possunt; ac hodie pro semper erumtiatio Patri Fr. Francisco de Monti Lene Praefecto Apostolico Missionum harum partium, et omnibus ejus Successoribus Capucinis Italis plenum totius dictae planitiei possessum damus, et nostris sumptibus dictam Ecclesiam et Hospitium, majore, qua poterimus, celeritate construere, et tum victui dictorum Patrum, aliorumque, qui in eorum servitio ibi morabuntur, tum aliis pro fabrica dicti Hospitii necessariis providere nos obligamus. Insuper et praefatos Patres cum respectu et decore, prout sacer eorum Habitus requirit, tractare spondemus, tam illorum privilegia sarta tecta servando, quam eroum mandatis obtemperando. Et ita promittimus, juramus et confirmamus. Utque de hoc clare et plene semper constet, presentes dedimus nomine nostro. et omnium aliorum Nobilium supra nominatorum signatas, ac nostro sigillo munitas in nostra regia Capella Overii hac die 16 mensis Januarii 1690.

Ego D. Ludovicus II Rex Overii cum aliis Nobilium subscriptionibus.


24-4-1691 Giuseppe Maria da Busseto — APF, SRC, v. 2, ff. 475-476 (Salvadorini, 285-6)

Ill.mo Reu.mo Sig[nor]e Pron. Col.mo

Per non mancare alla mia obligat[ion]e d'informare subito qui gionto V.S. Ill.ma e Reu.ma delo stato di questa Missione di S. Thomè, per potere poscia informarne la Sac[ra] Congreg[agion]e de Propaganda.

Dico poi, come io, con altri tre Padri Compagni giongessimo (per la Deo gratia) a saluamento, doppo due Mesi di nauigatione della Città di Pernambuco a questa di S. Thomè alli tredici di Gen[nai]o di questo presente anno, et alli diecisette del sop[r]a d[ett]o Mese, gionsero gl'altri quatro. L'allegrezza et festa che tutta questa Città fece fu non ordin[ari]a; con abbondare con noi, quelle Case più riche di Limosena (le quale pero sono poche) è però uero che pocho duro la festa, perch[é] in meno di otto giorni tre ne morirono sub[it]o, li quali pareuano li più forti et più robusti; cioè il P. Gianuario P[redicatore]; il P. Gio[vanni] Nicolo P[redicatore] et fr. Rufino Piamontese dà Riua; però quello più c'arecò terrore, et spauento, come a tutta questa città fù il uedere (cosa non mai più ueduta dà me in quatordici anni nel Congo e Angola) che doppo d'hauere noi sepolto alli trinta del sud[dett]o Mese di Gen[nai]o il P[adre] di sopranomato, portassimo nella Chiesa gl'altri due alla mattina delli quatro di Feb[brai]o et allo stesso giorno ad ambidue dessimo la Sepoltura, che era giorno di domenica. Io poscia con altri tre Padre Compagni (non essendo peranche compiuto il Mese del nostro ariuo à questa Città) s'amalassimo a morte et fossemo Sacramentati et due riceuettero l'extrema Untione; et correndo già li tre Mesi della nostra infirmità non peranch'potiamo ripigliare le pristine forze. Di tutto lodo come sempre il nostro Sig[nore] Giesù Christo.

Qeust'Isola è picciola et la città è pouerissima de gente bianca intanto, che non farà più, che uenticinque bianchi, mezi bianchi, casati; et quando pure giongessero a trinta (credo, che sarà il numero maggiore) et di questi non ui sono otto, ò dieci case, che ci possano soccorrere nelle maggiori nostre necessità, come hanno fatto tre delle principali Case, nelle quali ci ripartì il P. Prefetto, sendo pure lui amalato et un solo Religioso sano, perciò non hauendo chi potesse soministrare quello, quello tanto necessitauamo, ci riparti nelle tre suddette Case.

Qui in questa Città (uedoua di Pastore) quando ui stiano due Sacerd[o]ti compreso in questo il R.P. Pref[etto]o sono quasi superflui sendo molto pocho il concorso a questa nostra Chiesa.

In quanto alli tre Regni assegnatici ne Decreti, cioè benino, Arda, et Ouueri, solo a quest'ultimo potremo andare alla missione come (col fauore diuino) andarò io, con altri due, ò quatro P. compagni per ordine del P. Prefetto; questo Regno è Catolico molt'anni sono, solo necessita d'operarij Euangelici.

Li Regni poi del Benino, et Arda sono tutti gentili, ne hanno mai (come il P. Prefetto c'ha confessato) richiesto nostri religiosi, ne per lettera ne per persona di proposito mandata; né doppo d'essere stato per alcuni giorni il R.P. Prefetto di passaggio l'anno passato ad un porto del Regno del Benino, doue uanno a negoziare li Portugese, quando andaua a stabelire il modo, con che uoleua quello Rè assistessero nel suo Regno li nostri PP. Missionarij, nel di cui uiaggio spese tre Mesi nell'andare et tornare. Il Regno d'Arda è capitalissimo nemico del nome Christiano, come tutti lo confessano e pure il nostro P. Pre[fett]o et ancorchè la gente del Regno del Benino mostrano di uedere uolontieri li bianchi, il loro fine si uede claramente essere solo perchè li Portugesi li uadino a comprare schiaui, come fanno.

Quest'è quanto posso dire per hora intorno a questo (con tutta sincerità et uerità, come ho sempre fatto permesa [?] bontà diuina). Se Dio bened{ett}o serà seruito ch'andiamo a fundare la Missione in questo Regno d'Ouueri non mancarò, per tutte le uie che potrò, d'auuisare V.S. Ill.ma e Reu.ma de progressi che Dio si compiacerà d'operare per mezzo di questi debolis[si]mi Instrumenti; mentre dunque gl'auguro dal Cielo di tutto cuore le uere et perfette contentezze li bacio riuerentemente et humilissimamente l'orlo delle Sacre Veste; con sottoscrivermi quello che fui, sono, e sarò, di V.S. Ill.ma e Reu.ma Humilis[si]mo Seruo et Sud[dit]o. Fra Giuseppe M[ari]a da Busseto Miss[ionari]o Capuc[cin]o.

S. Thomè alli 24 d'April 1691.


24-4-1691 Francesco da Monteleone to P.F., in São Tomé: Why there is no progress — ASC, Sritture riferite, v.2, 472-3

... Già pergratia di Iddio arriuorno qui otto missionari. 4 á 13 di genaro, et altri a 17 del mede[si]mo da Pernambuco del Brasile. Tre sene ammalorno subbito arriuati, et al nono giorno passorno a melhor vita; non si deue attribuire alla malignita di questo clima, que nen hebero tempo, ma a' patimenti del viaggio, e alla voluntà d'Iddio. Tutti gli altri sono stati ammalati, ma per gratia del Sig[nor]e e la Madonna ss.ma m'alliuio la infirmità, per predicare à questo popolo la quadragesima, e fare la settimana santa le 40 hore con 20 sermoni. Morsero li dui Predicatori giouani, et il laico (il P. Gianoario da Brescia, il P. Gio. Nicolo, e fra Rufino da Riua), restorno tre sacerdoti semplici, et il P. Bernardino, e P. Giosepe Maria predicatori, ma questi, ut si non essent. Uno non può pigliar la lengua, e l'altro non puole, dice, studiare, perche non vuole.

Di questi cinque ho pensato che ne andaranno quatro per Hoere, e Benij, doue sono impegnato come l'anno passato negli scritti. E gli mandai la scrittura che mi fecero il Rè de Hoere, et suoi fidalghi. Tra essi andarà il P. Giosepe Ma de Busseto vice prefeto che lui a cercato d'andare: non perche sia mouuto di zelo delle anime, ma per attender con maggior libertà à regalare il suo corpo che lo considero (per quello che ho visto) insatiabile; nen ci he digiuno della chiesa per lui, nen si conosce obligato a digiuno. Anzi parlando con il Sig[no]r Vicario Gen[era]le, et altro Canonico, disse che lui entendeua che in quelle terre nessuno era obligato à digiunare nelli digiuni di tutto l'anno, ne homini, ne donne. Rispose il P. Giosepe di Venezia, che si lui predicaua questa dotrina sarebe tenuto per il meglio predicatore del mondo. Et io dissi che quantunque lo predicasse ci sono qui donne, che stando do[l]enti, dico enferme grauemente non uogliono mangiare carne di quaresima quantunque moressero, anco mettandogli in scrupolo che la mangino, altre cose potrei dire, ma le lascio per algun rispetto; molto meglio sarebbe stato, che lui non ci fosse venuto: si per il credito, che questi habitatori ci portauano, come per il bene della missione, che come è giouana, è delicata. Il tempo lo dimostrarà, et io non mi ci trouerò, che spero in Dio, non socederà cosa aduersa nel mio tempo. Di me non sò quello che disponneranno cotesti miei Ec,mi SS. e V.S. Ill.ma, alla cui bontà, e patrocinio mi racomando. Ho finito il tempo del mio decreto, et aperto, è facilitato il camino agli altri in questa missione. Nen mi posso più qui uedere consolato. Aspiro, e suspiro uedermi fra Barbari, non per fuggire il patire, ma aspirando à patimenti maggiori: è tanto più mi crucia, quanto che vedo, che la età, e le forze se ne volono. E questo mi sprona acutamente solicitare le bontà di cotesti miei eminentissimi Sig.ri e di V.S. Ill.ma come uiuamente li supplicai per due mie lettere scrittegli l'anno passato, pregandogli humilmente à compiacersi di mandarmi una patente di missionario per transferirmi al Porto di Salee, a Regno di Marrocho..Q[ues]ta si corrisponde con questo Regno di Benij per terra. Questo Regno ha molti porti per mare ma il principale he Salee, doue ci sono molti schiaui disamparati e disperati: e spero in Dio, non solo di dare alli loro christiani schiaui solieuo, ma anco edificayione alli stessi barbari, e credito alla nostra santa fede, e gloria à Iddio Altissimo. Farà facile la gratia che bramo, et humilmente chiedo, non ui essendo spesa alcuna della Sacra Congr.ne nen cosa che impedimento ui faccia, anzi conueniente et utile, si per la exaltatione della nostra santa fede, come per consolatione, e confermatione di quelli poueri schiaui christiani, che là ui si trouano titubanti, e reneganti della nostra s. fede, che il presualli dalla Apostasia quanto sia meriteuol, lascio alla consideratione raggioneuole. Però che modis o[m]nibus, omni meliori modo, nela priego e spero la gratia per la prima posta, rimetendo le lettere a Lisbona per questo Monsignor Ill.mo Nuncio di Portogallo, per due vie, aciò non si perda una.

Credo che quanto prima mandaranno altro prefeto. Le priego caldamente cotesti miei Ill.mi Sig.ri che non he carica per me, che non sono buono più che per ubidire. E facio auisata à V.S. Ill.mi acio che sogerisca a ctesti EE.mm Signori che non conuiene che il P. Giosepe M.a de Bosseto resti qui Prefeto, perche questi Sig.ri l'ano in opinione di litigante, e maligno, che escreue al Rè contra li Gouernatori, che scoperissero sue lettere in Angola; ci stà il P. Bernardino de Laueira più uechio di lui, e ben uoluto e ben proceduto. O il P. Vincenzo de Costana che foy à Angola, e delli P. Ciciliani che passorno à Angola che mi dicono siano religiosi di exemplarità, alio non si perda questa missione. E venghino PP. zelanti dell'honore d'Iddio, e nondella propria commodità. Deuo ancor dire che fui auisato de il P. Giosepe da Venasca Piemontese, et il P. Bonauentura da Brescia Romano sono concertati di ritornarsene in Roma con il primo imbarco che trouino, senza più causa che capriccio. Tutto ciò assicuro à V.S. Ill.ma che altro non mi muoue che buon zelo, e la nuda verità. Mi racomando di nuouo alla sua efficace protectione, mentre resto pregandogli dal cielo ogniuna felicità, e li faccio profondissimo inchino, e bacio le sacre orle de sue v[este]. Isola de S. Thome nell' Indie meridionali di Guinea. 24 de Agosto [1691]

Soggiongo che era scusato mandare nelle missioni al P. Giosepe da Venasca, mentre sempre raportato poco rispeto à suoi superiori, como sento qui dire, e non porta rispeto à nessuno, e non conosce superiore, nen sesi può dire di fare cosa alcuna, che come nouilio indomito scarica il peso con calci: nessuno lo uole seco, et il P. Giosepe Maria mell'ha ricusato. Iddio ci illustra.

Sendo questa missione più necessitata che quella di Angola, serà di grande sollieuo, mandare doue ogni anno vino e farina come mandano dare ad Angola.

Anco deuo dire, che tutti questi PP. missionari, e morti e viui, si sono querelati del P. Paolo da Verase Procuratore in Lisbona, che gli hanno consignato la limosina della sacra Con. et altre, che hebero per uiaggio. Et il suo paisano difunto gli diede 100 pezze de otto, ci de detto Procu.re si ritenne dette elemosine, e gli diede una bagatella de medaglie, e rosari di uetro. Di più dicono che si dichiarò in publico, che non era procuratore della missione de S. Thome, nen sene uolea pigliar pensiero. E cosa credere che di quante cose gli ho scritto, nessuna ne ha fatto, anzi al contrario poco importa tener procuratore frate. Le [cose] del P. Basilio da Verona, nessuna ne ha mandato, e faltano molte dele de dui frati ritornati dietro. Veda V.S. Ill.ma. Ve.

a peor dicono che senza risguardo spende, et conta li denari con le sue mani nelle case che compra alcuna cosa con poco decoro, e credito dell'habito e natione.


25-4-1691 Francesco da Monteleone: His visit to Warri — APF, Scritture riferite, v. 2, ff. 479-480

Coll' arriuo delli otto missionari gionti quatro a 13 de Genaro, et alre 4 a 17 del mede[si]mo, me fu resa una desiatiss.a di V.E. nella quale ci concede facoltà di poterci socorrere uno coll'altro con il P. Prefeto del Congo, che chi hè di grande consolatione, e gliene rendo gratie infinite, abaccio gli piedi a V.E. e tutti cotesti miei EE.ss.mi.

Salute, e felicità à V.E. dico, che subbito arriuati que detti frati sene ammalorono tre, et alli noue termini di febre passorno nel Sig.re con uniuersale sentim.to di tutti questi habitatori, principalm.te di me che mene segui una infirmità mortale, che per tratia fatta d'Iddio scapai: siche restammo in tutti sei: de questi quatro ne anderanno ad Hoere et Beni, et dui restaremo qui. Io voleuo mandare dui a Benij, et dui ad Hoere, ma come tra essi va vice Prefeto il P. Giosepe, dice che non vole andare a Benij, perche non he batezzato. Et vole andare ad Hoere con la scrittura che mi fecero il Rè d'Hoere, e suoi fidalghi (come l'anno passato ne mandai una coppia a cotesta Sacra Cong.ne) e dubbito, che andando prima ad Hoere, lo prendera a malo il Rè di Benij, perche tra loro non stanno bene, nen si mandano imbasciatori, nen gente de Hoere possono andare in Benij grande, più che a due terre lontane di Beni, chiamate una Oriboó, altra Mabbór, in ogni altra parte pigliano le armi di guerra, e quando io l'anno passato volsi andare de Hoere a Benij, mi portauano per fiume alli confini di Benij, doue staua un fidalgo potentato ribelle de Hoere: per portarmi lui di lá Benij; ma esso temendosi, che il Rè de Hoere non mandasse a tagliarli il capo come fece a suo padre: non ci lasció di s'imbarcare. Et hauendo questo saputo gli giudici, et auditori di Benij, subbito mandorno barche per pigliarme, e portarme in Benij, ma non ci poero trouare perche virassimo subbito per Hoere: e loro sene ritornorno da una habitatione de una fidalga de Hoere, che la batezai, con tutta la sua gente. E stimo quelli di Benij, più humani, più politici, più fedeli, e raggioneuoli que quelli di Hoere: e basta che il Rè, passe parola, che si faciano christiani, che tutti tutti abbraciano la fede. Io gli ho detto alli padri quello, che debbono fare, ma non gli suona al P. Giosepe M.a gli vuole pigliare con obligatione di sodifare alla sua boca. Il che non he poco dificile, e del resto non vuole pigliarsi fastidio. Quomodo audient sine praedicante? Quomodo Praedicabunt, nisi mittantur? Quanti raggioni io portai a quelli auditori, e principali de Amabbor, e Oribboó gentili di Benij, abbattendo le loro erronee e abbusi, tutte mele concedetero, e confessorno esser così la verità, ma che non tengono, chi gli insegni le cose che io diceua; ma che solam.te l'haueano insegnato cose del diauolo. Siche hanno conoscimento de Iddio, e del Demonio: ma gli falta operari. Questi sempre chiedo, instantem.te alle SS.EE.

{A paragraph asking to be sent to Salé}

Non lascio di chieder fratti, missionari dodici, due laici e dieci predicatori con il Prefetto. Voleuano questi sig.ri tenerli qui questi Padri, per[che] le parochie di fuori veramen.te sono desamparate, ma come io sono impegnato [per] Hoere e Benij, vanno là prima. Anco mentre mi viene [sopra]detta risposta, farò una passata alla costa de Arda e una per vedere a doue possono andare comodamente gli frati perche tutti gli marinari che passano di là, mi dicono, che sempre questi chiedono padre, uni che sono batezati, altri, che uogliono batez[arsi] e viuere come gli Portoguesi. Ma loro non scriuono perche non [sa] nessuno scriuere: ci será impedimento perche tutta la costa sta acontaminata de Ingresi, Olandesi, Danimarca, e Brande[burga]. Per questi he necessario missionarij Predicatori. Ma se questi sono come il P. Giosepe Maria de Busseto, non occorre che ci uengano, perche tutti questi Regni non saranno capaci di sostentar[li]...


20-7-1691 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 2, f. 477 rv

Li mesi passati scrissi con altra mia a V.S. Ill.ma, dandogli raguaglio dell'arriuo delli 8 missionarij, e delli tre di essi passati a miglior vita, subbito che arriuorono qui, senza pigliare la clima della terra. Gli daua anche auiso del P. Giosepe M.a da Bosseto, che subbito arriuato qui, ma ha contradetto in ogni cosa, e mi ha solleuato gli frati, che non me assistano ne a cantar il terzo del rossario gli giorni di festa, ne a resarlo gli giorni feriali in chiesa, ne alla dotrina, ne alla uia sacra, ne ad altri exercitij breui quotidiani, ne alle quarant'hore, ne alla missione, che uolendoli mandare come gli discipoli di Christo a far missione per le freguesie di questa diocesi, ha sobornato a tutti, che non ci uadano, per darmi a me disgusto. E per le sue persuasioni, nessuno ci he voluto andare, quantunque il Vicario Generale, e parrochi di dette freguesie ne habbia fatta instanza: e uolendo io fare a questo popolo missione con tutti loro come si fà in Italia noue giorni, chiedendolo il Vig.o Gen.le, ha fatto il mede[si]mo, che io no uolendomi mettere a cimento l'ho lasciato correre, e lascio correre come vuole, e uogliono: Iddio premiará a tutti. Et a V.S. Ill.ma ne fo la pa.ce a ciò possa prouedere questa missione: che detto padre se ha posto nel capo di annichilarla; e lo dice publicam.te che non ce uerranno più altri frati. E dice che lui si ha fatto le proteste a Roma, e non lascierá di scriuere aciò non ci mandino, nen ci uenghino più frati, et più di tutto contro di me che non ha lasciato, nen lascia di calunniarme ogni atione quantunque sia di essemplaritá, e puro zelo di Iddio, e delle anime: anzi che queste gli danno stocate; sicome il vedere la stima grande che fà di me tutto questo popolo, et al contrario di lui, che gia si tiene disgustato questo Sig.r Gouernatore, et altri principali, per la poca cautella nel parlare. Quali m'hanno pregato, che non lo lascij qua: che lo mandi alla costa: ma io temo di mandarlo alla costa, perche dubbito la rouina di questa missione; mentre si he lasciato dire più uolte, che se no lo prouedo di vino e farina, et altre cose; ha da lasciare la missione, e venirsene con dire che non si possono sostentare li missionari, etc. e gli altri fratti m'hanno detto, che sarebbe meglio, che lui non ci andasse ad Hoere, perche hanno per certo che lui per il mangiare si ha da disgustare con il Rè e fidalghi: che in ogni parte ha hauuto, che dire per il mangiare: e la sostantia de la sua missione si reduce a questo; e perciò falta il zelo de Iddio, e delle anime: e si he dichiarato, che lui non puole altro fare che alcune prediche fra l'anno: del resto camini il mondo alla peggio, che lui non si ha da mouer un passo; e questo a certam.te.

Questo Capitolo se[de] vadante m'ha fatto instanza in verbis et scriptis, que uogli prouedere la Isola del Prencipe de missionarij, perche viuono con grande gentilidade, et abbusi, e discordie. Il che ho proposto a tutti li missionarij, et essendo tutti di uoto affirmatiuo, sola il detto P[ad]re Busseto he di negatiua, e per le raggioni sopra dette gli h'fatto indendere che sarà bene [che] lui vada alla Isola de Prencipe, che hauerá il viuere a sua sodisfatione e potrá agiutare la missione della costa di Oere con abondantia de riso, che la fanno, e di vino, e farina, et altre cose, che la portano le naui forastiere quasi come qua, e euiterá infiniti pecati et ofense di Iddio e perditione d'altri che viuono peggio che gentili; e quantunque ui sia il parroco viue publico scandaloso, che per il tutto il capitolo se[de] vacante m'ha fatta la sopra detta instanza: ma il sopradetto P[ad]re Busseto non vuole andarui, et il contradice.

Io uoleua mandare quattro con il deto P[ad]re Bosseto inclusiue (che uno resta con me) aciò ne andassero dui a Benij, et dui ad Oere, ma il detto P[ad]re non vuole mandare a Benij, che sono contigui, et quasi uniti, e sempre ha da passare in terre di Benij, per andare ad Oere, siche ho pensato mandar tre ad Oere e tre restar qui e di questi tre mandar uno per poco tempo all'Isola del Prencipe, quale dista dui gradi di qua, e ui si arriua in 24 hore o dui giorni, o il più 4 giorni con calma.

Alla fine di questo mese di Luglio partiranno detti frati per Oere. Vanno tutti proueduti di calici, e param.ti della messa, et Altare datiglieli i[n] prouisione, sette barrili di Biscoto, noue di vino, tutti di quatro in pipa, che dicono alla portoguesa, che fanno due botte, et un barrile: di più dui barrili di farina di grano, et uno di oglio de oliue del mede[si]mo ta[glio] magno, dui boui, tre vache, e quatro porci grossi, tagliati in sale et inbarrilati, galline quelli che se potranno hauere, boglioni di dolci si estanno facendo non seranno meno di sei o 8, farina della terra cioè mandioca cinque moy, et tre di sale in pietra, et altre diuerse cose, uno de so[pra]deti barrili di vino mi bastarebbe dieci anni per le messe, ma il P[ad]re so[pra]deto lo vuole beuer sempre a pasto, si come in sin adesso l'hanno beuuto tutti ogni giorno un fiaschino per ciascheduno, e volendo fare sempre cosi he impossibiliss[im]o trouarsi vino. E confesso la verità che io mi trouo in disisperatione, trouandomi superiore e uedendo le loro pretentioni e procedimenti che non he possibile osseruarsi, che siamo uenuti per edificare e non per destrugere, per le anime e non per li corpi, per affaticarci e non per il reposo.

Per tanto in visceribus Christi prego cotesta Sacra Cong.ne et a V.S. Ill.ma si compiaciano mandare speditam[en]te altro Prefeto, che dará più sodisfatione di me, e fará le cose più agiustate: e se non verranno più frati come questi si promettono [?]ti alle loro lettere et articoli, e questa missione hauerá fine in questi frati, per fare a me discapito: Mi faciano anche gratia di farci retirar tutti in Italia, ma io credo nell'Aposotlico zelo di cotesta Sacra Cong.ne e di V.S. Ill.ma voleranno [ri]tenere questa missione per la loro grandezza, e gloria de Iddio; e faranno suauire le turbulenze e dificultà che nel principio di ogni bona opra, si oppongono. E si ricordino di non fare que prefetto detto P[ad]re Busseto, per le qui addote, et in una altra mia già sopra acennata, ragioni. Io poi viuo sotto il paterno patrocinio di V.S. Ill.ma il quale inuoco, e miegli racomando viuam.te pregandola a defendermi delle callunie, che alcuni di questi tocati dalla inuidia luciferina si prometono; in discapito di questa missione e delle anime, quali calluniatori gli cito auanti del diuino tribunali. Et a V.S. Ill.ma baccio le sagre fibrie e mani mille uolte, a suoi piedi prostrato. Dall'Isola di S. Thome di Ghinea a 20 Luglio 1691.

Figlio obediente et obligatissimo, fra Francesco da Monteleone Capucino e Prefecto ind[ign]o de S. Thome.


25-7-1691 Francisco da Monteleone to G. da Busseto: makes him Vice-Prefect — ASC, Scritture riferite, v. 2, f. 501

Admodum R.do in X.sto Pri. Fri. Josepho Maria à Busseto Concionatori Capuccino et Missionario Apostolico sal. in Dno.

Fr. Franciscus à Monteleone eiusdem ordinis Praefectus (licet missionarius) missionis Divi Thomae Insolae, et Regni Benini, Ardae et Ouerij, locisque adiacentibus, etc.

Promouendae, immo et augendae Christianae Religionis causa, feruenti zelo ducta Sacra Congr.o de Propaganda Fide hanc missionem Sancti Thomae et Regnorum Benini, Ardae et Ouerij instiyuerit, ac proinde de spiritu, doctrina et probitate P.T. satis probata freta, in praedictam missionem in Missionarium Apostolicum delegerit, et post obitum nostrum (quod erit, si ter Deo optimo maximo placuerit, post annos centum) eiusdem missionis praefectum declarauerit: quam ob rem, cum sciamus quod te salutis animarum zelus Regni Ouerij, praecipue, comedit, et tamquam salutari pluuia uerbo Dei, et apostolico munere illas irrigare cupias, Christoque Domino, quam plurimum animas ab ipso redemptas in luce sermonis, et fortitudine operis & illic parturire: nos qui in hac vinea (meritis licet imperitis) etiam adlaboramus, Autoritatae Apostolica ab eiusdem Sacra Congregationae nobis specialiter delegata P.T. in Missionarium Apostolicum, et Vice Praefectum missionariorum pro illo Regno Ouerij non solum, verum etiam pro Regno Benini destinauimus: necnon post obitum nostrum, ut supra, ad mentem eiusdem Sacrae Congregationis Prefectum declarauimus. Ea uero quae ad missiones pertinent, quam commodius valueris, de cunctis certiores nos facias pro nostro gubernamine, et iuxta regionis indigentiam, quae necessaria sunt congruo tempore mittere possimus. A residentia uero dictae missionis nullo modo ualeas missionarios remouere iuxta decreta Sacrae Congregationis de Propaganda Fidei edita die 15 Decembris 1631 et die 18 Junij 1652. Harum ergo litterarum virtute, et suo santae obedientiae merito ad perfungendum apostolico munere in praedictis regnis i.e. Ouerij et Benini quam citius pergas una cum RR. PP. Bernardino à Tauera, et Prottasio à Castrezato, cum omnibus his facultatibus, et priuilegijs quae ex Sacra Congregatione et Apostolica Autoritate iam tibi imperuimus, sed etiam in posterum ardentiori animo id idem acturus, et maximo charitatis zelo animarum Jesu sanguine redemptarum luci evangelicae, et fidei saluti habeas: et sicut qui decem mnas acquisiuit, et quinque talenta superlucrauit intres in gaudium cum Domino tuo Christo Jesu. Quae pro me instanter exorare digneris. Datum in nostro hospitio S. Anthoni Paiauini Insulae sancti Thomae die 25 julij 1691.

Fr. Franciscus qui supra.


12-1-1692 Giuseppe Maria da Busseto to P.F., from Warri — APF, Scritture riferite, v. 2, f. 534; Salvadorini, 287-9

Eminentissimi Signori.

Molto mi dispiace il non essere con questa Nuncio di felicissime noue; poscia che gionti a questo Regno d'Ouueri, io col P. Bernardino da Tauera, et il P. Protasio da Brescia trouassimo Christiani hauere solo il nome di Re et Regno, sosistendo il suo dominio in un'Isola de tre migla in circa di circuito quale farà da due mill'anime pocho più, ce sarano con homini, donne, fanciulli, schiaui; situata nel fiume detto da Portugesi il Bello lontano dal mare cinque giornate, nell'altura di sette gradi dalla parte del Polo Artico; di maniera ch'un solo Sacerdote è bastantissimo per tutto questo popolo; quale ancorchè sij più di ducent'anni Catolico, niente di meno uiui quasi tutto come gentile, usando quasi tutto la Circoncisione et anchorchè gl'habbia mostrato et prouato essere prohibita la Circoncisione a Catolici, et contraria alla nostra Santa Fede non potendo noi seruire a due Signori et habbia efficacemente pregato il Ré, et suoi Grandi, cosi in publico come in priuato per più uolte il fare un Decreto rigoroso contro a quelli che gli suoi figli circoncidano, et assolutamente prohibirla, sin ad hora in quatro Mesi, non hò potuto per anche ottenere, non hauendo il braccio secolare, che mi fauorisca. Ne tampocho ho potuto col P. Compagno indurli à battezare gl'Adulti, pretendendo si battizano senza uerun Catechismo, adducendo essere tale il lor costume cosa che mai li concederemo saluo en caso extremo. Non essendoui poi qui battesimi, confessioni ne Matrimonij; intanto che in quatro Mesi, né un solo matrimonio sè fatto et a pure clamori et esortazioni si son fatti da sessanta battesimi, et udite da quindici confessioni in circa; et nel spatio di detto tempo, sarà stato il maggior numero della gente nelle feste più solenne, che hassista alla Santa Messa, dà cinquanta persone in circa: di modo che dà tutto ciò ne siegue, essere noi, et seruire più de Capellani per questo Re, co suoi pochi Grandi, che per Missionarij Apostolici.

Eminentissimi Signori io tengo per certo, che saremo constretti l'abbandonare questa Missione, quando non haueremo altro impiego di quello che fin hora habbiamo hauuto, come l'abbandonò il P. Angelo Maria Corso (che sij nel Cielo) col suo Compagno, doppo de quali, mai più ui sono stati Capuccini, se non Preti, non di continuo, se non di quando, in quando, non ui uolendo uenire per esser la pouertà del Luogo grandissima sendo solo il suo sostento una radice d'erba, per nome Niame, et fruti detti, Banane, et Nicefi (?) non essendoui legume alcuno. Ma quello più ch'obligarà a lasciarla sarà per non esserui Comercio d'Imbarcatione di nessuna sorte di Natione (fuori che la Portugesa); et questi rarissime uolte ui uengono; in tanto che quando qui giongessimo erano due anni compiuti che non ui era stata Imbarcatione Portugesa come l'EE.VV. uedranno dalla qui inclusa fedegiurata, a fine che restino piu certe della mar uerità. Pertanto se l'Imbarcationi Portugese non ci ueranno ad'ogn'anno, a portarci uino, farina, per l'Ostie, cera et altre cose per seruigio della Chiesa (come cì è moltissima appalencia, che non ci uengono) certamente non potremo mantenere questa missione; et cosi con la beneditione dell'EE.VV. Se ne tornaremo a S. Thomè.

Por ultimo auuiso l'EE.VV., come il P. Bernardino da Tauera della Prouincia di Corsica, Predicatore, doppo quatro Mesi, che qui ha assistito, senza uenire alla Missione per infirmità, è stato obligato tornarsene con la medesima Inbarcatione, che que c'ha portati, a S. Thomè, a cagione d'una Postema, che mancanza di medicamenti, se gliè fatta Fistola la quale li rende molto difficultoso il caminare et regersi in piedi; et credo che perciò sarà obligato tornarsene in Italia, per non potere seruire la Missione, come sin hora non ha potuto per questa sua indisposizione, non tanto della Fistola, quanto per una flussion cadutali dalla parte sinistra (a modo di goccia); anche per non esserui in S. Thomè, ne Medici, ne Cirugiani: per tanto se questo Sacerdote non haueua quest'occasione, era necessario che qui se ne stesse all'abbandono d'agiuti; cosi pure succederà all'altri, uenendoli semeglianti infirmità.

Hò procurato d'andare al Regno del Benino, ma non hanno uuoluto portare: et quando ui fossi andato il Demonio ha trouato mezzo tale per impossibilitare la Conuerzione di quel Regno, et è ch'è Legge inuiolabile de suoi Rè a non parlare mai da soli, a soli con l'Europei, et quando il Rè si lascia uedere, lo fa di passaggio, lontano dal Europeo un tiro d'Archibugio; Il Regno d'Arda, non u'è ch'isperare cosa alcuna. Il Principe di Calabar (che ancor è meno il suo dominio di questo d'Ouueri) è gentile, ne mai haueua richiesto d'esser Catolico persino al tempo che partissimo da S. Thomè (che fu alli sedici d'Agosto dell'anno passato) come con altra mia ho auisato l'EE.VV. Questò è quanto glie posso dare notitia nella pura et sincera uerità, come per bontà, et misericordia diuina hò sempre fatto et farò.

Terminandosi il mio Decreto di S. Thomè l'anno futuro; sono à supplicare humilissimamente l'EE.VV. hauere la bontà di concedermi licenza di passarmene alla Missione di Congo, et Angola, non dandomi l'animo di fare più tante Nauigationi, cosi pericolose, per essere già nell'età auanzata di cinquantasei anni. É pero uero che con questa mia suplica non intendo affastarmi un punto dagl'oracoli dell'EE.VV. la cui porpora humilmente et riuerentemente bacio, con restare Dell'EE.VV. Humilissimo et Ubbedientissimo Suddito et Seruo, Fr. Giuseppe Maria da Busseto Capuccino Missionario et Vice Prefetto.

Ouueri alli 12 di Gennaio 1692.


20-1-1692 Giuseppe Maria da Busseto — ASC, Scritture riferite, v. 2, f. 538

Dalla lett[er]a che scriuo alla Sac. Congreg.ne De Propaganda (con tutta sincerità et uerità come Iddio bened.o le farà paleso a suo tempo) potrà V.S. Ill.ma et Rev.ma claramente conoscere la pochissima firmezza, ch'tiene questa Missione d'Ouuari, et molto più il capo ch'è S. Thome, col mancare li Regni d'Arda, Benino et Oueri cadente già. Per il che mi persuado, ch'per non fare spese superflue, et non perdere li soggetti senza fruto si determinerà prontamente, d'unire S. Thome con la missione di Congo et Angola, la Sac. Congreg.e Ill.mo Reu.mo Sig.e io non ho lasciato di fare quelle parti perch'si stabilisca questa missione ma Iddio pare ch' non la uoglia, ch'per fare la di lui sac. uoluntà et incontrare quella della Sac. Congreg.ne et li gusti di V.S. Ill.a et Rev.ma ueni a questa missione. Dio ne sij sempre lodato, et glorificato.

Ill.mo et Rev.mo Sig.e, confidato nella di lei bontà, generosità e grandissima liberalità che da di Lei receuetti dai natali per eredità, supplico humilm.te V.S. Ill.ma hauere la bontà d'ottenermi dalla Sac. Congreg.e ch'si conpiaccia mandarmi ch'possa passare alla missione di Congo et Angola come gli chiego humil[men]te et spero di ottenerne la gratia, mediante l'efficaciss.ma protectione di V.S. Ill.ma dalle di cui mani escano in abbondantia le gratie. E mentre reuerentemente Li bacio li sac. vest. resto per sempre humilissimo seruo et sud[dit]o, Fr. Giuseppe M.a de Busseto, Miss. Capuccino et Vice Pref.o.

Ouueri alli 20 di Gen.o il 92.

Noi infrascritti affirmiamo con giuramento In Verbo Sacerdotis essere la pura et mera uerità, ch'quando qui gionsessimo (ch'fò alli dodeci dell'anno passato) erano due anni compiuti ch'qui non ci erano uenute Imbarche Portugese n'altre tampoche. Ouueri alli 20 di Gen. 1692.

Fr. Giuseppe Maria da Busseto Capuc.no Miss. et Vice Pref.o.
Fra Bernardino da Travera Capuccino e Miss. indegno affirmo come sopra.
Fra Protasio da Brescia affirmo ut supra.


29-3-1692 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 2, f. 553rv

... Hauendo io scritto per la flota passata quello che occorreua nella missione e missionari, non replico piu. Adesso deuo notitiarla, che mentre si sono compiacuti rimeterlo a mia ele[c]tione, some sopra: io ho determinato non andare in Angola: ma bensi il P. Giosepe Maria de Bosseto come viene nominato; a chi sarà di grande consolatione per quello che sanno le loro EE. e lui sempre sospira Angola, et non hauerà altro che dire: haec requies mea in saeculum saeculi! Che ne viuano mill'anni le loro EE. di tanta consolatione! Adesso gli sarà facile mandare qui nouo Prefeto, che già il mio decreto he spirante, e per bene di questa missione mi traterrò ancor forse dui anni visitando questa (non senza grauissimi perigli della vita) costa e vedere li Regi, e Regni che mi fanno instanza di andarui, cioè il Rè di Calabar, il Rè di Acharaà, il Rè di Pharauú, il Rè dos Poppoós, e di Judahá. Che come questi Ethiopi sono mutabili, voglio vederli, et sperimentarli; aciò mi possa gouernare nell'mandarui missionari, e darne raguaglio alle loro EE. per il suo gouerno. Il Rè di Calabar mi ha scritto per un capitano di nauio. Il Rè di Pharahu mi ha mandato un suo bastone, et il Rè dos Poppoós m'ha mandato una certa sportella curiosamente tessuta di palma per non sapere scriuere in segno, che mi desiderano, e che m'hanno a dare ogni cosa di casa, et abbraciare la dotrina che gli predicoro! Per il che ho scritto ad Angola con ogni premura, che venghino qui dui PP. miss.ri quali spero di giorno in giorno: e venuti che siano, gli lascierò in quest'hospitio, et io andarò con il P. Bona.ra da Brescia a detti Regni.

Ho scritto parimente con premura al P. Giosepe M.a da Bosseto, per via de Calabar, che sene venga speditamente come meglio potrà con naui olandesi o Inglez, che sempre la vanno, e m'hanno tornate le lettere adietro, perche no'sono potute passare. Non sò se sia viuo, o morto, perche la barca, che gli portò non he ancor tornata, e si spera di giorno in giorno; che solamente tre mesi di tempo diedero al capitano li sig.ri dell nauio: ma li negotij di Benij, et Hoere vogliono molti mesi a diferenza di tutti altri luoghi di questa costa di Ghinea, che fanno dammi e piglia: pero in Benij, è costume dare le robbe mercantili a credito per sei mesi, e pure con esser gentili sono fedeli, e puntuali più che gli catholici di queste parti. E cosi non sò come farli a detto Pre. farli penetrare la lettera: che qui per adesso non ci he apertura di nauij, sino verso luglia o Agosto, ma farò il possibile, e venendo passara per Angola, al meno per via del Brasile alla Bahia, che non ci mancano imbarcationi di qua alla Bahia, e da Bahia ad Angola. Lui volse andare ad Hoere, come in altra mia scrissi, et a tutti ho consolato secondo la loro inclinatione...


24-5-1692 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 2, f. 585-6

...Del P. Giosepe M.a da Bosseto, non posso scriuerli cosa di certo, perche non sò di lui, e de compagni cosa alcuna: che la barca ch'li portò ad Hoere e Benij, non he ancor tornata, perche quelli negotij sono molto dilatati: quali consistono in schiaui, auolio, e panni diuersi fatti di bambace: e non si trouano fatti, ma pigliano la robba a credito, e con la stessa robba fanno fare li panni in tempo di 5 o 6 mesi, nell'Regno di Benij et altri Regni piu dentro di terra trecento mille, e più, e fedelm.te (quantunque gentili, e sconosciuti) portano li panni al capitano della barca: e per questo tardano le imbarcationi a fare ritorno da Benij et Hoere: non e cosi ad altri Regni: ma dammi e piglia.

Adesso si prepara una imbarcatione per detti luoghi con la quale seruirò con ogni premura, che sene venghi detto P[ad]re et agli altri mandaro alcun sussidio, che Iddio ci prouedera. Subbito che riceuei il decreto scrissi a detto P. Bosseto, e compagni, che detto P. sene venisse per altri porti speditamente; e mandando la lettera al Re di Calabar, me la ritorno adietro; perche non può dal suo Regno senza pericolo per le guerre che vi sono con la natione Ihoo, passare ad Hoere, che si dette lettere fossero passate, adesso seria qui gionto partendosi di là per altri porti della costa, con nauij Ingrese, o Olandese, che sempre vi vanno dalla costa de Mina. E da detta costa per qua, ci sono pure sempre imbarcationi Portuguese e Ingrese. ...

S'hauessi hauuto frati di lasciare in questo hospitio, seria passato alli Regni di Calabar, che m'ha scritto, di Farahú, que m'ha mandato il suo bastone di auolio per non poter scriuere, chiedendomi che vada da lui, di os Poospoos grande, de Alcharaá e Iudaá che anco m'hanno mandato un p[ate]nte. Per ciò ho richiesto dui padri miss.ri da Angola, e per ancor non son venuti con li p[ri]mi frati, che mi uerranno penso esseguir detto viaggio per deti Regni, che [intendo] prollungare più d'anno; non hauendo ordine incontrari...

Penso mandar co'questa la coppia delle lettere del Rey de Farhu, e del Re de Calabar. Iddio benedetto allumi, et indirizzi le cose à sua maggior gloria; che se questi Regni pigliano la fede he gran gloria de Iddio, che sono dilatati maxime di Calabar, doue io mi traterro algun tempo venendomi arbitraria la sopra detta patente, o decreto che spero: Me creda V.E. che non mi mancha buona voluntà, et conoscimento de Iddio, amore, et timore: che mi farà ellegere, il più conueniente, tenendo nelle mani detto decreto...


22-8-1692 King Domingos II of Warri to Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 2, f. 38; Salvadorini, 290-1

Coppia della lettera che il Re de Hoere scrisse al Prefeto Fr. Francesco de Monteleão por o P. Protasio da Brescia. Il sopra scritto diceua: Al M[ol]to R.P. Prefeito fray Fran[cesc]o de Monteleam, g[ratia] de Deoz, Ray de Hoere.

{Dentro a carta} Sr. P. Prefeito. Una di V.P. riceuei escrito en 15 d'Agosto dell'anno passato, et con quella gli Reuerendi P[ad]ri Missionarij con infinito gosto mio, et de miei fidalghi, dando molte gratie a Iddio per il bene, et cuidato con che mi soccorria per mezzo di V.P. tan grande seruo de Iddio. Ma come non ha in questa vita gosto perfeto, uolse la mia disgratia, et de miei vassalli, che nel meglio mi mancasse questo che haueua coll'assistenza di questi Reu[eren]di Padri, delli quali feci sempre stimatione douuta assistendogli conforme alla limitazione della terra come sa V.P. Bem sei che non saria molto alla satisfazione di loro, et conforme meritano: ad ogni modo ha da sapere V.P. che stanno le cose in tal estato, che tutto si patisce un poco; perchè il Jóo m'impedisce d'andare in Benij, e non coltiuare li miei vasalli li suoi poderi he grande detrimento. E come sopra dico a V.P. che non ciè in questa vita gosto perfeto, volse la mia poca fortuna che lo sperimentasse adesso nella falta di questi duoi Religiosi serui d'Iddio, il P. fra Gioseppe Maria, et il P. fra Bernardino: la cui falta ho sentito, et iuntam[en]te sento adesso l'ausenza del P. Protasio per uedersi senza compagno; non valendo p[er] ora stornarlo del suo intento prieghi, nen persuasioni mie, et de miei fidalghi per persuaderlo, dicendogli che auisariami a V.P. io, et lui perche nella nella {sic} p[ri]ma occasione con maggior breuità mandasse compagno che l'aggiutasse: al che mi diede in riposta, voler andare personalm[en]te a cercarlo, che non voleua restar solo, per esser contra sua conscienza.

Et come in questo particolare, non ci sono altri mezzi che prieghi, et humiltà, di esse ho usato tutto quello che mi fù possibile, ma non fu Iddio seruita cholo conseguissi. Addesso con gli stessi chieggo a V.P. come mio Padre spirituale, padre di questa missione che non si scordi come tam buono pastore di queste sue pecore; che senza imbargo che tutti vanno sgarrate senza sentire li fischi del suo buon pastore, non per questo lui lasciò di cercare una de tutti sgarrata, lasciando le novanta noue. Bensei che queste lamentationi farà di noi il R.P.; però sanno tutti bene, et a V.P. he notorio la poca assistenza de Padre à tanti anni, e come mancarono gli operari per coltiuare questa vigna, he forza che stia tutta piena de maccie, et hauendo continuatione nel trauaglio di essa sempre darà alcun frutto. Il R.P. m'ha promesso di tornare sendo Dio seruito, et V.P. pare bem acertato, che possano con la fatica et trauaglio così del seruitio di Dio come del trato della Terra. L'Hospicio resta quasi finito, conforme alla nostra arquitetura, conforme à V.P. consta, et darò principio alla chiesa per il medello che il R.P. me dexou, e volerà Iddio tornallo a portare acciò che la ritroui fatta, et in quella lodare il stesso Sig[no]re lui g[uar]de a V.P. como deseja.

Oere, 22 de Agosto 1692 annos, figlio spirituale di V.P. Rey dom Domingos segundo.

Questa lettera sopra scritta riceuei io fra Fran[ces]co sopra nominato con la uenuta del P. Protasio alli ultimi di dicembre 1692 coll'arriuo del P. Protasio che uenne de Hoere et lhò coppiata in Idioma Italiano fedelmente ad pedem littere, de uerbo ad verbum de che ne facio fede indubitata, et per tale mi sotto scriuo, in S. Thomè di Ghinea 4 di Ap[ri]le 1693. Fr. Francesco da Monteleone, Cap[ucci]no miss[ionari]o Ap[ostoli]co Prefetto.


28-8-1692 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 2, f. 607

...Stò di giorno in giorno sperando il P. Giosepe Maria de Bosseto per andare ad Angola, et se giongerà trouerà pronta imbarcatione per Angola con un Fartana che partirà per li primi di 8bre, et restaremo in queste missioni 4: cioè, io, et il P. Bonauentura da Brescia qui, et il P. Bernardino da Tauera et P. Protasio da Brescia in Hoere. Il P. Giosepe da Venasca Piemontese ha produto l'effecto, che prometeuano li suoi portamenti, come feci notto a V.E. et ne diede saggio prima di partirsi da Italia, mentre senza nessuna raggione si partò dalla sua missione del Isola del Prencipe, da doue mi screue quel Gouernatore et camara, che aprodando in quel Porto una naue de Francesi corsari et ladroni del mare, si'imbarcò in quelle per andare all'Isola de Martinica Indie Occidentali, per doue detta naue si incamina per uendere le merci robate da diuerse imbarcationi, che in questa costa pigliò una naue de Castellani, o Spagnoli carica de pezze d'otto, et ammazzò tutta la gente; pigliò altra Olandese, altra Ingrese cariche di oro et molte merci et schiaui, et predò una fregata Portuguesa, che ueniua qui carica di uiueri et mercanzzie, et la fece dare nella costa perdendosi ogni cosa, et morrendo molta gente: doppo fatto ciò andò all'Isola del Prencipe per rinfrescarse, et senza più consideratione si messe in quella detto P. Giosepe di Venasca Piemontese, lasciando con tal partenza scandalizata quella Isola, com questa di S. Thomè che ciò sepere, che tendendolo tutti con molta stima, et hauendoli fatto un hospitio molto commodo, et pulito di 4 celle in un dormitorio suprano attacato ad una chiesa di S. Antonio miracoloso; li pianta così improuisamente e qualche he peggio. Se fe fare una fede da un giudice della camara, dicendo che in quell'Isola non ci sono le cose necessarie per la missione, et non ci sono necessarij missionari, perche tengono preueti naturali: la cui fede il giudice nõn uoleua fare, perche non era la uerità, nen conueniente: per il che detto Pre. Giosepe maltrato detto giudice iniuriandolo che era giudice fatto per soborno, che per farlo giudice auea datto una onza de oro, et altre parollacce, con che il giudice per non mettersi a contrasti con religioso gli fece a fede a uontade. Oltra ciò, fece che la camara, cioè il senato, si giuntassero in conseglio: et gionti, entrò lui et gli disse: io m'imbarco per andare a Lisbona a querellarmi del Gouernatore et de uoi altri: et senza dire più parolla, scortezemente li lasciò, et subbito s'imbarcò, restando tutti scandalizati delle sui azzioni. Lasciò però in detto hospizzio ogni cosa che io li diedi, et portò di qua per la missione senza portarsi cosa alcuna seco. Partò à 20 di luglio 1692...

... Non qui ci sono monasterij altro che il nostro hospitio, benchè uero che l'anno scorso arriuorno in questa Isola 4 Padri Agostini Scalzi, mandati dal Re di Portogallo, seruendo al Gouernatore, et al capitolo, que li mandaua insegnar morale, et altre lettere, et che gli somministrassero il tutto che sia necessario, a quali il capitolo et la comunità diedero la chiesa del hospitale con un quarto del hospitale con l'administratione di tutto lo spirituale di cappellaria, & doue stetero molti mesi con la scrittura fatta: et mostrando loro di pigliarsi più di quelle, chi gli dauano, et uolendo scacciar fuori la giurisditione del capitolo, s'ammuttinorno tutti, il capitolo et il popolo, e gli scaciorno fuori. Adesso stanno in una casa: hanno eletto più luoghi per altra chiesa fuori dell'habitato, et loro non l'ano voluta; stanno et stavanno mal questi, sena che facciano essercitio alcuno, ne ui ua nessun ragazzo per esser insegnato. Si uoleuano fare ritorno in Lisbona, et il Gouernatore gli ha tratenuti, hanno scritto al Rè, et a suoi superiori; aspettano risposta. Et tra tanto il loro P. Comissario passò le mesi passati ad Hoere et Benij, per fare alcun schiauo: che questa he la missione de Padri Portuguesi, per parenti o per altri loro monasterij, quando arriuano qui li miei compagni capucini, allo sbarcarsi tutto il popolo si scapa per riceuerli come il messia, lo jubilo l'acompagnano all'hospitio, con continue [-]te et regali: et quando detti Padri Agostini Scalzi gionsero, tutti si nascondeuano ecclesiastici, et secolari, nessun altro solo che io, et il mio compagno gli riceueuammo, non trouando doue allogiarsi. Lo stesso fecero a me la prima uolta che que arriuai, ma doppo si sono fatti: questo [me] he parso dire per sapere la stima che fanno di noi, et adesso maggior[mente] si sono confermati...

29-9-1692 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 2, f. 617

... Per non mancare al debito mio, La feci à sapere li giorni passati per altra mia come P. Giosepe de Venasca Piemontese abbandonò la sua missione dell'Isola del Prencipe doue fu destinato per petitione de questo R.do Capitolo se' vacante per la grande necessità di quello popolo: doue gli moratori [s]tauano in molte discordi et abbusi. Ma receuettero detto P. Giosepe come Angelo del cielo: et subbito trattorno di fargli hum ospitio ben commodo per 4 frati con ogni premura: et finito che fà, passandoui dui naui francese pirate, che diuerse naui predò, si messe in una di quelle che andaua all'Isola de Martinica, isola dell'Indie Occidentale. Prima di partire si fece fare una fede falsa de un giudice secolare il quale non volendola fare, fu de lui maltratato et ingiuriato, che non era bon giudice, che haueua dato una onza de oro per farlo giudice, che il giudice dice che la fece per importunità, per non hauer intendere con religioso. Sono di tal partenza restati scandalizati non solo in quell'isola ma più in questa che si partì senza licenza come apostata. Et dicendogli quelli secolari che non si potea partire, rispondea: che ui sapeua quello che faceua. Di più fece prima di partire giontare o congregare il senato, et gionto gli disse che si partiua per andare à Lisbona à querellarsi del senato, et del gouernatore. Senza più termini nen sodisfationi, vedano le loro EE. se ci sapiamo che se di ciò non fanno sentim[en]to che sia patenti alle missioni, ogni missionario volerà fare il simile: con dania di perdir il rispeto al Prefeto, non essendo obligati ubidire in cose regolari, à ragioncioli: del che (disse lui et altro) la Sacra Congretagione leua la anturila gl'he feto. Del che se vorebbe ed he necessario, una expressa dichiaratione, con pene regolari a che repugnasse l'ubidientia del Prefeto, et ciò restasse in memoria alle missioni.

Per causa del P. Angelo Franc.co Milanese Vice Prefeto de Angola, non ho conquistato a quest'hora dui Regni di Calabari et Benij. Queste continuamente mi fanno istanze che io uadi là, che subbito faranno quanto io uolerò di loro, che uogliono sapere chi he il uero Iddio, o Giesù Maria di Calabari o Sa[nta Ma]ria di S. Thome. Questo chiamano alli loro idoli: Giesu Maria in[...]ero non meno che gli Atheniensi con Paolo a Areopagos [..]. Mi duolo del sopra detto P. Vice Prefeto, che non mi ha voluto mandare dui missionarij per socorrer questa missione, sino à nuoue missioni, secondo l'ordine et facoltà di cotesti miei, EEmmi. Sg.ri di poterci soccorere un coll'altro...

26-3-1693 Francesco da Monteleone — S.O.C.G., vol. 517, 310b

Illustrissimo e Eminentissimo Signore Prefetto mio Eminentissimo

Puochi giorni sono che mi capita una carissima di V.S. Illustrissima con la data di 19 di Genaro 1692, nella quale accusa la riceuuta di diuerse mie lettere...

Mi soggiunge parimente V.S. Illustrissima che non deuo abbandonare questa missione de S. Thomé, douendo uenire in Lisbona il P. Giosepe Maria de Busseto, et che deuo deputare un vice Prefeto, quello che giudicheró piú spediente, non uolendo continuare quello que al p.nte si troua fatto dal P. Segt. sino ad altro ordine dell Sacra Cong.ne, alla quale deuo auisare la resolutione che haveró preso: il che facio con questa: et hè, non più né meno di quello che in altre mie ho scritto á V.S. illustrissima, et a cotesta Sacra Cong.ne l'anno scorso; quali lettere son certo che gli sono á quest hora capitate, doue uederanno che io no vado al Congo: ma spero anzziosamente fratti per portarme á Benij, doue quel Ré magestoso m'ha mandato á chiamare con parolle espressiue, che lui et tutto il suo regno stá al mio ordine (confirmet Deus quod operatus est.). Volo videre finem: il vice Prefeto del Congo he causa che sin adesso non sia andato. He de grandissima consequenzza la sua conuersione piú di quanti Ree sono in questa costa, et in questo mentre stauo attendendo l'ubidienza di potermi tranferire in Lisbona come in dette mie lettere ne ho scritto; e di nuouo confermo et ne insto, che la mia andata in Lisbona he necessarissima per tratare cose necessarissime per questa missione: tra quali huna (1) será che mandi ordine a questi officiali della facenda Reale, che arriuando qui li Padri missionari non essendoci altra propinqua imbarcatione per Benij, prendano à sua conta imbarcatione quale portarli, perché il dimorare qui molto tempo molti missionari che deuono andare alle loro missioni he causa di molti disturbi et inquietationi, come nel passato socesse; (2) mandi ordine di far fare fetorie de Portoguesi nelli regni che si piglia la missione come in Beni et Calabar et Banij; (3) di fare ritornare il contrato in questa citá di S. Thomé: senza il quale si vá ogni giorno distrugendosi. Et questo aclamano tutti, che più volte m'hanno detto, che mi uoleuano fare imbassiatore al Ré, se non era per priuarsi di me che per ogni altro non lo fará con la efficacia, et afecto, che io lo faró per bene di questa missione et si famata terra ma io qui non staró. Pertanto stimo necessaria la mia andata in Lisbona, per tratare con il Re di Portogallo e suoi consegli, quali hanno piena relatione di me, quantunque il P. Paolo di Verace; lascio di darle le lettere que questo senato et capitolo lo scriueua, come in altre mie scrissi à V.S. Illustrissima. E cotesta Sac. Cong.ne et il medemo P. Paolo mi scrisse l'anno passato che il Ré mandò expressamente à detto P. che scriuesse à Liuorno con molto racomando, e che facesse uenire più fratti delli passati tanto per San Thomé come per Angola, et anco dieci per il Maragnano; et questo dice lui à rispetto mio: Abrenuncio Sathanae et omnibus operibus eius et omnibus pompis eius.

...

Con questa do auiso alla Sacra Cong.ne et á V.S. illustrissima, quale prego si compiacia participarli questa lettera; et che questa missione stá cadente per mancanza de frati. Dall'isola del Prencipe si partij il P. Giosepe da Venasia Piemontese, come già gl'ho scritto: da Hoere se he partito il P. Protasio da Brescia, per esser morti il P. Bernatolino da Corsica et il P. Giosepe Maria de Busseto. Per la loro uechiaza, che per il medemo, io non uoleuo che vi andassero; ma loro diedero à compiere che non tanto per il seruitio d'Iddio, quanto per amore de belli panni che lha fano di paglia e di bambace vi andorno: mentre subbito arriuati (per le relationi di deto P. Protasio) si diedero al negotio de panni, comprandoli al prezzo delle cose che gli diedi per loro viuere et per rosarij et deuotioni: il che he disacredito grande, et impedimento al seruitio de Iddio, et de loro convuersioni, che non fanno diferenza da ministri Apostolici, à secolari negotianti: et per questo lasciano di mandare gratis il sostento mentre, mostrano di far negotio con robbe, et uni con negotianti, anco con admiratione, et disgusto de medemi Portoguesi, li quali hanno la boca apperta di parlare il male come il bene, et se in questo li missionari non vanno occulati, si perdera queste missioni. Et io me ne protesto, che la Sacra Cong.ne vi metta l'opportuno rimedio. Io manteneró qual che potró, et prohibiró che nessuno dia cosa alcuna per interesse de panni, et meglio non accettarli per nullo modo mentre si stá alla missione. Quando io andai ad Hoere et Benij, andai improuisamente senza sorte alcuna di prouisione altro che paramenti di Messa; et non me mancai cosa alcuna di viuere; nen gli acettai panno alcuno ne altra cosa, più che il vito quotidiano ben debbole et limitato, ne anche di ció volsi pigliare alla partenza di lá per qua e gli lasciai tremando de Iddio. Ben he vero che prima che io andassi ad Hoere, et adesso, quel Ree et fidalghi m'hanno mandati diuersi, che ne anco ho aperto il fangotto, e li tengo sino ad opportuna occasione per mandarli a V.S. Illustrissima che sono belli per ante porta nelle sac..?? et per cortine de letti; m'ha portato il P. Protasio li panni che fecero detti P. defonti, et penso di farne un fuoco, per essempio a gli altri, et per stimolo.

Il Ré de Hoere, dicono il P. Protasio et tutti, che feci ogni appressiua diligenza acció non partisse il P. Protasio, prostandosegli à piedi con tutti i fidalghi et faciendolo pregare per il capitano et gente dell nauio, et me ne scriui una lettera efficace la cui copia manderó in altra occasione. La communitá dell'isola del Prencipe et altri particolari mi scrivo del continuo, che gli mandi missionario, et pensa mandarli in breue il sodetto P. Protasio. Sino all'arriuo de altri missionaij: de quali ne pigliaro tre meco à Benij, o ver dui; et dui resteranno qui; per gli altri luoghi non so come fare. Mandai li mesi passati il mio compagno P. Bonauentura da Brescia à Calabar et Banij per vedere il luogo et sperimentar a gente: fu receuuto da uni et da altri con grandissimo gosto: et subbito tratorno di farli la casa, pregandolo de resgatte con loro, che voleuano lasciare le loro idolatrie et fare quanto lui comananda. Sene venne per non star solo, et dice che in Calabar non he luogo approposito per far hospicio perché he luogo di negotio, picciolo et intorniato de aqua: e le maggiori habitationi di terra ferma sono lontani di lá due giornate o meno ma l'habitatione de missionari et hospizio non si deue fare nel luogo del negotio, ma piú dentro di terra ferma, doue stá la habitatione grande et il Ré principale, come he Hoere et Benij grande, basta che loro volgiono abbraciar la Fede et lasciar le idolatrie Pero che nella entrata del fiume si potrá fare in una habitatione, o terra chiamata Pochoo??, ma che in Banij vi he bel sitio presso del mare: che tutti con quel Rel si offeriscono fare subbito la casa doue ci piacesse, et volendo partire il naue di ritorno per qua, andó il Ré con tutti i fidalgui a bordo per far restare con loro il P., mostrando sentimento che si partisse et non restasse, á che si leuan. torno quelli dell nauio, et non volsero lasciarlo partire. Ritornó in terra il deto Ré molto sentito, et stano sperando altri padre, il che racomano á V.S. Illustrissima, et cotesta Sacra Cong.ne hauer à cuore di mandar più missionarij, che questi 4 che mi acenna é molto poco refugio, et cominciare à metterli in camino et lasciarli, é lo stesso che nulla. Perció he necessario mandar sempre missionari abondantamente se puó esser ogni anno due o 4.

Concludendo dico, che stá in pronto di partire per Angola una barca per la quale scriuo, che non volendo perseuerare il vice-Prefetto nel suo officio, resta per vice-Prefeto il P. Luca Ciciliano, et nella sua ausenza restera il P. Vicenzo Maria de Firenze, ambidui padri bene meriti, et possono esser confirmati Prefeti quantunque il P. Vicenzo sera dificile d'accettarlo. Qui pure venendo gli fratti lasciaró vice-Prefeto quello che stirmaró di piú sodisfatione all'tutto: Finisco racomandandomi alla Sua Protetione sicura, a chi dal cieolo stamo?? ogni magior felicitá et grandezza, alli cui piedi mi prostro dall'isola di S. Thomé di Ghinea. 26 di Marzo 1693

Di V.S. Illustrissima e Reuerendissima Figlio obediente e indignissimo fra Francesco da Monteleone Capucino Prefeto.


4-4-1693 Francesco da Monteleone: Requests to P.F. — APF, Scritture riferite, v. 3, ff. 37-39[??].

Fra Francesco da Monteleone Capucino Predicatore et Prefeto della missione di S. Thome et costa di Ghinea suplica humilmente la Sacra Cong.ne adegnarsi benignamente di dichiare et concedere li seguenti punti necessarissimi in queste parti:

Primo. Se il priuilegio de missionari, cioè absoluandi et dispensandi in quibuscumque irregularitatibus exceptis illis quae ex bigamia etc. s'intendono dispensare gli irregolari per defectum natalium, cioè espuri, figli de sacerdoti, casati, et incesti, de quali sene trouano molti et di essi ordinati indebitamente.

2. Si suplica la Sacra Cong.ne à compiacersi concedere à missionari per buon respetti facultà speciale di dispensare et habilitare detti spuri à riceuere li sacri ordini et promouersi ad hauere et exercitare qualsiauoglia beneficio ecclesiastico, per la necessità de sacerdoti et mancanza de legitimi.

3. Si supplica la Sacra Con.ne et Sua Santità compiacersi benignamente concedere à missionari di poter dispensare quelli che restano ordinati in sacris doppo la morte del uescouo, perchè arriui l'anno della sua morte, nel cui tempo non può il capitolo se vacante conceder dimissorie secondo il Concilio di Thrento, et ciò con beneplacito dello stesso capitolo et sue dimissorie, per la necessità de sacerdoti.

4. Se sarà possibile mandar in queste parti la Bulla Innocentiana de uescoui, aciò li legesse et fosse di freno à molte simonie reali che si comettono negli ordini etc.

5. Si la Sacra Cong.ne ha dispensato li missionari nel uoto dell'ubidienza come alcuni malamente intendono, et se l'autoritata del prefeto sia limitata dalla stessa Sacra Cong.ne in cose giuste et regolari, che il suddito non sia obligato ubidire regolarmente, nè il prefeto può constringere con ubidienze et stilo della religione agli ribelli et temerari?

6. Si suplica un rimedio oportuno per sradicare l'abbuso gentilico che in queste parti usano gli officiali delle confraternità di fare cioè ramata nelle loro case otto et quindici giorni prima della feste: doue fanno festa no il giorno ma tutte le notti dalla stuessaria?? della sera sino alla mattina: doue concorrono moltitudine de neri huomini et donne, liberi et catiuati, giouani sfrenati, et il più donne disoneste publiche, che qui criole chiamano, che he lo stesso (riuerentemente parlando) putane le più sfacciate del mondo. Spendono tutte le notti sfrenatamente fornicando, ballando, imbeuidandosi, cioè imbriacandosi, con infinite offense de Iddio e peccati enormi. Fra questi li più principali, enormi et ribelli sono quelli della Confreria del Rosario, quali si stimano protettori delle sodette donne publique disoneste. Et quantunque il Prefeto di S. Thome ha zelato sempre stornandogli di notte, reprendendogli, et difacendosi con catene di ferro, et anche Iddio farne essemplare castigo, et di più nel tempo delle 40 hore di Settimana Santa prometer con giuramento di più non farlo, et farli confessare publicamente dalla loro boca in detto tempo nel sermone, che dette feste conoscono essere di molte ofense de Iddio, e loro sono causa di molti pecati et molti fornicationi che nelle loro case in detto tempo si comettono, et fanno delle loro case botegue de fornicatione publica, promettono di non farlo più. Eco tutto ciò altempo, che la festa si auicina fanno petitione al capitolo di darli licenza: gli concedono che faciano festa moderata, et sempre sono so stesso, smoderati sfrenati et scandalosi. Non he ignoranza, ma malignità per ogni parte. Li stessi canonici et gli ragazzi che apena tengono uso di ragione confessono et dicono che in S. Thome non si danno balli senza sporchitie di pecati, et pure dicono che concedono di ballare et non concedono il pecato. Sono li balli non come in Italia e altre parti, ma huomini et donne tutti attacati et sposti come pesce in barrile, et alle uolte ua uno in mezzo mascarato tocando alle donne le parti uergognose, quale al più gli tengono nude, perche solo cincono un panno, lasciando aperta la parte d'inanzi. Così cominciano la notte, et così la finiscono. Molto ci he da dire, ma non si può tutto. Il Prefeto di missionari ha sempre inuigilato et ha reinuitato con il zelo del honor de Iddio, rapprensioni, sermoni, penitenze horride giorno et notte, et anco lettere apostoliche al capitolo, quali sempre si sono mostrati rispettosi et riuerenti, perchè hanno uiste il puro zelo de Iddio. Ma la parentella con le sodette donne fà molto. Et quanto per rispetto del Prefeto si he tutto euitato, et si gode perfetta quiete, alla festa del Rosario che fanno di Agosto et Ottobre, torna ogni cosa à pullulare. Il rimedio sarebbe onninamente disfare detta Confreria del Rosario et mandare una scomunica all'Ordinario che lo concede et no lo prohibisce et aquelli che di notte fan festa nelle loro case o in chiesa.

Di ogni cosa sodetta si desidera lo graticsca, e ne priego humilmente à Monsig.re Ottimo Secretario di Propaganda di compiacirsi farne il procuratore, et ne facia petitione omni meliori modo, e li facia prouidere per seruitio et honor de Iddio. ?? felicità et gor: ??...

4-4-1693 Francesco da Monteleone: The death of Giuseppe Busseto — APF, Scritture riferite, v. 3, f. 39; Salvadorini 207

Faccio sapere come anche scrissi nell'acenata lettera di sopra che il P. Gioseppe Maria da Bosseto ja morse in Hoere il Mese de Agosto Passato circa un anno del suo arriuo in detto luogo, et il P. Bernardino de Tauera di Corsica morse nel Rio di Benij, il mese di maggio seguente al suo arriuo in Hoere, che fu alla Natiuità de la Santissima Madonna, da doue si partij per la stessa barca, che gli portò, per venirsene in S. Thome, et tornarsene in Italia, con buon negotio fatto de panni lauorati di paglia di quelli duriosi de detti Regni, il che lo spinse ad andarui senza merito d'ubidienza, che io non voleua, et Iddio non volse che gli godesse: onde essendo stato dui mesi (dice il P. Protasio da Brescia suo compagno) non più in Hoere senza essercitar un acto d'exercitio di missionario, ma comprando panni dal Rè et altri fidalghi a prezzo di tabbaco che gli diedi, et deuotioni, si partij, come sopra a terra di Benij, doue il Capitano del Nauio faceua il suo negozio con sua gente il che fatto si partirono per venir qui tre volte sino al mese di maggio, e tutte tre volte non poterono uscire al mare dalla bocca del rio, doue gli assaltarono dolori terribili di uiscere che ne morse con molti atti di contrizione et lagrime, che intennerij, et fece piangere à tutti del Nauio, doppo il che se ne tornaron ad Hoere, dimorandoui sino al mese di Settembre, che si partirono per qua; et essendo morto di Agosto il P. Giuseppe M.a a ancor sene venne il P. Protasio, restando affatto abbandonata quella missione; il Rè, et tutti i fidalghi, fecero ogni essata diligenza, che voleano, che restasse: et mene scrisse una lettera la cui coppia penso mandargli con questa...


16-5-1693 Francesco da Monteleone, reporting Lorenzo Pinto — S.O.C.G., vol. 517, 311b

... Certifico il Lorenzo Pinto, che andando al Reyno di Hoere à portare li Padri Missionarij, andai di là al Regno di Benij per fare il mio negotio, oue leuai al Rey di quel Reyno una lettera del R. P. fr. Francesco da Monteleone, Prefetto di questa missione dal'isola di San Thomé et una s[c]atoletta fissata, nella quale mandaua alcune curiositá, et remettendogliela, l'accettó il dito Re con molta stimatione, non pello che leuaua tanto, come per esser cosa mandata per lo R.do Prefetto, et mi mandò che gli intregassi une maniglie di auolio lauorato, che tra loro he cosa di stimatione: allo che io risposi che detto S.r Prefetto non cercaua donatiui del Ré nen che li dassi tutto il suo Reyno, che quello che cercaua era l'anima di lui et di tutti quelli del suo Regno, per leuarli à Dio, et insegnarli il camino diritto della sua saluatione. Et m'esplicai con gli fidalgui in questo particolare, il meglio che mi fú possibile, ació fossi inteso di loro, la quale raggione mandorono subbito al dito Re, per gli stessi ambassiatorij; che vennero à portare le dette maniglie e l'imbassiata di rengratiamento: fare presente al dito Ré et di piú fidalgui grandi di sua corte. Et mandó in risposta alli detti fidalgui che auea inteso quello che il R. P. voleaua, et che stauano sperando per lui, ació il Ré lo veda et parli cara á cara dico faccia á faccia con lui, che perció li daua tempo di cinque mesi, dalla mia arriuata in San Thomé, et gli daria casa nella sua corte doue estasse: et esseguiria tutto quello che gli dicesse, la cui risposta fú data in presenza degli auditori, quali sono fidalgui di meno qualitá, et gli ha posto il deto Ré in quella parte, doue gli bianchi vanno à fare il suo negotio, et quello che questi fanno hé lo so[=stesso] che fosse lo stesso Ré, per quanto tutto quello che il deto Ré vuole delli bianchi, mani[ma non??] parlare con loro et tam bene gli tieni là, perché gli bianchi non riceuano agrauio, et se questi?? fanno alcun disacato?? o aun sentono farli á bianchi, il Ré gli castiga seueramente. E cosí il deto Ré nella loro presenza mandò questa risposta, et per esser creduta dal R. P. Prefeto, a[l??] che mandai chiamare la mia gente del nauio, a ció fossero testimonij di questo caso, et q[uest]i esser presenti á dita imbassiata: et uenendo tutti sentirono ogni cosa sodetta, dello che passai q.. et a.. certificatione scritta, et fermata di mia propria mano, certificando parimente con quello che [stá??] sotto scritti, quali stetero presenti al tutto il sodeto; et cosí lo giuramo tutti per lo giuramento de gli santi Euangeli, passar tutto in veritá senza alteratione nen fingimento. Data in San Thomé a di 28 di Marzo di 1693 Lorenzo Pinto Cappitano io scriuano, che fui con il sodeto capitano nel sodeto viagio Giouanni de Souza da Ponte Il contramestre Diego Fernandez Tristano il Piloto Roque vas?? Perera Antonio Rodriguez Manoel Fernando Afonso André Pinto Bernando de Silua Io fra Francesco da Monteleone Capuccino Prefeto Apostolico coppiai nel idioma italiana fedelmente, ad pedem littere, dal suo originale la sopra detta certificatione fatta dal sopra nominato capitano Lorenzo Pinto, et firmata de suoi marinarij come sopra. Del quale mi rimetto al sodetto originale che apresso di me conseruo. Per buon rispeto et per esser cosí la veritá lo certifico in uerbo sacerdotis, insieme con mio compagno, Pre. fr. Bonauentura da Brescia, Sacerdote Missionario Apostolico, come testimoniio ... et in testimonio della veritá ci sotto scriuamo in S. Thomé 16 di maggio 1693.

Fra Francesco da Monteleone Cap.no supradetto.
Io Frate Bonauentura da Brescia Capuccino Missionario Apostolico lo confermo ut supra.

Soggiongo dicendo che il sopradetto capitano in altro viaggio he stato in Benij grande nella cità doue viue il Rè, e la stima più grande di Lisbona, ben situata à mariglia con le piazze tutte dirette per ogni parte, et lunghe quanto può tirar l'occhio: palazzi grandi più di Lisbona, principalmente il palazzo del Rè, grande, adornato di pezze riquissime et colonne superbe: li fidalghi caminano à cauallo con quadrassa: cità richa mercantile et ogni casa posta in ordine, et mai si sente un furto, viuono sicuri senza porte nelle case. Et doue io sono stato in Oriboo et Mabboor, tengono una estera pendente nella porta. Gli artigiani stanno disposti per le loro piazze diuisi, et mi dice che in una piazza ad una parte et all'altra contò cento uinti orefici, che del continuo trauagliano, cioè botegue o case di orefici 126. Spero in Dio darne meglio relatione con la uista: et prego che Lui opperi con la sua gratia che il Rè si conuerta come di spera??, che serà un grande miraculo et u bene infinito d'anime: et basta una sua parolla per tutti abbraciare subbito la sua fede: che he grande imperatore, et nessuno Rè in tutta l'Affrica he teuto, riuerito et ubidito come il Rè di Benij, ma senza operari non si coltiva uigna. Frati voglio etc.

Fra... [Cappuc]cino.

Soggiongo che questa lettera fu fatta come sopra, doueua andare per un Olandese, et mi fu tornata; partirà adesso per altro Olandese, e l'ho aperta per mettergli il foglio incluso con la imbasciate del Rè di Benij, et sei petitioni che facio à cotesta Sacra Cong.ne et à V.S. ottima, quanto humilmente prego mi sia propitia, et mi fauorisca con le gratie che spero nell sua innata bontà.

Preuedo à V.S. Ottima che il P. Giusepe da Verazza, che auctoritate propria si parti dalla sua missione, viene contro di me armato per annihilarmi, come lo scrisse doppo partito alli miei compagni, et tra gli suoi scritti che lasciò nella sua cassia, ho trovato un passo di lettera che scriueuya à Roma, dicendo cose che io mi scurdisco della sua malignità e falsità, conuertendo la leriaca in ueleno, il bono in malo, la uerità in falsità, il dolce in amaro. Ue qui dicitis malum boum et bonum malum. L'ho posto ogni cosa nelli piedi et piague di Giesù Christo, nelle quali ho ritrouato sempre consolatione; et lui hauerà la paga che merita. Et prego Iddio che non sia schiuato da tutti et non salti la religione come la missione. Mi racomando doppo de Iddio al sicuro patrocinio di V.S. Ottima, quale il cielo feliciti sempre, alli cui piedi prostrato bacio mille uolte l'orla de sacri uesti, mi faci uenire in Lisbona, o in Italia, aciò non diuenti qua una Suor Christina, come detto P. Giosepe scrisse nel sopra detto pezzo di lettera, nel quale contengono le parolle seguenti: "ne di consolare afflitti, nen di pacificare discordi, ne di unire casati, ne di nessuna opera di misericordia, ma ben si di distillare aque, fare cordiali, seroti unguenti, et componere medicine solo per li potenti et più richi, che nemeno i suoi più cari si confessano da lui, a tal che nemo penitus confessa in San Thome. L'ingannare la gente, fare di hipocrita, sospirare per le strade, di farsi timar per santo, d'acreditarsi profeta, di fingersi debole assediato d'ogni parte di dolori et tutta sorte di malatia, et simulatione, predicare heresie, seminare false dotrine, usuparsi l'autorità papale, fare tesoro anche delle cose comestibili. Non si marauilgi V.P.R. perchè non si può descriuere le qualità, conditioni et ationi di questo P. Prefetto, et in uerità he cento uolte più che non scriuo: protestandogli che se non lo fanno uenire in Italia, uenirà una altra Suor Christina con nostro disonore et discredito, che Dio non permeta, che il diauolo non solo parti in corpo et in anima, perchè si mai si uerificò quel uerso del salmo: Homo cum in honore esset non intellexit, comparatus est jumentis insipientibus, et similis factus est illis. Dio dia lume alla P.S.R. per conoscere la uerità, per rimedio de disordini che posino soccorrere, e forza et spirito, per il suo ministerio mentre le desidero ogni bene. Gli priego dal cielo l'assistenza et lo preghi per me, che le facio humilmente riuerenza dal Isola del Prencipe." Qui finiscono le parolle del P. Giosepe da Uenazea, ma danno relatione à molto più che ne antecedeuano: mentre mostra esser l'ultima quarteta del foglio di carta: à Iddio he ben patente, et la mostrarà il giorno del giuditio, doue sera essaminata. Et non mi arrossisco di scriuer La sendo tanto contro di me: che pure può esser che lui sia illuminato di conoscere la uerità meglio che io conosco et gli altri. Iddio lo farà patente, al quale offerisco il tutto di nuouo et resto

de V.S. Ottima e Rma.
Isola de S. Thome                        Come sempre figlio ubid.e
17 di maggio 1693                              Fra Francisco Cap.no


16-5-1693 Bonaventura da Brescia — The same page as the preceding.

Io Frate Bonauentura da Brescia Cappucino Missionario Apostolico, io confermo ut supra.

Soggiongo dicendo che il sopradetto capitano in altro viaggio he stato in Benij grande nella citá doue viue il Ré, e la stima piú grande di Lisbona, ben situata à mariglia con le piazze tutte diritte per ogni parte, et lungue quanto puó tirar l'occhio: palazzi grandi piú di Lisbona, principalmente il palazzo del Ré, grande adornato di pezze riquissime et colonne soperbe: li fidalghi caminano à cauallo con quadrapa: citá richa mercanti[le], et ogni cosa passa in ordine, et mai si sente un furto, viuono sicuri senza porte nelle case, et doue io sono sato in Oriboo, et Mabboor, tengono una estera pendente nella porta. Gli artigiani stanno disposti per le loro piazze diuisi; et mi dice che in una piazza ad una parte et all'altra contó cento uinti orefici, che del continuo trauagliano, cioé botegue o case di orefici 126. Spero in Dio darne meglio relatione con la uista: et prego Iddio apperi con la sua gratia che il Ré si conuerta come dimostra, che serà un grande miraculo et un bene infinito d'anime: et basta una sua parolla per tutti abbraciare subbito la santa fede: che he grande imperatore, et nessuno Ré in tutta l'Africa he tenuto, riuerito et ubidito come il Ré di Benij, ma senza operarij non si coltiua vigna. Frati voglio etc.

Fra ... [Cappu]cino

Postscript to the same — Ibid., 312

Preuedo à V.S. Illustrissima che il P. Giosepe da Venasia, che auctoritate propria si parij dalla sua missione, viene contro di me armato per annihilarmi, come lo scrisse doppo partito alli miei compagni. Et tragli suoi scritti che lasció nella sua cassia, ho trouato un pezzo di lettera che scriueua à Roma: dicendo cose che io mi sturdisco della sua malignitá et falsitá: conuertendo la teriaca in veleno, il bono in malo, la veritá in falsitá, il dolce in amaro. Ve qui dicitis malum bonum, et bonum malum. L'ho posto ogni cosa nelli piedi et piague di Giesu Christo nelle quali ho ritrouato sempre consolatione; et lui hauerá la paga che merita: et prego Iddio che non sia schiuato da tutti, et non salti la religione come la missione. Mi racomando doppo de Iddio al sicuro patrocinio di V.S. Illustrissima, quale il cielo feliciti sempre, alli cui piedi prostrato bacio mille uolte l'orla de sacri uvesti: mi faci venire in Lisbona, o in Italia, ació non diuenti qua una suor christina, come detto P. Giosepe scrisse nel sopra detto pezzo di lettera...

De V.S. Ill.ma e R.ma
Isola de S. Thomé                       Como sempre figlio ubid.e
17 di Maggio 1693                               Fra Franc.co Cap.no


18-11-1693 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 3, ff. 80-81

... Si con questa flota presente non mi vengono frati, non posso più andare al Benini, et altro che ui andarà non farà nulla, perche solo della mia persona fà petitione: dico non andarò per le mie indispositioni: mentre m'a assallato dolor di pietra...


20-1-1694 Francesco da Monteleone — Appendix to previous letter

... Non vogliono venire in San Thome, doue mi conuiene stare solo: perche contro la mia voluntà mi he stato forzato mandare al P. Bonauentura da Brescia alla costa de Mina a Achatháa, che fà instanza quel Rè, et volgiono intregare un castello a Portughesi, et il P. Prostasio mi fa viua instanza et protesta che gli mandi un compagno...


26-3-1694 Francesco da Monteleone, summarized by P.F. — APF, Acta, v. 64, n. 27, ff. 57v - 58v; part in Salvadorini, 211-212

In fine trasmette copia d'una attestazione d'un tal Lorenzo Pinto capitano di naue, il quale dopo hauer portati li missionarij nel regno d'Ouerio, passò poi à rendere una lettera che il P. Pref.o scriueua al Rè di Benin, e la risposta e dispositione del med.o Rè d'abbracciare li PP., e dargli casa, et qñto occorre per il loro mantenimento.

Per relatione del med.o Capitano Benin grande doue risiede il Rè è maggiore di Lisbona, con le strade diritte per ogni parte e lunghe quanto tira un occhio. Li palazzi sono grandi e principalmente quello del Rè riccamente adornato e con colonne superbe. La città è parimente ricca e mercantile, gouernata con buon ordine senza che mai si senta un furto e uiuono così sicuri che non hanno porte alle case. Gl'artigiani stanno disposti in buon ordine nelle piazze e diuisi di modo che in una piazza trà una parte e l'altra si conta cento e uenti botteghe d'orefici che lauorano di continuo...


14-6-1694 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 3, ff. 105-106

... Fra Francesco da Monteleone Capucino humilissimo oratore di V.B. humilmente expone come dieci anni finiti per ondici si ritroua (dicono li missionarij exiliato) più solo, che acompagnato in questa missione di San Thome sotto il più rigoroso della zona torrida, che a tutti spauenta il nome! non ozzioso, ma faticando nella vigna de Giesu Christo al possibile. Ma per la tanta solitu[di]ne e paucità de compagni non ha potuto dilatare la fede come desidera, ne diuidersi per tanti Regni, quanti che he stato richiesto. E con hauer scritto continuamente et exclamato a V.B. et al Prefeto de Angola e Congo, et aquel vice Prefeto per mandarli missionari, de Angola ha riceuuto lettere fastidiose negatiue, et da Roma in tanti anni solamente ottenne uno che gionse qua à 25 de Aprile 1687, et questo morse a 29 di genaro 1690 {margin: trattando il suplicante del Regno d'Hoere: estando serrato lo ospitio al suo arriuo in S. Thome). Venero anco otto missionari a 13 de Genaro 1691, de' quali in pochi giorni ne morsero tre, con ramarico comune, quanto forano riceuuti come Angeli del cielo. Tre altri andorono al Regno de Hoere, uno al Isola del Prencipe, et altro restò in San Thome coll Prefeto, de quali, dui morsero in Hoere nel 1692, quello del Isola del Prencipe sene fugij alle Indie Occidentali con un corsario francese con la scommunica adosso, e ministrando sacramenti lasciando queste genti admirate della fuga, e leggierezza. L'uno che restò viuo in Hoere lascio lo hospizzio mezzo fatto, e sene venne in S. Thome prudentemente per non star solo. Ma per le tante lettere et instantie di quelli del Isola del Prencipe, che fecero l'ospizzio, lacrimandosi là, doue viue exlamando compagno: ma siamo tre in tutti, et acompagnando uno, l'altro restarà solo. Il Rè de Hoere anco esclama, e non haueria lasciato partire il sod.o P. se non con promessa che gli diede de ritornarui. Anche il Rè grande de Benij fece consiglio con tutti li suoi grandi, e mi mandò l'imbasciata, che andasse al suo Regno, che voleano abbraciare quanto sele predicasse, ma però, omne agens agit propter finem. Se il fine delle missioni he per dilatare la nostra santa fede, che serue pigliar missioni, et non mandar missionari? Io non ho fatto la missione di S. Thome, ma Iddio, e V.B. che serue pigliar un Regno la fede catholica, et in breue restar disamparato, et tornare à medeme idolatrie per falta di continuatione di opperarij? Melius enim erat illis non cognoscere viam justitiae, quam post agnitionem, retrorsum conuerti ab eo: qd illis traditum sancto mandato est (2 Petri 2.21)...

Il suplicante fu mandato in S. Thomè dall'ubienza del suo Prefetto de Angola à 20 del mese di giugno 1684. Et quantunque non trouaua casa de hospedarse nell suo arriuo, ha operato quello che Iddio ha voluto operare in lui come sia che instromento. Et he nottorio di tutti, e gliene manda una fede giurata di questo capitolo se' vacante, ma adesso già vescouo eletto, e non arriuato, non perche il suplicante pretenda attribuir à se cosa alcuna, ma per gloria de Iddio che solo opera, cuius est omnis sufficientia nostra, et anco per consolatione de V.B. e per mouerla à mettergli occhi à questa missione.

Se il suplicante forse morto in questi anni passati sarebbe disfatta questa missione alcerto, e gli dui missionarij, che ci stanno non ci sariano fermati, nen si parlaria della missione di San Thomè. Poiche si con tanto scriuere del suplicante e diligentiare missionarij tutti si negano, che cosa sarebbe stato, non hauendo di ciò fecesse? Anzi, bensi al contrario opporsi, gli anni sene passano, le forze mancano, la vita he breueue. Adesso il suplicante si ritroua acciacato con gotta, e spezzato con milli guai et indispositioni, quantunque d'animo inuincibile. Ne ha scritto largamente à V.B. e dice che stima difficile d'intraprendere e tollerare le fatiche che richiede passando adesso à sopradetti Regni. Ma se cosi acciacato come il suplicante si ritroua andasse à Benij grande, e quelli pigliassero la fede come si offeriscono, sarà poi possibile assisterli senza abbandonarli come al Regno de Oere et altri. Messis quidem multa, operari autem pauci.

In questa consideratione, che ha de fare il suplicante? Se il Prencipale che he S. Thome resta sprouisto? et resterà abbandonato? Che faranno gli altri Regni, che non pochi, ma molti frati operari richiedonon: se non impossiblile al meno sarà difficilissimo il promouerli, et non ci he speranza di altri operari fuor che Capuccini Italiani. Che sarebbe consolatione se altri socedessero, e se di questi ne vengano cosi puochi, e di essi puochi ne morono li megliori, come si potrà attendere à tanti: La risolatione prenderà il suplicante dall ordine che gli verrà de V.B. se si sarà compiaciuta rispondere à sue lettere già scritte, e dal parere de tutti li missionari che veranno, mentre spera nouo Prefeto, e la consolatione, che supplicò in altre sue lettere.

[Paragraph complaining of lack of help from Angola & Lisbon Capuchins]

Il suplicante humilmente suplica la bontà di V.B. si compiaccia benignamente concedere al prefeto de San Thome, che possa fare hum hospizzio nella sodetta Bahia, sogetto alla medema missione di S. Thome. Poiche in meno d'un mese si fa il viaggio de S. Thome à detta Bahia, che anche per questa costa di Ghinea e [lo..]so nauegare, e sono più l'imbarcationi che occorono per la Bahia che per costa da S. Thome, et più l'imbarcationi al doppio dalla Bahia alla costa, e non da S. Thome à[..].

...

Il suplicante ha scritto più lettere che ha finito il suo decreto, et spera la facoltà di passare à Lisboa. E perche non sa la risposta che si compiacerà mandare alle passate lettere, con questa si manifesta che si scriuerà dell'epichea credendo nella gratia de V.B. e con li primi missionari che giongeranno determinerà passagi alla Bahia, o mandare (se non viene nouo Prefeto che disporrà altro) dui frati per trattare di detto hospitio come sopra, presupponendo l'intentione et gratia di V.B....


15-8-1694 Francisco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 3, ff. 109-110

... E lo stesso fece il P. Dominico da Iaci Siciliano, que partendo da Bahia per Angola, et venendo qui per desgratia, mostrandoli il decreto, et più ordini replicati que la missione di S. Thome con quella di Angola si soueniscano vincendeuolemnte una con l'altra, de paramenti, missionarij & potendo li Prefetti communciare li priuilegij & non he stato verso di voler restare, allegando che il decreto lo manda ad Angola, e che si vuol presentare al suo Prefetto, anzi trataua di partirsi come fugito: il che io vedendo lo lasciai partire sodisfato, et non causar più scandalo del che fece il P. Giosepe da Venasca Piamontese fugendosene dal Isola del Prencipe. Con tutto ciò questi Sig.ri non restorno poco admirati del sod.o P. Dominico, magiormente che io mi trouaua solo, perche l'altro mio compagno P. Bonauentura da Brescia l'hauea mandato alla costa de Acharaa come pure ne scrissi a Roma...

Ill.mo Signore, suposto che questa missione sta in malo predicamento et dubbitando come sperimento, che li luoghi pigliati della costa, Oere, Benij, et altri che sono da pigliare non si possono cultiuare, et sarebbe maggior culpa ritornare alle loro idolatrie come scrisse S. Pietro Apostolo Epist. 2, cap. 2, n. 21, per tanto stò aspenttando li primi fratti, e secondo quelli che saranno, e l'ordine che portaranno. Non intendo estendermi più nella costa, prima di prender nella Bahia il sopra accennato hospitio: perilche prego la bontà di V.S. Ill.ma compiacersi mandarmi la risposta con premura a Lisboa à Monsignor Ill.mo Nuncio Apostolico, per replicate vie, aciò mi vengano per la flota della Bahia...


11-1-1695 P.F. summarizes Francesco da Monteleone — APF, Acta, vol. 65, f. 8, n. 16; cf. Ryder, Benin & the Europeans, 111

Il P. Fra.o da Monteleone Capuccino Pref.o delle missioni di S. Thomé supplica le E.VV. degnarsi di concedergli licenza d'edificare un ospizio in Bahia et un altro in Arda per commodo e sanità de missionarij che di qua si mandano, prendendosi lui cura di trouare elemosina sufficiente per la fabrica dessi.


20-8-1695 Francesco da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 3, ff. 133-134

[Gets permission to found a hospice in Bahia; this provokes altercation.]

... In questo mentre partecipa, che stà di partenza detto Prefeto con altri quatro missionarij per Bennin, et Houere senza risguardo alle sue graui indispositioni, euidente pericolo della via, e generale sentimento, e contraditione di tutta questa terra. Viua Dio, e la sua gloria, se io non lascio il corpo in Bennin faccio conto fare ritorno uerso la Quadragesima per esequire il sopracennato intento nella Bahia...

... Sono arriuati quattro missionarij delli cinque, che ueniuano, uno de quali morì in Mare, due sono arriuati all'Isola del Prencipe, e due in S. Thomè. Questi due sono liberi dalla morte, et infermità della terra, perche gl'ho fatto la cura preseruatiua come a gl'altri tre, che prima arriuorno, e uiuono con buona salute; stammo pure attendendo gl'altri missionarij che ci promettono inuiare, e possono uenire sicuri, perche ho certo, osseruando la mia ordinatione, nessuno ne morirà, il che non e poca amiratione di questi Portughesi e Paesani, e ne' lodano Iddio...


22-6-1696 Angelico da Pettineo — APF, Scritture riferite, v. 3, f. 142

Del mio cuore vengo con questa ad avisare le Ec. V. Ill. la gran perdida fatta in questa missione di S. Thomè qual è della falta del P. Pref. Le di lui fatiche l'erano molto ben note, e le dico, che questo succedeò nel mese di decembre 1695 in Hoerij. Con una grandissima infermità se ne pasò all'altra vita, per recevere il premio delle sue fatighe; munito con tutti li sacramenti della Chiesa. E per una sua fatta in Gottò sotto li iu di novembre 1695 me constituisce per V. Pref. di questa missione, et in visceribus Jesus Christi à piedi dell' E. V. Ill. prostrato humilmente le supplico a sgravarmi di questo peso quanto più presto potranno con provedere d'altro V. Pref. In tanto che verà il nuovo Prefetto, tanto me prometto dall'innata gentilezza dell'E.V. Ill.

... 22 di Giugno 1696.


22-6-1696 Angelico da Pettineo — APF, Scritture riferite, v. 3, ff. 137-138

Con altre due mie nel mese di giugno dirette all'Emss.i S.ri Cardinali de Propaganda, ho dato l'infausta nuoua della morte del n[ost]ro Pre. Fra.sco da Monteleone Pref.to di questa Missione; quali lettere, ho mandato sotto plico del M.R.P. Procuratore di Corte, e le ho inuiate, una per Olanda, l'altra per Lisbona, se siano capitate io non so la certeza, onde con quest'altra comodita per Olanda ho fatto la presente a V.S. Ill. per rapresentare alla S.C. quanto di sotto l'auiserò. E gauiso di V.S. Ill. gli dico, che quando si partì per benino et Ouueri il P. Pref.to, che fù per li 8 di 7bre del 1695 (contra ogni mio merito) mi lasciò Vice Pref.to di questo Hospitio di S. Thomè, et p[rim]a di passarsene al Sig.re, per riceuere il premio delle sue fatighe, stando in Gottò, terra di benino scrisse una carta del sequente tenore:

Gottò, 18 de 9bre 1695. Ritrouandomi in questo resgate de Gotto, terra di Benino, molto indisposto, et per adempire all'obligo del mio officio, ed all'ordine, et intentione della Sac. Cong.ne, succedendo la mia morte, adesso nomino, et constituisco per Vice pref.to della missione di S. Thome, et Regni di Arda, Benino, et Ouueri al R.P. Angelico Siciliano, che al presente gouerna in S. Thome, il quale essendo abssente, o impedito nel istesso modo, nomino, et constituisco per V.ce Pref.to al R.P. Fran.co da Norcia Pred.e Cap.no Miss.rio Aplco, il quale anco impedito, in terzo luoco nomino, et constituisco in Vic. Pref.o come sopra, il magiore Mis.rio ansiano, che si retrouerà nelli due hospitij di S. thome, ed Isola del prencipe, sino ad altro ordine della Sac. Cong.ne. E succedendo lui morire, podrà elegere altro V.ce Pref.o, secondo la pro.e del decreto della Sac. Cong.e con tutte le facoltà, priuilegij etc. Fatto in Gottò 18 di 9bre 1695.

Sotto scritto. Fr. Fran.co da Monteleone Cap.no Pref.to delle missioni di S. Thome, Arda, ed Ouueri. Sop.a scritto della lettera: Al M.R.P. Angelico Siciliano Pred.re. Cap.no e Vice Pref.to delli Capucini Italiani dal Pref.to, Fr. Fran.co da Monteleone. Anderà con il sugello della missione con la prima commodità.

... Inquanto al stato della missione, dico a V.S. Ill. che in Ouueri stà il Pr. Bonauentura da Brescia e P. Felice da Piagine, questi due sacerdoti semplici, il P. Felice, quando ritornò in quest'Isola di S. thome, il P. fr. Carlo da Cento staua con una infirmità mortale, se sia guarito o sia morto, non posso saperlo, non hauendo hauuto nessuna nuoua. Il Pre. Bonauentura mi scriua, che le mandasse un Pred.re. Io l'ho detto al P. Frn.co da Norsia, se poteua andarui, ed esso mi rispose che secondo la sua concienza, non poteua andarui, onde sono stato costretto a mandare l'ubb.za al Pre. Columbano da Bologna, quale si ritroua nell'Isola del Prencipe, se l'esequirà, io non sei, con altra commodità, le darò auiso del tutto. Nell'Isola del Prencipe si ritroua il Sup.re di quell'hospitio il P. Domenico d'Alcamo, con il P. Protasio Bexano e P. Columbano s.ad.o, benche il P. Protasio e P. Bonauentura da Brexa, dicono, che hanno terminato il tempo della loro missione, e che si volgiono ritornare in Italia. Qui in S. Thome stò io, con il P. Fra.co da Norsia, e P. Carlo da Cento, e con una summacca, che li 15 di questo mese anderà nel Regno di Arda, anderà il P. Fr. Carlo s.ad.to per vedere se si può in quel Regno fundare la missione, pedendo con grande instanza quel Rè, che se li mandassero religionsi, perche vuole esser cattolico. E per adempire p.o la voluntà di Dio, doppo l'intentione della Sac. Cong.ne, et il desiderio di questo Rè, ho destinato il s.ad.to P. Carlo, accioche s'informasse del tutto, e per destinarui altri religiosi (se ne saranno mandati dalla S.C., perche se si partono li due s.d.ti PP. non restamo più che sei, e se è morto il P. Felice, restaremo cinque.) secondo sarà la dispositione di quelli popoli. Nel Regno di Benino per adesso non si può fare nessun bene, stando quasi destrutto per le guerre che vi sono fra di loro Negri, essendo più di 7 anni, che si vadono destruendo l'uno con l'altro; se si farà la pace, non si trascurerà di usare le diligenze possibili per il seruitio di S.D.M. e salute di quelle pouere anime. Qui in S. Thome non si stà in otio, ma ciascheduno si adopera di fare il suo officio, secondo il talento che S.D.S. le ha donato. Questo è quanto posso auisare V.S. Illa per notificarlo alla Sac. Cong.ne.

(P.S.) He hauuto notitia, che un Miss.rio ha scritto (non sò se al M.R.P. Proc.re di Corte, o pure alla Sac. Cong.ne) per l'ubb.za di partirsi dalla missione. Il liberamente le dico il mio parere, che a questo tale in buona conscienza non se li può mandare detta ubb.za, stando detto Padre di buona salute; il che[?] però rimetto alla prudenza e conscienza di spetta. V.E. per l'amore di Dio humil.te supplico a V.S. Illa. di mandarci un buono infirmero, perche qui non vi sono ne medici, ne medicino.


c. 1697 P.F. comments on death of Fr. da Monteleone — APF, Scritture riferite, v. 3, f. 150-152

Monsignor Nuntio di Lisbona con sua lettera del 15 Gennaro pro[si.to] hà trasmesso all'EE. VV. la copia d'un foglio del P. Paolo da Varazze Capuccino Procuratore delle missioni d'Angola, S. Thomé e Congo, fatta di suo ordine per haver notitia dello stato di queste missioni.

In primo luogo (dice) esser passato à miglior vita il P. Francesco da Monteleone, Prefetto delle missioni di S. Thomé, et esser perciò necessario di prouedere quell'Isola d'un successore, che tra quei missionarij sia il più antico et imbeuuto delle massime e spirito del defonto. Fra gl'altri stima poter riuscire à proposito il P. Bonauentura da Brescia per esser uno de più uecci e sperimentati, essendosene seruito il P. Prefetto per disponere il Rè di Benino à riceuere la fede cattolica, et ultimamente l'haueua condotto seco nel medesimo regno, con altri due missionarij nuoui, doue tuttauia si ritroua col P. Felice da Pianino.

Ma perche potrebbe essere che essendo più il tempo del suo seruitio volesse ritornare in Italia il medesimo Pro[curato]re, stimato da Mr. Nuntio se gli scriua confidandolo a continuare la missione sino all'arriuo del nuouo prefetto, et in caso che egli non vuol accettare la prefettora, ouero già fosse partito, si potrebbe sostituire in suo luogo il P. Angelico da Pettineo, che già fu fatto Ve. Prefetto, ed esercita tutta la medesima carica.

In congiuntura poi della mia pedizione de nuoui missionarij il medesimo P. Prov. fa istanza che si spedisca anche un laico infermiere in mancanza di F. Paolo da Napoli che deue fermarsi nell'ospizio di Lisbona per hauer cura di cinque missionarij uenuti d'Angola, e d'altri cinque che s'aspettano di colà col ritorno delle flotte...


Note 1: Besides the letters presented in this section, there are others which are not directly relevant to the history of the Church in Nigeria, such as:
20-3-1683 King of Portugal, giving Francesco da Monteleone a passport for Africa. Bullarium Fratrum Ordinis Minorum, VII, p. 229.
3-4-1684 Bernardo Zuyzarte de Andrade, bishop of São Tomé, to Francesco da Monteleone. APF, SR, v. 1, f. 547.
2-8-1684 Francesco da Monteleone to P.F., from São Tomé, APF, SR, v. 1, f. 554.
12-1-1685 Bishop of São Tomé, allowing Capuchins to have a church and a convent in São Tomé. B.F.O.M., VII, p. 230; cf. also APF, Acta, v. 56, n. 14, f. 10v-11v.
20-5-1685 Franceso da Monteleone to P.F, from São Tomé. APF, SR, v. 1, f. 581.
27-4-1687 Michelangelo da Rivoli to P.F., from Lisbon, on four other Capuchins assigned to the vicariate of São Tomé. ASC, SR, v. 2, f. 46.
24-5-1687 Paolo da Varazze to P.F., from Lisbon, that of the four only Michelangelo da Rivoli could go to São Tomé. APF, SR, v. 2, f. 112.
22-8-1687 Paulo Francesco da Savoia to P.F. from São Tomé, on conditions of island. ASC, SR, v. 2, f. 116.
1-12-1687 Basilio da Varese & Antonio da Cremona to P.F.: missionaries waiting in Lisbon had to return to Italy. APF, SR, v. 2, f. 170.
8-12-1687 Nuncio in Portugal to P.F. on Portuguese obstruction. APF, SR, v. 2, f. 173.
30-12-1687 Same. APF, SR, v. 2, f. 218.
12-1-1688 P.F. on Portuguese obstruction. APF, Acta, v. 58, n. 10, f. 5.
2-2-1688 Nuntio in Portugal, ref. to prohibition by P.F. of ordination of bastards or mulattos. APF, SR, v. 2, f. 283.
4-5-1688 P.F. on same. APF, Acta, v. 58, n. 25, f. 111.
8-7-1688 Francesco da Monteleone to P.F., on trip to Angola and conditions in São Tomé. ASC, SR, v. 2, f. 204-5.
11-10-1688 Nuncio to Portugal: Because new bishop delayed going to São Tomé (after the former's death 18-2-1685), morals of clergy were imperiled. ASV, Nunziature di Portugallo.
6-12-1688 Nuncio in Portugal on Portuguese obstruction. APF, SR, v. 2, f. 218.
12-12-1688 Same. Nunziature di Portogallo, v. 44, f. 418.
28-2-1689 Nuncio in Portugal on Portuguese obstruction. ASV, Nunziature di Portogallo, v. 45, f. 87-88.
10-3-1689 Giuseppe Maria da Busseto, from Lisbon: didn't want transfer from Angola/Congo to São Tomé. APF, SR, v. 2, f. 234; for protests from Angola, see APF, SR, v. 2, ff. 135-6, 181-2, 224-7.
19-12-1690 Paolo da Varazze on same. APF, Acta, v. 61, n. 30, f. 41-42.
17-3-1693 Francesco da Monteleone to P.F., from São Tomé, complaining of Busseto. APF, Lettere riferite, v. 517, ff. 310-312.
26-3-1693 Paolo da Varazze to P.F., from Lisbon: death of Busseto. APF, SR, v. 3, f. 78.
Note 2: This is Matamba, whose queen was Nzinga.